Mattavelli Ing. Flavio
Ultime novità. L’articolo seguente è stato scritto prima
della definitiva definizione di Marginella (kl.?) visayae Mattavelli,
2021 nuova “specie sorella” di M. glabella & irrorata, valida dal 2021 tramite
descrizione cartacea sulla rivista MMM n° 113,
perciò potreste trovare qualche discrepanza. Si possono individuare, tra le varietà
“albine”, altre nuove “specie” del Marginella glabella & irrorata Complex,
precisamente, ipotizzate solo in Internet, 2 forse nuove “specie albine”: M. albida
& M. tizianica. Alla base delle possibili elucubrazioni sul Complex è indispensabile una Revisione morfologica di M.
glabella Linneo, 1758, articolo con mie nuove denominazioni
specifiche e nuova classificazione fenetica di alcuni morfi del suddetto Complex. Per una relativamente breve analisi di
confronto degli esemplari più piccoli e confondibili del Marginella glabella & irrorata Complex, nel 2021 ho scritto una panoramica settoriale
intitolata: 5 confondibili marginelle simil-glabella. Può essere interessante fare Un salto nei retini conchigliari “ghepardici”, nonché approfondire Marginella sebastiani
nelle sue varietà, articoli del 2022. |
Marginella (kl.?) visayae
Mattavelli, 2018 nuova presunta “specie” =
V.
Marginella pseudoglabella
lellae Mattavelli 2018 = Le, presumibile “varietà” di
L, ma provvisoriamente ritenuta “specie” = E.
Marginella irrorata pseudoirrorata Mattavelli 2017 = Iv, presunta “varietà” della specie I, ma
intendibile come “specie” =
T.
Premessa.
Indizi per il riconoscimento visuale di 3 morfi dubbi (V, E, T), in
scorporo delle note specie M. glabella, pseudosebastiani, pseudoglabella &
irrorata. L’articolo è una miscellanea di osservazioni, ma concluderà con
il riconoscimento di V nuova “specie”, solo in Internet nel 2018.
Verrà spesso usata una scrittura sintetica
costituita da sole lettere per indicare le specie e le loro varietà, mentre la
scrittura …X… indicherà gli ibridi (vedere nel dettaglio al prossimo capitolo).
Ho indicato tra virgolette i termini specie e varietà perché in realtà
potrebbero indicare categorie biologiche più ampie, comprendenti, oltre alle
effettive vere specie/varietà, anche veri klepton o
varietà di klepton ibridogenetiche,
o magari effettivi rari esemplari ibridi sterili.
Non sto qui ad approfondire le
distinzioni tra i concetti di varietà, specie e klepton ibridogenici
(e loro varietà), o meglio categorie di "specie" biologiche e loro
"sottospecie" geografiche e/o morfologiche, partendo dal concetto di varietà
specifica (o razza), intesa di rango sempre inferiore (cioè subspecifico) alla
“specie”.
Un morfo può divenire il morfo
specifico tipico della “specie” e/o della “sottospecie”: in tal caso altri
morfi simili ma diversi della stessa “specie” possono essere o varietà atipiche
o ibridi morfologici con “specie” diverse, ulteriormente suscettibili di essere
in realtà o veri ibridi o klepton.
E’ fuor di dubbio che Marginella glabella (Linneo,
1758/1767) sia una vera specie estremamente variabile, al pari della specie M. irrorata Menke,
1828, e che tali 2 specie siano ben distinte biologicamente, come risulta
dall’analisi delle parti molli, ma sono specie talora confondibili nelle
conchiglie, per via della loro simile morfologia.
Per di più
nel medesimo Complex del West Africa esistono altre
“specie” con loro confondibili: M. pseudosebastiani Mattavelli,
2001, M. pseudoglabella Mattavelli, 2018 e non solo.
Nel Marginella glabella Complex
ho qui individuato 3 diverse morfologie conchigliari
(in simbologia sintetica E, T & V), cercando di chiarificare una precedente
confusione di ambigue denominazioni degli stessi morfi, o forme morfologiche,
senza la pretesa di 3 definitive affermazioni scientifiche classificative
di nuove categorie specifiche o di loro varietà biologiche, purtroppo in
qualche caso ancora confondibili nella morfologia delle loro conchiglie.
La disomogeneità delle forme di
popolazioni animali adiacenti nella stessa zona non può essere presa sempre
come metro per separare le specie biologiche nella loro variabilità, talora si
tratta di semplici varietà di diverse popolazioni monospecifiche (razze), ma
talora anche poco diversificabili morfi possono significare vere e proprie
specie diverse e sorelle.
Nel presente articolo sarò in pratica (pseudo) “splitter”, nel senso di riferirmi a 3 morfi
dubbi come se fossero 3 probabili nuove
“specie” E, T, V, persino riferitamente a Marginella irrorata Menke,
1828, varietà pseudoirrorata Mattavelli, 2017, che qui verrà talora citata
come specie T = M. pseudoirrorata Mattavelli, 2018 (dopo aver visto
che la tendenza pratica dei collezionisti è di considerare, in teoria
erroneamente, le varietà significative come specie, es. vedere i siti Web di
Eddie Hardy e Bagni Liggia di Claudio Galli).
Per me “pseudoirrorata” continua ad essere in
realtà solo una “varietà” biologica = Iv, tuttavia è,
in pratica operativa, un’utile “specie” T, in realtà definita soltanto tramite
la morfologia.
Simbologia
di base per una mia scrittura sintetica.
Per le “specie” verrà usata la seguente simbologia, già adottata in
altre parti del mio sito Web, indicando inoltre con la scrittura ...X...
qualsiasi morfo ibrido
morfologico apparente. Tutti i casi ibridi verranno qui comunque intesi simmetrici, cioè AXB = BXA. In alcuni morfi è possibile
individuare delle ibridazioni apparenti di 2 “specie”, suscettibili di essere
anche o “veri ibridi” sterili, o “klepton” ibridogenici fertili. Invece i “veri ibridi" ed i “klepton” sono impossibili da individuare nella loro essenza
biologica, a partire dalla sola morfologia delle conchiglie. Pertanto devo
ammettere che le mie classificazioni potrebbero essere in qualche caso errate,
essendo basate solo sulla morfologia apparente.
Ho perlopiù
tralasciato Marginella aurantia (A) e lamarcki (K), desjardini (D) e pseudodesjardini (R), goodalli (O) e sebastiani (S), specie che pur farebbero parte
di un Complex allargato di M. glabella, ma sono rami relativamente
separabili, per uno studio più diretto degli altri rami qui di seguito citati,
più interconnessi tra loro. Ho
tralasciato inoltre per semplicità tutte le cosidette
forme “albine” e/o leucistiche, siano esse intese
come varietà mutanti oppure come ulteriori “specie” biologiche, da verificare a
parte.
Le varietà
sottospecifiche verranno indicate da una lettera minuscola posposta alla
lettera maiuscola indicante la specie (vedere avanti spiegazioni dettagliate).
Simbologia
delle specie di base già note e di seguito principalmente trattate:
G = Marginella glabella
Linneo 1758
P = Marginella (kl.?) pseudosebastiani Mattavelli 2001 = per qualcuno forse kl.
GXS, ma per me P è specie autonoma.
L = Marginella (kl?) pseudoglabella Mattavelli 2018 = forse kl. GXP? No; osservare che P non è
comune in Senegal; L vive solo in Senegal! Quindi L = forse GXS? O GXE? No; L =
specie autonoma!
I = Marginella irrorata Menke 1828
Future possibili nuove specie o klepton, categorie non ancora ben definite biologicamente,
cioè soltanto possibili “varietà” delle precedenti, “varietà” però qui trattate
come “specie”, in particolare V, che ritengo proprio nuova specie 2018, mai
prima descritta:
T = Marginella pseudoirrorata Mattavelli 2018, in realtà biologicamente = varietà Iv =
M. irrorata pseudoirrorata Mattavelli 2017. Vedere avanti il caso Iv
= It trattato al paragrafo Precisazioni. Vedere
inoltre la nota (*) dopo la Conclusione del presente articolo.
V = Marginella (kl.?) visayae Mattavelli 2018 (vedere avanti le Fig. 12, 13, 14, 19, qui così ridenominate,
diverse da GXI? Forse). Probabilmente V = vera nuova specie autonoma, descritta
in questo articolo per la prima volta!
E = Marginella lellae Mattavelli 2018, oppure varietà per la quale l’assegnazione
specifica è molto dubbia, tuttavia in realtà molto probabilmente E = varietà di
L. In tale caso considerare E = Le.
Il morfo “visayae” in consistenza numerica di esemplari a me noti supera abbondantemente il numero degli esemplari dei rari morfi “lellae” & “pseudoirrorata”, sebbene la rarità di tutte le conchiglie sia un concetto relativo al loro ambiente geografico ed ai metodi di raccolta e di mercato.
I precedenti simboli sintetici maiuscoli (non importa
qualora scritti in corsivo o in grassetto) verranno utilizzati anche nei diversi
significati delle corrispondenti stesse lettere minuscole, posizionate in
aggiunta binomiale, con significati diversi a seconda della posizione di
utilizzo dei simboli tra loro accoppiati.
Le lettere minuscole posposte alle maiuscole
già indicanti altre “specie” dovrebbero, ma talora non corrispondono sempre
all’esistenza delle stesse lettere in maiuscolo significanti le altre “specie”
preesistenti (v. avanti il caso Iv = It al paragrafo Precisazioni).
Per significare una “specie” verranno usate solo le maiuscole, es. maiuscolo V = “visayae”, oppure per significare una “varietà”, anche attribuibile ad una “specie” diversa da quella del simbolo già usato altrove, verranno usate solo le minuscole posposte, es. minuscolo v, nella scrittura Iv = M. irrorata varietà pseudoirrorata. Cioè, quando una forma individuata verrà attribuita come varietà di una categoria preesistente, l’assegnazione verrà sintetizzata in una lettera maiuscola per la categoria specifica, seguita da una minuscola per una varietà della stessa, varietà intesa sempre subspecifica, fino a prova biogenetica contraria. Altro esempio, l’esimia “lellae” potrebbe essere o una nuova eccellente “specie”, sintetizzabile in E, oppure una nuova “varietà”, sintetizzabile in “e”, varietà che però a sua volta potrebbe essere Ge oppure Le, oppure altro da precisare. I questi casi la lettera “e” sta ancora per il nome “lellae”, ma in sostanza significa soltanto una varietà “e” rispettivamente o della specie G, o di L, oppure una varietà di un ibrido da individuare.
Le forme tipiche di una specie verranno indicate raddoppiando lo
stesso simbolo specifico, es. Gg per M. glabella tipica, Vv
per M. visaya tipica, Ee per M. lellae tipica.
Precisazioni.
Le stesse lettere minuscole
potrebbero assumere diversi significati secondo l’unione alle maiuscole; in tal
caso il diverso significato verrà precisato quando necessario, es. Iv = varietà “pseudoirrorata” della specie I, è ben diversa da Vv = varietà tipica della presunta nuova specie “visayae” = V.
Se “pseudoirrorata”
fosse una forma nana di V (cosa che non credo che sia), non potrebbe chiamarsi Vv, ma dovrebbe avere una sigla con minuscola diversa,
poniamo Vn (n = nana). Del resto potrebbe anche
essere “pseudoirrorata”
= I X V, o proprio una vera “specie” T, o addirittura potrebbero esistere gli
ibridi T X I o T X V, tutto da dimostrare geneticamente.
Per evitare confusioni, qualora s’intenda “pseudoirrorata”
come una praticamente possibile (ma in realtà improbabile) nuova “specie”, essa
verrà indicata con T.
Osservo che, qualora invece si voglia, come
credo giusto biologicamente, simboleggiare la stessa soltanto come una varietà
di I, è stata adottata la simbologia Iv, dove v
significa genericamente una varietà di I, ma fors’anche
“pseudoirrorata”
potrebbe essere una possibile varietà di V (in tal caso sarà indispensabile
cambiare la minuscola riferita a V), oppure una “varietà” di I X V, T X I, T X
V, e non solo.
Gli eventuali casi logici T X I, T X V, T X
G, T X L, T X P, T X E non verranno considerati, in
quanto non li ritengo di probabile esistenza specifica biologica.
Col senno di poi, sarebbe stato meglio
scrivere It per indicare che una varietà di I
chiamata t (= “pseudoirrorata
“) è proprio corrispondente identicamente alla stessa “specie” T. Chiedo scusa
perché la sigla Iv è stata ripetuta anche avanti,
senza sostituirla con la sigla It. Del resto la
scelta della lettera minuscola per indicare una certa varietà è arbitraria.
Inoltre, nel caso di “pseudoirrorata
“, potrebbe non essere esclusa l’essenza biologica klepton
I X V, dunque il simbolo Iv potrebbe essere in parte
giustificato.
A tutti gli
effetti comunque intenderò sempre T = Iv = It
= “pseudoirrorata
“. Vedere inoltre la
nota (*) dopo
la Conclusione del presente articolo.
Uno stesso nome di rango inferiore, come una varietà “mutabilis = m”, rispetto alla specie base, può essere attribuito a diversi ranghi superiori, cioè diverse specie potrebbero possedere varietà tutte sempre con lo stesso nome “m = mutabilis”. Per tutte le lettere m potenzialmente indicative delle possibili varietà “mutabilis” delle diverse specie Im, Gm, Lm, Pm, Vm, ricordo che avevo introdotto nel 2005 soltanto la varietà Gm = Marginella glabella mutabilis Mattavelli 2005: vedere avanti il capitolo Precedenti denominazioni.
Tuttavia è meglio che tale varietà, ed anche la denominazione “mutabilis”, troppo generica, venga abbandonata, soprattutto per la specie G, onde evitare che confluiscano in “mutabilis = Gm” molti dei morfi solitamente attualmente confusi tutti nel calderone delle vere G, insieme a quelli falsamente supposti G, ma in realtà possibili morfi di categorie biologiche diverse da G.
Per ogni regola può esistere la sua
eccezione (a dimostrare che la regola può essere rimodulata), infatti più
avanti verrà introdotta la varietà Vm,
sostanzialmente per affermare che non si tratterà di Gm,
bensì di morfi “m” di V distinguibili da Vv.
Probabilmente biologicamente per Gm & Vm si tratta di 2
distinte varietà delle 2 diverse specie G & presunta V (purtroppo con
residui problemi di riconoscimento morfologico, vedere avanti, al capitolo Denticolature di I, G, V).
Marginella lellae Mattavelli,
2018 = E
La “derivatio
nominis” è dovuta a mia moglie Graziella, detta
Lella.
Dopo aver introdotto come “specie” Marginella pseudosebastiani
e M. (kl.?) pseudoglabella,
restava problematica l’assegnazione specifica di alcune (rare) forme conchigliari simili alla seguente foto, forme
potenzialmente suscettibili di divenire o una nuova “specie” M. lellae, con
diverse sue ipotetiche varietà, od in alternativa divenire “varietà”
subspecifiche di altre specie già note, oppure klepton
ibridogenici, oppure rari ibridi occasionali sterili.
Il problema di “lellae” era invero già presente nel mio
articolo Universo lumperia,
del 2013 etc., poi nella mia pagina Web Links,
del 2017, indi nell’articolo Nuovo sguardo ai mondi di M. glabella e M. pseudoglabella,
2017, al quale ha fatto seguito la descrizione della nuova specie Marginella pseudoglabella
Mattavelli, 2018 sulla rivista Malacologia Mostra
Mondiale, numero 99, aprile 2018, pag. 29/30, per altro descrizione integrabile
tramite il mio articolo Descrizione comparativa di Marginella (Kl.?) pseudoglabella Mattavelli,
2018 nuova “sp.” .
Il morfo “lellae”, già simil
individuato in Universo lumperia, era ipotizzato nel
2013-2015 come ipotetica “pseudoglabella”, ma, successivamente al 2017, il nome “pseudoglabella”
è stato riservato alla nuova “specie” L tipica, che non è esattamente con la
stessa morfologia di E, per cui ad E è stato ora assegnato il nuovo nome di “lellae”, per
la distinzione di un’eventuale nuova “specie” E.
Si vedrà alla fine che invero E = Le,
dunque la denominazione “lellae” significherà solo una nuova più notevole
“varietà” di L.
Fig. 1. La
forma “lellae” è sostanzialmente
identificabile nella foto a sinistra, conchiglia lunghezza 42 mm.
Osservo che al recto la conchiglia si
presenta più chiara, compreso il margine interno del labbro, color panna, non
ambrato come il margine del dorso. Cioè al recto “lellae” si presenta di livrea come in
Fig. 2 (quasi come nella Fig. 4, pos 2 e nella Fig.
8, tuttavia la punteggiatura chiara della livrea è diversa, guardando
soprattutto sul dorso).
La forma presenta in tutta la livrea
dorsale moltissimi puntini chiari, piccoli e ben distinguibili, tutti separati
tra loro a retino, puntini non impastati, su sfondo color mattone. La loro
caratteristica morfologia non è affatto comune, e si riscontra lontanamente
simile a quella di altre specie note, soltanto in alcuni rari morfi creduti di
alcune specie note. Ciò che distingue maggiormente i puntini di “lellae” è la
loro reticolazione regolare, ad es.
in analogia morfologica con la varietà "pseudoirrorata" (vedere Fig. 2 e 3), che però è
invece decisamente di taglia più piccola, circa la metà.
Esistono altri sporadici
esemplari identificabili nello stesso morfo “lellae”,
esemplari non comuni ma credo neppure tanto rari, comunque a me noti in basso
numero, di provenienza dubitevole, ragioni per le quali in passato non avevo
pensato che “lellae”
potesse essere una nuova specie o sottospecie, inquadrando gli esemplari quasi
tutti nella variabilità di M. glabella, o meglio M.
pseudoglabella. Infatti, ad esempio v. sotto
esemplare lungo 52,5 mm, nel 2017 avevo pensato ad una forma di “pseudoglabella”,
ma la regolarità dei puntini di tale esemplare oggi potrebbe far pensare ad una
forma autonoma, distinguibile non solo morfologicamente da M. pseudoglabella tipica, ma anche da lei
distinguibile biologicamente.
Fig. 2. Esemplare 52,5 mm = “lellae”, probabilmente da
considerarsi una forma atipica di Marginella pseudoglabella = Le, se non una nuova
“specie”autonoma = E. Esemplare affiancato da un
esemplare lungo 23,5 mm, da considerarsi un morfo sintipico di Marginella
irrorata var. pseudoirrorata = Iv, se non una nuova (in realtà
pseudo ) “specie” = T. |
T+E
E+T |
Se non fosse per le dimensioni maggiori
e per la conicità della spira meno accentuata, “lellae” sarebbe pure confondibile con la
varietà “pseudoirrorata”
della specie M. irrorata Menke, 1828, essendo tale varietà da me introdotta nel 2017
come sottospecifica di “irrorata”,
ciò fatto sia in Internet che nella rivista MMM n° 96 del giugno 2017, pag. 31.
Fig. 3. Riporto
a lato l’immagine “dell’olotipo” di T =
Marginella pseudoirrorata Mattavelli
2018, visivamente ingrandita circa alla lunghezza della conchiglia in Fig. 1,
ma osservare che quella “lellae” è lunga 42 mm, mentre questa “pseudoirrorata”
è 23,5 mm, provenienza West Sahara. “Pseudoirrorata” ha
puntinatura quasi identicamente reticolata a retino regolare come “lellae”, ma
il diametro dei puntini è ben più piccolo. La conicità dell’apice della spira
di T è tuttavia perlopiù diversa da “lellae”. Si tratta di 2 molluschi diversi, nelle
dimensioni e nei profili scheletrici delle conchiglie, mentre altri esemplari
potrebbero avere in comune talora la colorazione di fondo bordeaux di L & T
oppure il color mattone di E.
Piuttosto di
cercare erroneamente di identificare “pseudoirrorata” e “lellae”, osservare una somiglianza di retini delle
livree anche con quelli di alcune conchiglie, quasi doppie di lunghezza
rispetto T, morfi che avanti verranno denominate “visayae”.
Fig. 4. Riporto
un lavoro di Giubit del forum Malachia
del 2007. Allora, nella
posizione 2 veniva individuata o una Marginella glabella antinea Mattavelli 2005, intesa come GXP = Ga,
lunghezza 40,8 mm (x 23,5 mm), oppure, essendo confondibile con una adulta ma
piccola M. pseudosebastiani
anomala, ritenuta in alternativa più probabile soltanto una varietà atipica
di P = M. pseudosebastiani
Mattavelli 2001.
Nella
pos. 1 è
raffigurata infatti una Pp = M.
pseudosebastiani tipica, lunghezza 51,4 mm.
Nella
pos. 3,
lunghezza 33,7 mm (x 19,2 mm), stesso allungamento conchigliare
di Ga, però nel forum 2007 da me chiamata M. glabella mutabilis Mattavelli 2005, allora intesa come ibrido morfologico GXI
= Gm.
Forme simili alla pos.
3 in altri siti sono spesso indicate come forme di M. irrorata Menke, 1828, anzi appaiono ai
più come “irrorata gigas”
(es. v. avanti alcune foto dei Sig.ri Poppe).
Ora le denominazioni di alcune varietà
supposte “antinea”
& ”mutabilis” vanno
riviste per l’assegnazione specifica, alla luce di attenti studi sulle svariate
“irrorata gigas”
del Web, che non possono essere denominate tutte proprio forme di “irrorata”, e nemmeno di G, bensì talune
hanno una loro morfologia caratteristica, denominata poi “visayae”,
tipicamente (invero poco) diversa sia da Ga che
da Gm & I.
La nota più caratteristica di “visayae”
tipica è la retinatura fine ed omogenea della livrea delle conchiglie, senza
arrivare allo sparpagliamento dei puntini del retino, ad es. come quello più
grossolano della pos. 2, ma certamente presentando un
retino a puntini fini tutti ben distinti, molto più distinti dei puntini quasi
tutti impastati per la loro estrema finezza sovrapposta, come appaiono invece
nella pos. 3.
In
pratica “visayae”
è una condizione intermedia tra i morfi 2 e 3, che potrebbe persino sconfinare nella punteggiatura dei morfi E &
T, tuttavia se ne distingue solitamente per la denticolatura
grossolana del margine.
In teoria si potrebbe obbiettare che
quando morfi contigui presentano morfologie concatenate, spesso si tratta di
esemplari della stessa specie, in diverse varietà.
Tuttavia in biologia questa non è una
condizione necessaria e sufficiente per dire che si tratta della stessa specie.
Esistono infatti le specie sorelle, quasi uguali ma diverse (ed invero esiste
qualche volta una “super” specie unica ma molto variabile, da sembrare tante
specie).
Nel caso in questione “visayae” verrà
da me ritenuta una “specie” distinta sia da G, che da P, che anche da L, da
vere “irrorata gigas”
ed eventuali loro ibridi. In base a tale nuova “specie” V potranno formarsi in
teoria altri ibridi morfologici, es. VXP, VXG, VXI, VXL, oppure anche ibridi di
V con E oppure T (**).
In questa nuova ottica i morfi “antinea” e “mutabilis”
potrebbero avere una sostanza biologica ben diversa da quella stimata con Giubit, sostanza però risolvibile solo con analisi
genetiche.
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Tornando per analogia al morfo “lellae = E”, di
puntinatura diversa ma forma scheletrica molto simile alla “specie” L = M. (kl.?) pseudoglabella Mattavelli 2018, “E”
potrebbe essere una sottoforma “e”, intesa come
varietà sottospecifica, della medesima “specie” biologica “L”, cioè “Le”,
piuttosto che essere una sottoforma “Ge” atipica della specie “G”.
Inoltre, tranne che poter essere tale
ipotesi, in verità “lellae”
per la morfologia non appare essere una varietà di nessuna delle singole specie
già note del Complex di M. glabella, quindi “E” potrebbe essere
una nuova specie sorella, oppure un ipotetico ibrido? … Analizziamo …
Casi G X L ed anche I X V
Sono casi
logici di quasi irrisolvibile assegnazione morfologica oggettiva. Soprattutto se
si pensa che G, L, I, V siano 4 diverse specie biologiche, è logico pensare
alle loro scarse possibilità di ibridazioni GXL & IXV, casi comunque da
scartare per un'eventuale identificazione di E.
Infatti non
si può in teoria trascurare una possibile eventuale ibridazione saltuaria
occasionale sterile, o continua ibridogenica fertile
(klepton), tra G & L, cioè GXL, ma E non si può
far derivare morfologicamente da tale ibrido, per la mancanza di precise
reticolazioni dei puntini, sia in G che in L. Semmai potrebbe essere GXE = Ll.
Analogamente
non si può in teoria trascurare una possibile eventuale ibridazione saltuaria
occasionale sterile, o continua ibridogenica fertile
(klepton), tra I & V, cioè IXV, in particolare IvXV = TXV, tuttavia E non si può far derivare
morfologicamente da tale ibrido, pure presumibilmente a punteggiatura ben
reticolata, perché il profilo conchigliare di E è
diverso, sia da Iv = T, che diverso dai profili di Vv, Vm, etc., cioè è diverso dai
profili conchigliari scheletrici di tutte le
presumibili varietà della ritenibile specie V.
Teoria
Per il morfo Vv
fare tipicamente riferimento alle Fig. 13 e 14.
Nei morfi E, T, Vv
& Ga abbiamo individuato un particolare tipo di
punteggiatura a reticolo regolare, diciamo “ghepardica”, inesistente nelle altre “specie” del Complex. In alcune altre forme di I, V, Gm
il retino tende ad essere più fine ed all’impastamento dei puntini, che talora
(anche più piccoli) si sovrappongono in linee a zig-zag. Nella Gg
l’impastamento è quasi sempre totale, mentre nella Ll
i puntini mantengono sempre una certa distinzione, ma solitamente perdono la
reticolatura. Nella P i puntini si distanziano a reticolo perso, in una
distribuzione quasi casuale, talora allineati, con diametro dei puntini
maggiore di quello di E,T, Vv
& Ga, diametro per P contemporaneamente minore
del diametro dei puntini di S, che sono invece sempre distinti caoticamente e
leggermente più grandi di tutti.
Riguardo
alla particolare caratteristica punteggiatura “ghepardica”
comune a E, T, Vv & Ga,
si potrebbero trascurare per il momento le punteggiature di P & S, per
focalizzare l’attenzione sulle punteggiature “non ghepardiche”
di L, I & in genere G (tranne il morfo chiamato Ga,
ma che si vedrà non è varietà di G). Invero in I esiste solitamente un reticolo
fine, ma è meno evidente di quello “ghepardico” più
marcato di T, E, Vv (& Ga).
Il profilo scheletrico di Ga richiama comunque quello
di P, pertanto trascurerei Ga nella successiva
griglia, dove Ga andrebbe posizionata tra G & Vv, direi fuori dal foglio, verso P, tuttavia Ga richiama anche il profilo scheletrico di E, dunque
potrebbe essere Ga = VvXE (**).
Consideriamo una griglia a 6 maglie, aventi ognuna le 6 “specie” seguenti (senza P
& Ga), tra di loro corrispondenti in base alle
punteggiature, evolventi in orizzontale dai puntini non regolari, quasi sempre
impastati e talora zigzagati, a quelli, sempre piccoli, ma sempre reticolati e
marcati regolarmente in un retino ben evidente. In verticale ho posto quindi le
3 specie già ben note I, G, L, nelle loro varietà tipiche in ordine di
dimensioni crescenti, in corrispondenza dei dubbi morfi T, Vv,
E, posti anch’essi in ordine di dimensioni crescenti.
Ii |
T ( = Iv) |
Gg |
Vv |
Ll |
E (= Le) |
In base a tale griglia a 6 maglie c’è
indubbiamente un’analogia evolutiva, nei 2 assi cartesiani, da far pensare che
T, Vv & E possano essere rispettivamente
sottospecie delle specie della colonna di sinistra. Tale pensiero va
verificato, per evitare congetture invalide per uno o tutti e 3 i morfi dubbi.
La verifica si deve fare tenendo conto di una molteplicità di altri fattori
morfologici, da verificare ulteriormente tramite caratteristiche genetiche,
queste tuttavia inaccessibili al collezionista medio.
In natura si
osserva la tendenza di passare dall’ordine al disordine in modo irreversibile,
es. entropia in termodinamica, miscelazioni di polveri e liquidi in agitazione,
quindi ho pensato che anche per le reticolazioni dei puntini delle conchiglie
di tali marginelle ci possa essere un’irreversibilità,
nel caso di ibridazioni con variazione di reticolo. Cioè una conchiglia che
presenti puntini impastati può derivare da un parente reticolato ed uno non
reticolato, ma una conchiglia reticolata non può derivare da una non reticolata
ibridata con una reticolata. Quindi E non può derivare da G, o da L tipica, o
da P (tutte non ben reticolate), ibridate con I, oppure con V (reticolate
comunque solitamente più fini di E, tranne Iv = T e
la forma creduta Ga).
Tra ordine e
disordine esiste uno stadio intermedio tensionale, nel quale si può considerare
ancora ordinato ciò che si disordinerà, e viceversa, si può considerare
disordinato ciò che in realtà è ancora ordinato, quindi L può essere vista come
uno stadio di E in tensione, ma non ibridata con le altre “specie”. Occorre
considerare altre caratteristiche, oltre alla punteggiatura, in particolare la
taglia, il profilo dello scheletro conchigliare,
l’allungamento della conchiglia, la conicità dell’apice e la denticolatura del margine, nonché l’età del mollusco.
Considerando coinvolta la vera specie “irrorata” = I, che per me è solo di dimensioni nane, si dovrebbe
scartare l’esistenza dei casi teorici IXL, IXE, IXP, tutti presumibilmente
incompatibili di ibridazioni non morfologiche per motivi dimensionali, sebbene
nei molluschi esistano casi di nanismo e gigantismo della stessa “specie” e
siano possibili casi di rinvigorimento degli ibridi. In effetti si può notare
l’assenza in natura dei casi morfologici IXL, IXE, IXP, mentre per gli
esistenti casi IXG
ed IXV la confusione morfologica è massima, talora irrisolvibile.
Non ho trovato neppure gli ibridi morfologici VXP, PXE, a
significare che tra queste 2 categorie biologiche potrebbero non esistere
affatto effettive ibridazioni, quasi a dimostrare una vera loro separazione
specifica, mentre per EXV seguire la discussione.
Discussione analitica inerente le
morfologie E & V.
All'interno del Marginella glabella Complex
le molteplici forme delle conchiglie sono così diversificate che, anche qualora
non si riconosca la presenza di categorie "klepton"
(che per me invece potrebbero costituire la maggioranza del Complex),
si debba perlomeno riconoscere alcune varietà delle cosiddette
"specie", come varietà ben distinguibili e talora ben distinte, allo
scopo di intendersi, se non altro come riferimento collezionistico morfologico,
prima che come riferimento biologico sostanziale.
Eppure in tutta la sua difficoltà si
presenta spesso il problema di come attribuire una varietà ben distinta ad una
specie biologica già precedentemente individuata come tale.
Infatti,
nella sottile differenza tra varietà e specie morfologica, la difficoltà di
distinzione viene ampliata quando si passa al concetto di specie biologica, o
addirittura al concetto di "klepton",
concetti suddividibili in molteplici loro varietà, giustamente non riconosciute
dall’ufficiale tassonomia ICZN.
Precedenti denominazioni.
In passato
avevo già introdotto alcune notevoli varietà, più o meno evidenti, delle specie
del Complex, soprattutto ricollegabili alle specie G,
P, I. Precisamente:
·
Gm = Marginella glabella mutabilis
Mattavelli 2005, allora intesa come "GXI",
tuttavia è possibile la confusione con IvXL, o con
GXE, etc., al punto che oggi un'unica Gm non
esisterebbe più ben riconoscibile univocamente come tale, sarebbe un'omonimia,
e dovrebbe essere splitterata ed anche forse
moltiplicata nelle ambivalenti varietà "lellae 2018" (v. avanti) o
in più varietà di klepton comunque da precisare.
Occorre tener conto di alcune varietà di G & I incontrate nel sito dei Sig. Poppe, varietà in parte alle quali io
darei un diverso inquadramento sistematico, a giudicare dalla discutibile
morfologia di talune. Per puntualizzare la situazione vedere appunto i capitoli
Analisi del morfo “lellae Mattavelli
2018", Riferimenti fotografici riassuntivi e Definizione dei morfi “visayae Mattavelli 2018”.
Piuttosto dell’ambigua denominazione Gm data in
passato, o talora “irrorata gigas” (v. avanti le Fig. 12, 13, 14, etc.), si
dovrebbe parlare per alcune tali forme di una nuova “specie” V = Marginella (kl.?) visayae Mattavelli, 2018. Segue alla vicina Nota esplicita.
·
Gmg = M. glabella mutabilis ghepardica v.
Universo lumperia Fig. 17 a = Gm
& Fig. 17 b = Gmg, 2015, oggi probabilmente da
intendersi tutte forme di V? Più avanti, nel capitolo Definizione di “visayae”, verrà
posto Gmg = Vv. Nel
presente articolo vedere la Fig. 19.
·
Ga = Marginella glabella antinea Mattavelli 2005,
allora intesa come "GXP" (Fig. 4 pos. 2),
oggi tale interpretazione di “antinea” è discutibile, comunque non intendo Ga addirittura come Vv
= forma tipica della nuova “specie” V (Fig. 13 & 14); credo che si tratti
di 2 morfi simili, ma diversi biologicamente, forse Ga
= VXE (**).
·
Kl. Ga = M. kl. antinea
Mattavelli 2011 (42,5 mm, nell’articolo Altri Kl….,
esemplare già in foto 14 A nell’articolo Problematica 2005, La variabilità
fatta specie, e colà in altri simili esemplari, nel 2011 probabili Kl. GXP, oggi tale interpretazione va rivista e scorporata,
restando alcuni esemplari forme di P, altri di G, altri di V, altri di GXV, ma
in maggioranza penso probabilmente questi ex kl. Ga = Kl. VXL, intendendo L
comprensiva di E, essendo E = Le (**).
·
Iv = Marginella irrorata Menke
1828, varietà pseudoirrorata
Mattavelli 2017, oggi (2018) potrebbe essere Iv = T nuova presumibile, ma non presunta
vera specie T (Fig. 3).
Nota esplicita. La denominazione Gm Mattavelli 2005 era omnicomprensiva di diversi morfi, tra
cui il più notevole e numeroso di esemplari è quello oggi chiamato V Mattavelli 2018.
All’incirca nel 2011, nell’occasione
di “pseudodesjardini giselica”,
io portai avanti l’idea delle marginelle klepton, quindi Gm fu
identificata come kl. GXI, con una certa forzatura,
perché essendo G & I due specie separate, difficilmente potrebbero generare
klepton, cosa comunque non impossibile. Nel 2012
Roger Le Béon introdusse M. pseudodesjardini come nuova specie (R)
separata da PXD e da SXD, ma potrebbe anche essere proprio R un klepton.
Infatti io continuo a credere che i molluschi klepton
siano possibili, anche se non certi.
Dal 2013 al 2017 ho continuato a
credere nell’esistenza del klepton GXI = Gm, ma ora (2018) s’impone l’osservazione che la creduta
varietà Gm mi appare troppo “mutabilis” in alcuni esemplari,
mostranti caratteristiche morfologiche di una “specie” separabile da G, ed
anche da I, quindi probabilmente trattandosi di una nuova specie biologica V,
genetica ed ambiente permettendo.
Riguardo alla separazione dei morfi V, essi erano noti in precedenza per alcuni “dealers”
perlopiù sotto le mentite spoglie di I gigas (per altri di G), e per me invece erano perlopiù
ritenuti, direi erroneamente, Gm fino ad oggi (Gm che però invero ancora oggi potrebbe esistere nella
sostanza di G, soltanto per alcuni esemplari della varietà ancora ritenibile G
“mutabilis”,
intesa come parte residua delle precedenti Gm).
L’abito non fa il monaco, tra gli una
volta tutti confusi Gm, i veri monaci (di G oppure I)
sono pochi; alcuni numerosi altri sono pseudo monaci, sostanzialmente
irriverenti di G o I, perché anzi mi appaiono quasi tutti vestiti con gli abiti
di un’altra congregazione V; chiamiamoli tipicamente Vv,
da considerare insieme con eventuali varietà Vm e con
eventuali ibridi di V. Infatti altri ancora si discostano da Vv, li ho chiamati Vm, perché non
si possono più chiamare Gm (oppure Im), perché hanno malcopiato G (oppure I) nella livrea della conchiglia, più
simile a quella di Vv, piuttosto che a quella di Gg
(oppure Ii).
Analisi del morfo “lellae” Mattavelli, 2018 = E
Ripeto che
per ora intendo come tale soltanto un nuovo morfo, e non una vera nuova specie
biologica (caso del resto scartabile per la rarità degli esemplari), ma forse soltanto
una varietà di possibili diversi klepton, tuttavia E
potrebbe essere anche ipotizzata vera nuova specie biologica, oltre alle note
“specie” G, P, I, L e la presunta nuova “specie” V.
Morfo nuovo nel senso di non
descritto prima, ma già pre conosciuto da molti,
tuttavia confuso nel calderone delle molteplici ritenute in passato quasi tutte
varietà di M. glabella,
"lellae"
potrebbe essere dunque una varietà della specie Marginella glabella (Linneo
1758-1767), ma soprattutto (essendo di profilo più slanciata) una varietà della
“specie” M. pseudoglabella
Mattavelli, 2018. Allora potrebbe chiamarsi Lm = M. pseudoglabella mutabilis, ma sarebbe meglio caratterizzare lo stesso
morfo con la sigla Le.
Il medesimo morfo Le potrebbe essere
anche in alternativa logica un klepton ibridogenico GXL, oppure IvXG (sottoforma di “G mutabilis”=
GXI?) o IvXL o IvXP o LXP,
oppure inoltre la già definita forma G “antinea” che era GXP, oppure, considerando gli
eventuali ipotetici collegamenti con V, cioè GXV, PXV, IXV, LXV, potrebbe
essere uno di loro. Di fatto non mi sono
noti nella loro morfologia tutti i casi prospettati logicamente, non è detto
che esistano tutti come klepton, ma per E scarterei
che possa trattarsi di ibridi occasionali, perché il pur piccolo numero di
presenze dei loro esemplari non è trascurabile.
L’ipotesi E = GXP andrebbe scartata
perché E si discosta sia da G che da P, mentre le puntinature di E sono quasi
assimilabili a quelle di ex Ga (**).
Per le grandi dimensioni di E si
possono scartare gli ibridi contenenti le I nane, cioè VXI, GXIv,
LXIv, PXIv, avendo spostato
le presumibili false I gigas nella presunta specie V (v. avanti).
Inoltre IXV si può scartare anche per i profili scheletrici dei singoli assurdi parenti diversi dal profilo di E.
Riepilogando,
quale collocazione biologica ibrida dare ad E, se non si trattasse di una
varietà Le sottospecifica soltanto di L, oppure non fosse essa stessa una nuova
specie rara?
GXL = ibrido morfologico scartabile per mancanza di reticolazione dei puntini chiari nelle livree dei 2 parenti,
LXP = ipotesi buona per dimensioni,
ma scartabile per mancanza di reticolazione del retino dei puntini sia in L
tipica che in P,
VXG = meriterebbe una considerazione,
soprattutto in ragione di alcuni esemplari dubbi, però qui
siamo nel campo della talora impossibile distinzione morfologica,
VXL, VXP = entrambi klepton possibili progenitori di E?
Scheletricamente l’ibrido morfologico
VXL = E non è sostenibile per la forte denticolatura
e lo scarso allungamento di V parentale, inoltre per il fatto che L tipicamente
non ha la retinatura di E. Idem per l’ipotesi VXP (P non avendo la retinatura
di E).
In generale tutte le ipotesi di ibridogenesi
per il caso di classificazione di E derivabile da altre specie ibridate appaiono
quindi molto dubitevoli e sono da scartare.
L’ipotesi E = Le sarebbe scheletricamente sostenibile, ma è scarsamente sostenibile per la retinatura di E, mancante nella L tipica, a meno che in realtà sia E la forma originale di L, mentre Ll sia in realtà una forma da lei derivata, assunta per priorità come tipica della specie L. Quest’ultima ipotesi mi è apparsa molto probabile, quasi certa, ma non spiega come si possa passare dalla regolare puntinatura di E a quella meno regolare di Ll, a meno che in realtà sia Ll = kl. EXG, un klepton stabilizzato nell'ibridogenesi.
Tranne gli ex Ga,
non ho trovato esemplari dove si possano individuare ipotetiche ibridazioni
morfologiche di E, che fondamentalmente non lega con nessuno diverso da lei
(EXL = varietà di L); è difficile trovare esemplari forse EXG ma diversi da Ll (Fig. 9); è praticamente impossibile trovare EXI (o EXT)
per le dimensioni, o trovare EXP = esemplari troppo lontani per le puntinature,
mentre sarebbe possibile per le
puntinature trovare EXV, nonostante i diversi profili conchigliari
di E & V, cosa che si nota immediatamente affiancando e confrontando la
Fig. 13 con la Fig. 2 ritagliata e la 1 (figure qui di seguito ricopiate
modificate nei formati, per un confronto diretto circa a pari lunghezze delle
conchiglie).
L’esistenza di siffatti ipotetici
esemplari ambigui EXV si può concretizzare nei morfi Ga
(Fig. 4 pos. 2, infine vedere nota (**)), tramite una miscelazione
virtualmente ottenibile sovrapponendo le 3 foto seguenti, facendole scorrere
fra di loro, avendo portato circa alla stessa lunghezza 2 morfi di conchiglie
ipoteticamente parentali. E & V sono diverse nello scheletro e
probabilmente geneticamente difficili da ibridare, quindi mi appaiono in verità
2 “specie” diverse tra loro, mentre E è più assimilabile a L, a livello di
allungamento boccale del profilo scheletrico.
Ho infine accostato anche la Fig. 8 e
la 200801, portate tutte circa alle stesse lunghezze conchigliari,
donde traspare una certa sicura comunanza tra E & L, tranne che solo nella
retinatura regolare di E o nel caos dei puntini dei dorsi di L: ciò fa proprio
supporre E = Le, cioè E non è in realtà
una vera specie autonoma, ma soltanto una più notevole varietà di L, che verrà
definitivamente indicata e ritenuta varietà Le.
Riferimenti fotografici riassuntivi.
Faccio seguire un estratto dal sito Web
Conchology Inc., foto per
gentile concessione dei Sig.ri Guido e Philippe Poppe. Alcuni morfi sono stati
da me riclassificati. Naturalmente tutto è discutibile, compreso il presente
mio articolo. Elogio che nel loro enorme sito si possono ritrovare quasi tutte
le forme del Complex in questione, ma purtroppo non
ho ritrovato evidenti forme di “lellae”, di morfologia puntini come l’esemplare
all’inizio dell’articolo, lunghezza 42 mm, morfo che quindi come tale si
mostrerebbe più raro del previsto.
|
Fig. 5. Marginella glabella Linneo, 1758 43,8 mm Mauritania Port Etienne Forma probabilmente (in quanto i tipi
di Linneo sono andati perduti) da ritenersi in
pratica tipica per tradizione malacologica =
Gg |
|
Fig. 6. Marginella glabella Linneo, 1758 33,6 mm Senegal Rufisque Forma bordeaux, G atipica, diciamo vera G dark, perfino intendibile come G subtypica o comunque ricollegabile a G mutabilis. Non possiamo parlare di una forma ben
definibile, ma solo di una delle tante forme di G. In riferimento allo sfondo bordeaux la
chiamerei varietà Gb. |
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Fig. 7. Forse giovane o nana Marginella pseudoglabella Mattavelli, 2018 Tuttavia in Conchology.Inc chiamata confusamente Marginella glabella Linneo, 1758 31,5 mm Senegal - Rufisque Forma bordeaux Altrimenti nota come G dark
(identificazione penso errata), da ritenersi invece L bordeaux, che chiamerei
varietà Lb |
|
Fig. 8. Marginella pseudoglabella Mattavelli, 2018 47,8 mm Senegal - Dakar Forma sintipica
= Ll In Conchology.Inc
era dapprima chiamata Marginella lamarcki Boyer, 2004 cf. (da confrontare), poi la classificazione è stata corretta
in M. pseudoglabella (colà presente in 24 sintipi). L’allungamento di Ll
> Gb |
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Fig. 9. Esemplare dubbio se varietà di G oppure forma di “lellae” = E, tuttavia assai atipico di E. E
X G ? cioè Le X G Chiamato G in Conchology
Inc. 36,5 mm Senegal - Rufisque Forma bordeaux. Notare la pancia larga come G (non Ll), ma la puntinatura solo del dorso quasi come la “lellae” 42 mm all’inizio di quest’articolo, invero con un
retino più grossolano. |
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Fig. 10. In Conchology Inc. è Marginella pseudoglabella Mattavelli, 2018 56,8 mm, Senegal - Dakar, però io direi forma L atipica per via della conicità dell’apice e della puntinatura troppo ben retinata, che approssima la puntinatura di “lellae” anche nel colore di fondo. Tuttavia l’eccessivo allungamento non mi richiama una E atipica EXL, quanto piuttosto un raro ibrido occasionale ed inqualificabile, anche per via del retino poco fine e strana denticolatura. LXR ? (R = M. pseudodesjardini) |
Sono separabili 2 gruppi di foto:
sopra riconducibili a G & L & E, sotto a I & T & V, senza
considerare la partecipazione nel Complex anche di
P etc. Il primo gruppo fa capo a G, mentre il
secondo a I. Ho introdotto anche la nuova “specie M. visayae”,
tipicamente = Vv, tuttavia con altre varietà e ibridi (vedere
avanti le foto di Femorale), ritenendo tutti i suoi vari morfi, cioè tutti
quelli ricollegabili a V, più direttamente ricollegabili morfologicamente a
I, piuttosto che a G, in accordo con Femorale e Conchology
Inc.. Eppure spesso si trovano in
circolazione esemplari di V altrove indicati come esemplari di G, specie
nella quale V può essere facilmente confusa. |
|||
|
Fig. 11. Marginella irrorata
Menke,1828 24,4 mm Morocco Dakhla La Sarga Forma presumibilmente tipica M. irrorata irrorata =
Ii. Esistono molteplici varietà, dal fondo
bianco al rosato, con puntinatura solitamente finissima, anche a zig-zag,
lunghezza massima conchiglia circa 30 mm (v. anche Fig. 18) |
|
Fig. 12. In Conchology Inc. è Marginella irrorata Menke, 1828 39,6 mm Senegal - Dakar. Ma può essere Gm Mattavelli 2005? Oppure “pseudoirrorata” gigas nuova
specie V, qui in versione a puntinatura mutante a zig-zag? In tal ultimo caso
verrà chiamata M. visayae Mattavelli
2018, qui in forma atipica “mutabilis” = Vm |
|
Fig. 13. Una volta chiamata atipica Marginella glabella mutabilis
Mattavelli, 2005 = GXI = Gm:
Oggi in dubbio! In Conchology.Inc
è chiamata pure dubitevolmente Marginella irrorata Menke,1828 37,1 mm (gigante) Senegal, Dakar, forma di acque 10 -30
m. Oggi invece meglio non dire “pseudoirrorata gigas “,
bensì intendere come una nuova sp. M. visayae tipica = Vv. |
|
Fig. 14. Una volta ambigua Marginella glabella antinea
Mattavelli, 2005 = GXP = Ga? In Conchology.Inc
è chiamata Marginella irrorata Menke,1828 41,4 mm (ultragigante) Senegal, Dakar, forma di acque 10 -30
m. 2 preced. valutazioni errate! Per me è una forma delle subtipiche M. visayae a sfondo ultracolorato
mutevoli, tutte = Vv. |
Come già
successo per M. pseudoirrorata
e pseudoglabella,
che presentano forme a sfondo colorato tipico rossastro ed altre forme “rusty” a sfondo ambrato, per le quali non è stata fatta
distinzione di tipicità, anche M. visayae presenta tipicamente colori di fondo variabili
dal nocciola chiaro al mattone, lontanamente “rusty”,
es. Fig. 14, 13 e 153252. Pur contraddicendo al concetto di tipicità unica,
ritengo di chiamare sempre Vv tutte queste forme,
tranne la 153252, dove la punteggiatura inizia a perdere il suo retino,
meritandosi la denominazione di Vm, indi più efficacacemente variabile nella FIg.
12.
Mentre il
gruppo L,G,I si presenta singolarmente facilmente
distinguibile nelle 3 specie componenti, introducendo i morfi E (dalla parte di
L & G) & V (dalla parte di L &I) le distinzioni morfologiche si
complicano assai, nel senso che i nuovi morfi somigliano alle specie a loro
laterali, pur essendo distinguibili singolarmente a fatica. Infatti esiste
anche una lontana somiglianza tra E & V; le distinzioni sono difficili da
osservare ad un’analisi grossolana (erroneamente talora si potrebbe pensare E =
V = Ga = Gm, sia per
dimensioni che per puntinature). Ma le forme dell’apice conchigliare
e gli allungamenti di E & V sono (invero poco) un po’ diversi, mentre Ga richiama maggiormente i morfi di P & Le, mentre Gm richiama quelli di I. Anche le denticolature
dei margini sono diverse (v. foto nel capitolo Denticolature);
tutte queste caratteristiche, osservate assieme, dovrebbe permettere la
distinzione, e quindi la giusta definizione morfologica, mentre l’esatta
definizione biologica resterà pur sempre dubbiosa.
Marginella irrorata Menke,
1828 = I
Senza dubbio con questo nome si alludeva a
2 forme di “specie” I diverse: una nana, fin circa 30 mm, ed una gigante, fino
a 45 mm ca.
Senza dubbio
“irrorata” inoltre è biologicamente
una specie diversa da “glabella”,
per le analisi protratte sulle loro parti molli.
Il dubbio inizia quando si vuole
accertare la vera specie di Menke, che per me è quella nana (Fig. 11, inoltre
come quella a lato, Fig. 18). Tuttavia non tutti sono d’accordo. Per
approfondire vedere le pagine di foto di pseudo presunte “irrorata” anche nel sito
Web Femorale, sostanzialmente proposte tutte sempre I,
ma in parziale disaccordo con la mia idea di distinzione tra “irrorata nana e gigas”
ben separate.
Anche l’interessante sito ViaNetConchology,
di Buczkowski & Boron Ph. D., e molti altri siti Web (es. EOL = Encyclopedia Of
Life, che riporta molte foto delle pseudo presunte “irrorata” di Femorale), accomunano le forme nana e giganti di I,
comunella per me fonte di grande confusione dei collezionisti, perché alcune “I gigas” non
sono della specie I.
Alcune “I gigas” sono meglio definibili come
morfi di un’apparente M. visayae Mattavelli 2018 nuova
specie morfologica.
Biologicamente potrebbero anche aver
ragione tutti questi siti, ma per la morfologia non esistono dubbi: esistono
forme di “irrorata” ben
diversificabili e per me ben diverse tra loro, e diverse dai molteplici morfi
vicini, come esistono molteplici tipi di lanterne, lampioni, lucciole, led e
lampadine.
Fig.
18. Marginella irrorata irrorata Menke,
1828, morfo per me tipico, 27 mm, West Sahara (foto Alboran
Shells). Notare la denticolatura
appena percettibile e fine, che non traspare dalla Fig. 11. Notare inoltre la
caratteristica turricolazione e le flammule
dell’apice conchigliare.
Ecco di
seguito un potpourri, 6 foto con i numeri di riferimento
del sito Web di Femorale, foto colà per me tutte erroneamente riferite a M. irrorata, colà miscelate con numerose
altre foto di conchiglie invece esattamente proprio I, potpourri
qui con mie ridenominazioni riclassificative, mie
riclassificazioni tramite simboli sintetici scritti in grassetto; correzioni
fatte pur senza intenti splitter e senza offesa per
Femorale.
207175 = 59,3 mm Senegal, L X P |
200801 = 44,6 mm Senegal, L |
102050 = 42,6 mm Mauritania, forse VXL o VXG ,
ma probabilmente VXI o soltanto V mutabile |
Nelle 3 successive foto
prevale l’idea di un’unica Marginella
visayae = V, in diverse varietà mutabili (= m), pure di mutevoli
interpretazioni: |
||
153252 = 38 mm Mauritania, Vm = VXG oppure
forse VXI = Gm ? (vedere Definizione di “visayae”) |
83380 = 38,4 mm Mauritania, Vm =
VXG ? assai discutibile (vedere Conclusione). |
101880 = 33,1 mm Mauritania, V X ... ? oppure probabilmente GXI ? (Vedere Appendice) |
Definizione
dei morfi di “Marginella (kl.?) visayae Mattavelli, 2018” = V.
Fino a ieri ero portato a credere che
tutte le “irrorata” sopra circa 30
mm, cioè “gigas”
fino a circa 45 mm, potessero essere invece tutte forme di G, in pratica Gm.
Ciò può essere ancora parzialmente
vero, ma, oltre alle specie I & G, possono esistere ibridi IXG ed inoltre
morfologicamente esiste una nuova “specie”, già indicata V, che potrebbe
essere, in realtà biologica, forse il klepton GXI =
IXG.
Infatti i
morfi delle ambigue “irrorate giganti” non possono essere tutti riconosciuti
appartenenti ad I o a G; esiste in natura una riconoscibile forma, intermedia
tra G & I, diversa da G & I e dalle loro varietà, forma mai descritta
prima del 2018 come specie, e tale forma mi si presenta morfologicamente come
una nuova specie (V), perché (pur discutibilmente) esiste con caratteristiche
proprie diverse dalle caratteristiche di tutti i precedenti morfi già noti all’interno
del Complex di G, I & simili.
Ovviamente
l’introduzione di V nuova specie comporterebbe le possibilità di ritrovamento
di altri esemplari logicamente variabili o ibridi, alternativamente: Vm, VXG, VXL, VXE, VXI (inoltre anche ipotetici ibridi con
P, S, R, etc.), con la morfologia dei quali è facilissimo andare fuori strada.
Ma la realtà potrebbe essere proprio così. In natura infatti esisterebbero
ancora separabili da V le forme Ga & Gm, sorelle di V, nonché tutte le forme della vera I, a
cominciare da “pseudoirrorata”
T = Iv. (*)
Attenzione
che la lettera simbolica minuscola “v” riferita a I significa la varietà “pseudoirrorata”
Iv del 2017, mentre riferita a V significa la “visayae”
tipica Vv del 2018.
L’ambigua precedente forma Gm forse potrebbe ancora essere residuata in alcuni esemplari di G a livrea con punteggiatura tra l’impastato ed il reticolato regolare ben distinguibile, tuttavia proporrei di abolire nella maggioranza dei casi la denominazione della mia varietà Gm 2005, sostituendola in maggior parte con l’esistenza della nuova “specie” V 2018 (descritta come segue avanti), essendo la presunta “specie” V esistente con le sue varietà Vm 2018 (in luogo perlopiù delle Gm, in realtà ora ritenute in parte anche possibili VXG, od ancora raramente vere GXI, esistendo in sua sostituzione la più probabile forma VXI = Vm, allorquando Vm non fosse una varietà di V, ma un suo ibrido, diverso da VXG, questo ibrido pure abbastanza probabilmente identificabile talora come Vm), ed esistente con gli eventuali altri ibridi di V con le altre specie biologicamente vicine, ibridi virtuali logici come sopra indicati, forse non tutti esistenti in natura.
Riguardo ad
un ipotetico VXS rimando alla FIg. 18 dell’articolo Universo
lumperia, colà indicata S lumperia, o erroneamente “pseudoglabella”, oggi da intendersi più
probabilmente come una forma di S a puntini stranamente piccoli, oppure appunto
meno probabilmente come un ibrido VXS giovanile, perché con il labbro del
margine non ancora denticolato. Tutti quelli da me ipotizzati ibridi sono di
fatto solo morfologici, mentre potrebbero non esistere affatto effettivi legami
biologici tra V e le “specie” vicine, qualora V fosse una “specie” scarsamente
ibridabile, cioè una vera specie biologica indipendente, come appare
dall’elevato numero di esemplari ricollegabili alla morfologia Vm, intesa perlopiù come sostitutiva di Gm.
Occorre comunque fissare una morfologia tipica per V, cioè Vv,
inoltre definire i limiti di Vm, cosa che spero basti
tramite le foto allegate.
Vm 2018 può
essere o una varietà atipica di V, oppure ambiguamente VXG, oppure VXI; in tutti
i casi Vm perde la regolarità del retino dei puntini
della livrea di Vv, tranne che nel caso VXT, da
vedere come sottocaso di VXI, rientrando l’ambiguità
degli ibridi nei dubbi casi irrisolvibili solo morfologicamente.
Propongo definitivamente il morfo Vv come
quello tipico di una ritenuta nuova “specie” = Marginella (kl.?) visayae Mattavelli, 2018 = V.
Descrizione morfologica.
Per la tipica Vv
le caratteristiche morfologiche di base
per l’individuazione “specifica” sono:
·
dimensioni medio-grandi per il Complex, da 30
a 45 mm
·
forma del profilo della conchiglia intermedio tra G & I, che possono
essere considerate specie “sorelle” di V,
·
puntinatura chiara piccola, retinata fine e regolare, su sfondo di
colore variabile dal beige al marroncino chiaro (non mattone scuro o vivido),
·
margine con forte denticolatura
distribuita ovunque abbastanza grossolana (v. avanti Denticolature
di I,G,V),
·
flammule subsuturali presenti come quelle
della Ii (Fig. 13 - 14).
Non s’intenda V come un sinonimo di Gm, nel senso che non può esistere la varietà Gv (questa ipotetica falsa M. “glabella visayae”
sarebbe un sinonimo posteriore di M. “glabella mutabilis”), mentre esiste Vm
per significare la variabilità della ritenuta nuova “specie” V
(contemporaneamente non esiste Vg per significare
un’assurda ipotetica e falsa M. “visayae glabella”!).
La “specie” V sostituirebbe in sostanza la qualifica biologica di parte degli
esemplari in precedenza identificati tutti erroneamente come Gm oppure I.
La “varietà”
Vm sostituirebbe quasi tutte le Gm
e le I, ma potrebbero esistere ancora delle vere Gm
residuali, appartenenti alla specie G, ed esistono sicuramente molte varietà
della specie I, comprendendo T, confondibili con V, però perlopiù separabili
per le dimensioni e per le caratteristiche specifiche.
La vera sostanza degli esemplari
dubbi purtroppo non traspare sempre dalla morfologia, che richiede più
attenzioni di prima, quando approssimativamente esistevano solo i calderoni di
G & I, senza V & T, che ora per me esistono “splitterate”;
tuttavia l’idea di fare al contrario “lumperisticamente”
di ogni erba un fascio non è certamente la soluzione biologica, né tanto meno
quella collezionistica.
Semmai esiste il rischio di aver
introdotto Vm e/o relativi ibridi morfologici di V,
come possibili ulteriori calderoni laterali, rischio purtroppo da non
trascurare, come quando si opera necessariamente in un campo minato.
La “derivatio nominis” di “visayae” vuol essere un omaggio ai Sig. Poppe di Conchology Inc., significando lo
stesso nome di alcune loro opere editoriali, con lo stesso nome di un
arcipelago filippino, dove il numero delle isole è così elevato da
scompaginarne l’identificazione geografica e, nel nostro caso, da scompaginare
l’identificazione biologica di alcuni singoli esemplari individuali di
conchiglie del Complex di M. glabella. Incidentalmente, “visaya” in
sanscrito potrebbe significare anche “la cosa in oggetto, cioè il soggetto”
della meditazione.
Casi particolari di V & G (&
I).
|
Fig. 15. 41,5 mm Canarie. Oggi probabile Vm
elongata. Era una volta da me creduta varietà Gm elongata, chiamata I (gigas elongata)
nel sito di Conchology
Inc.. Non potrebbe essere Em elongata né Lm elongata, perché i puntini sono troppo fini; il profilo
scheletrico e la denticolatura mi ricordano
piuttosto I & V. Un più attento esame visivo e
dimensionale tra I, G & V è separativo in 3 “specie”, delle quali V
appare la collocazione più adatta per l’esemplare qui raffigurato. Vedere
capitolo Denticolature. |
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Fig. 16. 49 mm Mauritania, Marginella glabella (gigas) per il sito Web Alboranshells,
in un’asta Shellauction.net. Quindi probabile Gm
elongata, non Vm elongata per
via dell’eccessivo impastamento dei puntini chiari. Però potrebbe essere un ibrido o
addirittura il klepton VXG = GXV, certamente
diverso da E e da L. Escludo anche un’ibridazione di G con
I per le dimensioni giganti dell’esemplare. Ritengo esemplare abbastanza raro,
come il precedente delle Canarie (Fig. 15). |
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Fig. 17. 34 mm West Sahara. (foto Alboran Shells, per il quale si
tratta di M. glabella,
concordo che sia l’ipotesi più gettonata)
= Gm? In quest’articolo ho teso allo
sdoppiamento della specie G in 2 specie sorelle: vera G + altra “sp.” V = “visayae”. Lo sdoppiamento si può attribuire a 2
ragioni principali: puntinature e denticolature. In quest’ottica, se non si tratta di
un morfo Gm, può ben trattarsi di Vm, oppure anche del kl.
VXG. La punteggiatura dei dorsi somiglia a
quella della fig. 153252. |
A tutti gli effetti questa Fig. 19
è un doppione degli esemplari in Fig. 13 e 14 (stessa
punteggiatura e denticolatura). Le flammule subsuturali sono simil “irrorata”, da far pensare Vv = kl.
GXT (da verificare) |
Fig. 19. Riporto per comodità la figura 17b della pag. Universo lumperia, rif. Marginella glabella mutabilis ghepardica,
39,4 mm, Senegal (foto sito “Kolacek”) = Gmg, anno 2015. La denticolatura è simile
a quella della Fig. 17, mentre la puntinatura è a retino più regolare,
avvicinandosi al retino delle Fig. 13 & 14, nonché a quello del ventre
della 153252. Essendo il retino regolare su tutta la livrea, la Gmg si meriterebbe proprio la nuova denominazione di Vv (se G & V fossero 2 diverse
specie, come penso) = M. visayae
tipica. |
Denticolature di I, G, V
(mentre in E
& L le denticolature sono quasi sempre assenti o
scarse, da verificare caso per caso).
Le denticolature
dei margini interni dei morfi di I, G, V non sono molto significative per una
facile distinzione dei morfi, comunque in generale possono essere messe in
successione di evidenza dei dentini, in 3 tipologie di denticolature
per i morfi delle 3 ritenibili “specie”, allineando in orizzontale i morfi per denticolature crescenti in evidenza, similmente alle
seguenti foto (copie in formato ridotto di quelle precedenti). Le lunghezze
delle conchiglie sono state rese visivamente all’incirca rispettate quasi ai mm
reali, indicati tra parentesi.
Iv = T (23,5) Ii
(27) Osservare che
nella successione delle I si passa da T a margine liscio a Ii
a margine finemente denticolato.
In realtà nelle I, anche quando il
margine appare liscio, osservando con una lente d’ingrandimento, esso è
finemente denticolato, ma con denticolatura quasi
impercettibile.
Gg (43,8) Gm
elongata (49) Nella G ritenuta vera di Linneo il margine interno è “liscio” anche negli adulti.
In tutte le G la denticolatura
può esserci oppure essere scarsamente presente, ma quando c’è è più grossolana
di quella di I, cioè in G i dentini sono più grossi ma più scarsi che nella
finezza numerosa di I.
In passato le successive forme erano
ritenute morfi o di G o di I.
Oggi le ho separate quasi tutte
(quelle indicate con ex) in forme di V nuova “specie”, separata sia da G che da
I.
Ritenendo invece (erroneamente) che
anche le successive forme siano varietà di G, le denticolature
sono variabili in evidenza di denti, crescendo da Gg (43,8) fino alla forma ex Gm (34) [guardare le foto in sequenza verticale, al
contrario della precedente osservazione orizzontale dei casi I, dove dal caso
atipico liscio T si passa al caso tipico dentato Ii,
mentre dal caso tipico liscio Gg (43,8) si passerebbe al caso atipico dentato Gm (34). La distinzione tra tipico ed atipico è arbitraria,
sulla base di descrizioni riguardo alla loro priorità tassonomica, comunque
arbitraria dovuta alla scelta dell’Autore della specie, quindi l’ordine di
evidenza delle denticolature crescenti può essere
benissimo invertito rispetto alla tipicità (per altro la tipicità morfologica
può essere storicamente discutibile)].
Gg tipica (come l’esemplare 43,8 mm)
per me ha margine liscio e le altre G, ipotizzabili (erroneamente) tutte Gm, aumenterebbero di dentini fino ad un massimo di denticolatura, raffigurato appunto dalla foto Gm (34 mm).
Invece, (esattamente) intendendo ex Gm (34) come una probabile mutata forma della specie V,
cioè ridenominando il morfo Gm
(34) come Vm (34), ecco di seguito le varie forme di
V tutte ben dentate, in verità anche in evidenza di dentini tutti grossolani,
presenti in tutte le loro forme, cioè sia in Vm che
in Vv, che in Vm elogata, senza una sequenza ordinata di maggior evidenza
dei dentini del margine, ma forme di tutte le V ordinate in orizzontale
soltanto secondo la lunghezza delle loro conchiglie, che ho cercato di mettere
in scala fotografica, anche rispetto a tutti i precedenti esemplari di I &
G .
Ex Gm (34) da ritenersi invece
probabile Vm (34) |
Vm (38) |
Ex Gmg (41,4) da ritenersi invece Vv
(41,4) |
Vm elongata (41,5) |
Passando dalla puntinatura caotica
delle G & Gm a quella a reticolo quasi ordinato
della Vm (38) e successive in orizzontale, osservare
insieme la denticolatura, che raggiunge un massimo di
distinzione ottica sempre soltanto nelle V, non nelle G, per maggiore
grossolanità di assieme dei denti soltanto nei morfi ritenuti V nuova “specie”.
Ciò si può notare anche nella Gmg della Fig. 19,
quindi a tutti gli effetti verrà ridenominata Vv tipica.
Osservare soprattutto che le V, oltre
che distinguibili da G, però vengono da Altri confuse con I, perché richiamano
anche I, pur essendone distinguibili per le dimensioni e la denticolatura.
A questo punto appare evidente che la
presunta specie V potrebbe essere in realtà un klepton
GXI, anzi meglio GXT (intendendo T = Iv).
Inoltre, essendo la “specie” V,
intesa come categoria (sp. oppure
kl.) autonoma separata biologicamente da I & G,
essa potrebbe ibridare, magari fertilmente, o con I, o con G.
Nel caso di eventuali possibili
ibridazioni fertili di V con G, cioè nel caso GXV klepton,
per esemplari miscelati nella stessa area geografica delle singole specie
parentali, può essere benissimo che escano alcune forme morfologiche simili a
quelle chiamate Gm (34), poi più probabilmente Vm
(34), dove però tuttavia la mia simbologia sintetica inflazionata andrebbe
accantonata, appunto se si trattasse di un vero klepton
biologico GXV, per il quale la morfologia da sola non basta per la definitiva
classificazione genetica.
Ma io non sono in grado di fare
analisi del DNA dei molluschi, ed abbandono il campo ai biologi
professionisti.
Conclusione.
Nell’ottica di G, I & V intese come 3 specie biologiche distinte, non dovrebbero esistere tra di loro ibridi regolari. Infatti in pratica si possono supporre solo soggettivamente gli ibridi morfologici GXI e IXV, in quanto oggettivamente non ho trovato simili ibridi di certa individuazione morfologica, se non alcuni esemplari di molto dubbio riconoscimento reale. In teoria le vere specie non si ibridano. L’ipotesi riproduttiva tramite klepton ibridogenici può però sempre sussistere, anche nei molluschi (non solo per le rane). In particolare tutte le forme individuate come Gm Mattavelli 2005 vanno riviste, nel senso di stabilire se si tratta quasi sempre invece di V Mattavelli 2018, con qualche esemplare residuo identificabile ancora come Gm Mattavelli 2005, purtroppo con difficoltà di identificazione morfologica, essendo di possibile confusione con V Mattavelli 2018 nuova “specie”.
La specie I si può separare con
relativa facilità, ma G & V sono di separazione più critica tra di loro.
Le difficoltà riguardano soprattutto
la distinzione dei morfi dubitativamente ibridi GXV, che potrebbero esistere a
livello ibrido non solo morfologico (cioè GXV potrebbe essere o un vero ibrido
sterile o un ibrido klepton fertile), e sono
fortemente confondibili, quasi identificabili, con alcune varietà ipotizzate Vm (Fig. 83380, dubitabilmente Vm, probabilmente invece un caso GXV, in realtà caso poco
comune, ma non raro, quindi probabile klepton GXV).
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(*) Note su Iv = T
Tra le varietà di V potrebbe esserci
quella nana Vn, individuata in precedenza
diversamente, per assurdo erroneamente, come Iv = T?
No, perché gli esemplari a me noti di
Iv = T sono tutti decisamente più piccoli di V,
inoltre le puntinature di Iv = T sono leggermente più
grandi di quelle di V.
Sono differenze minime, che potrebbero però essere puramente geografiche, comprese le dimensioni, di una sottospecie, ma non saprei se sottospecie decisamente sottospecifiche di I o di T, oppure di V nuova specie. Ho presunto che Iv = T sia ben probabilmente sottospecifica esclusivamente di I, e non esista una nuova specie biologica T 2018, introdotta qui solo per comodità di riferimento tassonomico, cioè T per me è una specie tipo solo morfologica.
Tassonomicamente, siccome esisteva
già M. irrorata pseudoirrorata
Mattavelli 2017 come var. della specie I, cioè = Iv, tale
stesso nome di varietà avrebbe potuto divenire anche il nome di una nuova
specie gigante M. pseudoirrorata
(gigas) Mattavelli 2018 (=
V, diversa da Iv = T2018, se T2018 non fosse stata
introdotta come specie)?
Sì, lo stesso nome avrebbe potuto
essere assegnato alla nuova sp. V, intesa diversa
dalla precedente varietà dell’altra specie I, ma è stato meglio dare un nome
diverso, più significativo della distinzione, alla diversa nuova specie V = “visayae”,
per non confondersi con la forma già ritenuta nel 2017 varietà “pseudoirrorata”
= Iv = T 2018, in realtà nient’affatto “gigas”, anzi nana rispetto a V. I morfi V avrebbero potuto essere introdotti
col nome M. pseudoirrorata
(gigas) Mattavelli,
2018 (= V), tuttavia ritengo ciò fuorviante e potenzialmente erroneo di confusione
con eventuali T=Iv più grandi della media delle Iv. Perciò ho riservato il nome "pseudoirrorata" esclusivamente
a Iv = T.
(**) ex Ga
Introducendo la “specie” V, anche i
morfi Ga, che erano intesi = GXP, potrebbero essere
intesi meglio = VXP, magari klepton.
Quindi la denominazione Ga decadrebbe (divenendo ex Ga)
ed è meglio introdurre per “antinea” la nuova denominazione ex Ga
= Va = forse klepton …X…?
Per la sostanza di Va escluderei
l’ibrido morfologico VXI, precisamente Vv X Iv = VXT, perché Va mi appare una conchiglia più slanciata
di entrambi i morfi V & T.
Invece per la sostanza di Va ritengo più probabile l’ipotesi Va = VXE = VXLe = VXL, in luogo di VXP, essendo la punteggiatura della livrea di Va più simile a quella di E, più che a quella di P.
Appendice
Indice di tutti i morfi teorici, cioè delle 6 “specie” base in forma
tipica + 15 “ibridi” logici, di cui 7 non fotografati, probabilmente perché inesistenti in
natura, con le ipotesi di identificazione oppure di inesistenza; inoltre elenco
di altre illustrate "varietà" atipiche delle "specie" di
base; elenco completo di tutte le foto di ogni stessa “varietà”, tipica o
atipica, cioè con foto aggiunte come doppioni esplicativi delle “varietà” più
mutevoli della stessa “specie”, o di probabili altre categorie biologiche
ibride, trattate nel Complex G, I, L, E, V, P
.
Gg = Fig. 5 (Conchology
Inc.); inoltre
Gb = Fig. 6 (Conchology
Inc.); inoltre Gm
= Fig. 17 (Alboran Shells) forse
= Vm =
VXG!
Ii = Fig. 11 (Conchology Inc.) & Fig. 18 (Alboran Shells); inoltre Iv = T =
Fig. 2 & Fig. 3
Ll = Fig. 8 (Conchology Inc.); inoltre L = 200801 (Femorale); inoltre Lb = Fig. 7 (Conchology
Inc.)
Ee = Le = Fig. 1 & Fig. 2
Vv = Fig. 14 (Conchology
Inc.) & Fig. 13 (Conchology
Inc.); inoltre
Vm = Fig. 12 (Conchology Inc.) & 83380 (Femorale) & 153252 (Femorale); inoltre Vm elong. = Fig. 15
(Conchology Inc.)
Pp = Fig. 4 pos. 1 (Giubit)
GXI = Gm = Fig. 4 pos.
3 (Giubit); inoltre
da discutere le foto 153252 (Femorale)
e 83380 (Femorale); confrontare Gmg = Fig. 19 (Kolacek)
= Vv; infine GXI = 101880 (Femorale)
GXL senza foto
perché irrisolvibile morfologicamente per esemplari intermedi
IXL senza foto perché
probabilmente incompatibile
per dimensioni
EXG = LeXG
= Fig. 9 (Conchology Inc.)
EXL = L = Fig. 10 (Conchology Inc.), inqualificabile LXR ? oppure EXR ? (R = Marginella pseudodesjardini)
EXI senza foto perché probabilmente incompatibile per dimensioni
EXV , morfologicamente i singoli profili conchigliari sono diversi, tuttavia potrebbe essere = ex Ga = Va = Fig. 4 pos. 2 (Giubit)!
VXG = 83380 (Femorale) = Vm ? ; inoltre VXGm elongata = Fig. 16 (Alboran Shells); riguardo VX... = 101880 (Femorale) ? Non so, forse VXI o forse Vm giovanile, a margine liscio e con bocca stranamente più allungata delle altre V, incompatibile morfologicamente con la punteggiatura di L & P, forse potrebbe essere un ibrido VXL, ma non è Va. Forse è VXG, o infine penso che 101880 (Femorale) = GXI
VXI talora
irrisolvibile morfologicamente, forse =
153252 (Femorale) = Vm = VXG, oppure, solo nell'ipotesi V = G, VXI = GXI
= Gm; oppure
probabilmente VXI = 102050 (Femorale)
VXL
, nel caso E =
Le, potrebbe ben essere VXLe = VXE = Va = Fig. 4 pos.
2 (Giubit); invece l'esemplare della foto 102050
potrebbe essere Vm = VXG, oppure probabilmente
VXI.
VXP senza foto, difficilmente potrebbe essere = ex Ga = Fig. 4 pos. 2 (Giubit)
= Va, perché, essendo la livrea di P più diversa della livrea di L rispetto
alla livrea di Va, nella ibridazione con V è più facile realizzare VXL
piuttosto che VXP, per l’ottenimento di Va.
PXG = Ga = Fig. 4 pos. 2 (Giubit) era un'interpretazione errata di tale esemplare, oggi meglio denominabile Va = VXL
PXI senza foto perché probabilmente incompatibile per dimensioni
PXL = 207175 (Femorale)
PXE senza foto
perché forse incompatibile geneticamente; puntinature poco compatibili?
Articolo
personale a licenza libera, senza ©, purché senza scopi di lucro, con la seguente
condizione tassativa. Per la presenza di immagini tratte da altri siti Web
protetti da ©, deve venire espressamente citata la provenienza delle immagini dei
seguenti siti, che qui ringrazio caldamente: http://www.malachia.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=97
, Alboran Shells (Spagna), Conchology Inc. (Filippine), Femorale
(Brasile).
Release 28
agosto 2018, review settembre 2020. matta.a@tiscali.it
Flavio Mattavelli
Home page (4 Sezioni, in totale 44 pagine
nel 2020).
Indice generale (51 pagina nel 2022).
Potete rintracciare le singole pagine anche collegando le Home pages delle singole Sezioni argomentali seguenti.
Home page
ed indice della Sezione aeromodellismo (16 pagine).
Configurazione tuttala:
Miscellanea:
|
Home page
ed indice della Sezione conchiglie (24
pagine). ·
Concetti di Specie/klepton
·
Atlante fotografico delle "specie"
attuali del Marginella glabella Complex e dei loro ibridi morfologici, aggiornamento
2022. ·
Altri klepton nel Marginella
glabella Complex? con le frequenze
percentuali ed una tabella fotografica riassuntiva di (quasi) tutto il Complex. ·
Marginella pseudodesjardini Le Béon,
2012 nuova specie. ·
Universo lumperia, un'anticipazione dell'incerto
futuro, a partire dal 2013. ·
Note su M. irrorata Menke, 1828, varietà pseudoirrorata Mattavelli,
febbraio e luglio 2017. ·
Integrazione della pagina Links,
2022, con l’intuizione della nuova "specie" Marginella (kl.?) pseudoglabella Mattavelli, aprile 2017. Tale nuova
"specie" è stata citata anche nel n° 96 di giugno 2017 della
rivista Malacologia Mostra Mondiale - Cupra Marittima, tuttavia ufficialmente
pubblicata nel n° 99 dell’aprile 2018, pag. 29/30. ·
Nuovo sguardo ai mondi di M. glabella
& pseudoglabella, luglio 2017. ·
Descrizione comparativa di Marginella (kl.?) pseudoglabella Mattavelli, 2018 nuova “sp.”, articolo definitivo di maggio 2018. ·
Preludio di Marginella (kl.?) visayae
Mattavelli, 2018 nuova “sp.”,
articolo introduttivo; insieme con M. lellae & M.
pseudoirrorata ipotizzabili come “specie”,
tuttavia ritenute “varietà” rispettive delle specie M. (kl.?) pseudoglabella
& M. irrorata. ·
5 confondibili marginelle simil-glabella. Release 18/2/2021 ·
Albinismo delle simil
M. glabella
& irrorata, 2021 ·
Albinismo in generale (seguito del precedente), 2021 ·
Revisione di M. glabella,
2021. ·
Marginella (kl.?) visayae
Mattavelli, articolo
definitivo 2021. ·
Un salto nei retini conchigliari “ghepardici” 2022. ·
Marginella sebastiani nelle
sue 5 varietà principali, 2022. Articoli solo in inglese:
|
Sezione La mia Gorgonzola dopo il
1990 (2 pagine). Lunga monografia al link: www.pseudospecie.it/bis.htm , con note storiche inerenti la città di Gorgonzola ed il formaggio omonimo, monografia integrata da un corto allegato di chiacchere di un conchigliologo aeromodellista in pensione. |
Home page
ed indice della Sezione macchine
(8 pagine). ·
riassunto
fotografico di alcune macchine costruite dalla Cavalleri
Mattavelli Sas. ·
modalità giranti dentate "Cowles" ·
monografia
inerente la potenza
delle giranti dentate “Cowles” ·
tipologie di alcune raffinatrici a cilindri ·
svariati mulini a palle ·
mescolatori
industriali ad un aspo orizzontale per paste e/o solo polveri, ·
mulini
a microsfere di vetro, ·
turbodispersori a saliscendi
oleodinamico. |