Dott. Ing. Flavio Mattavelli - matta.a@tiscali.it
ECOGIANO
e PERFEZIONISMI TRASVERSALI
Configurazione
tuttala parte nona.
Articolo di studio
sui tuttala, in particolare sulla loro stabilità direzionale, intesa come
insieme della laterale e trasversale, senza trascurare mai quella
longitudinale. Lo studio riporta idee personali e discutibili, che potrebbero
essere anche in parte errate. Io non sono un ingegnere aeronautico, ma solo un
aeromodellista che vuol imparare aerodinamica tramite esperimenti su ali di
cartoncino, avendo quasi completamente dimenticato nozioni di matematica.
Pertanto eventuali studenti di aerodinamica sono fortemente sconsigliati di
prendere il testo di quest’articolo, e di altri miei simili articoli, come oro
colato.
ECOGIANO.
Prologo.
In
esclusivo riferimento alla parte
ottava della mia Configurazione tuttala, inerente i tuttala Giano,
viene qui di seguito premessa una realizzazione degli stessi modelli mirante
all’utilizzo di diverse modalità costruttive, nel caso non si possa, o comunque
non si voglia, impiegare la clip di plastica posta trasversalmente sul muso dei
tuttala simili ai Giano, e di tutti gli altri miei tuttala di cartoncino, per
ottenere il peso necessario al centraggio occorrente per la loro
stabilizzazione, soprattutto longitudinale.
Per
evitare di inquinare, sia pur minimamente, la Val di Fassa, non lancerò mai più
un modello Giano da poco sotto la cima del Sass Pordoi (2950 m), però non sono disposto a rinunciare alla
mia sperimentazione aeronautica. Dunque, in che modo si può evitare di usare
un’inquinante clip di plastica (peso circa 1,5 gr.) sul naso dei tuttala Giano
di cartoncino (peso totale circa 4,5 gr.), tuttala che per il resto sono in
materiale biodegradabile, dunque potrebbero essere tollerati, se lasciati
nell’ambiente naturale come tali, se non considerassimo l’illegalità di lanci con
abbandono sopra il suolo pubblico?
La prima idea potrebbe essere quella di usare, in alternativa e luogo della plastica, graffette metalliche di varie
tipologie, ma il loro peso non è abbastanza graduabile per un centraggio
preciso ed elegante, inoltre i metalli non appaiono tutti subito
biodegradabili, senza considerare il pericolo che qualche animale si faccia più
male mangiando il cartoncino abbandonato e si conficchi il metallo in bocca,
laddove invece potrebbe sputare la clip di plastica.
Ecogiano.
Ecco
dunque come si potrebbe realizzare un ECOGIANO,
impiegando, in alternativa e luogo della clip di plastica, un unico rotolino del medesimo cartoncino
incorporato nell’ala, cioè ritagliato insieme ed arrotolato sul naso dello
stesso tuttala.
ECOGIANO, apertura alare 308 mm
In un mondo assolutamente idealmente
“green”, volendo eliminare tutta la plastica, al posto della clip, è stato utilizzato
lo stesso cartoncino delle ali, invero con un maggior spreco del foglio di
cartoncino ritagliato per le ali. Allo scopo occorre prolungare il ritaglio del
muso del tuttala di un rettangolo, con una lunghezza ben maggiore della corda
alla radice alare (lunghezza che si potrà successivamente accorciare, se il
caso, o meglio restringere la larghezza dello stesso rettangolo esteso). Nel
caso fotografato la corda alla radice è 66 mm fino alla riga trasversale di
battuta (v. avanti), mentre il rotolino è largo 63 mm, per una lunghezza del
rettangolo esteso pari a 99 mm, tramite un ritaglio appunto fatto rettangolare
per una larghezza, trasversale nel senso alare, misurante poco meno della corda
alla radice (in pratica la larghezza max. del rettangolo può essere come la
lunghezza di uno stuzzicadenti), indi occorre arrotolare, con l’ala aperta,
tutta tale prolunga rettangolare del naso del modello, arrotolando la prolunga
verso il lato inferiore dell’ala (intradosso).
Si potrebbe arrotolare anche verso l’extradosso, ma ho preferito fare il rotolino invece sempre
arrotolato sotto l’ala, per abbassare il baricentro del rotolino e quindi del
modello.
Per stringere il rotolino aiutarsi con uno
stuzzicadenti tondo posto all’inizio, all’asse del futuro rotolino; lo
stuzzicadenti verrà infine estratto ed il peso del solo rotolino sostituirà il
peso della clip, posto nella stessa posizione e direzione della clip; il
rotolino sostituirà la clip anche come potenziale raddrizzatore del diedro
alare trasversale, ma offrirà pure qualche discussione aerodinamica, per la
notevole resistenza aggiunta e scompiglio della portanza alare della lastra
piana, in corrispondenza del centro ala. Per tale motivo conviene non fare il
rotolino troppo largo, ma piuttosto esteso più lungo, sebbene poi potrebbe
risultare di diametro finale troppo grande (v. avanti per l’eventuale
appiattimento a “lenticchia”).
Un problema
degli EGOGIANO sarà che il peso del rotolino non sarà subito centrato, al primo
arrotolamento. Lascio a voi i passi successivi, certo sempre molto aleatori e
difficili, da richiedere più pazienza di quella occorrente per la
determinazione della giusta clip di plastica, che invece è facilmente
sostituibile nei GIANO classici, clip pur da scegliere tra possibili numerose
clip di lunghezze diverse, ritagliabili in serie con un forbicione da un dorsetto per fascicolare fogli, acquistabile in un negozio
di cancelleria. Quanto scritto senza contare che il cartoncino resta
solitamente più stressato tramite successivi eventuali srotolamenti per
restringerlo, o ridurlo in estensione, indi fare successivi riarrotolamenti
del rotolino sotto il muso; ne risulta di solito anche una stabilità
direzionale, oltre che longitudinale, assai discutibile, rispetto all’impiego
della clip tradizionale.
Definizione della consistenza e
posizione del rotolino dopo i voli di prova. Innanzitutto, quando il tuttala ECOGIANO è picchiato,
è meglio stringere di taglio il rotolino in larghezza, che accorciarlo di
estensione. Refilare, a rotolino svolto, solo pochi mm per volta. Senza
refilare l’estremità il rotolino si potrà poi riavvolgere facilmente sullo
stecchino, purtroppo però sempre presentando un certo diametro finale. Mentre i
rotolini di carta si avvolgono meglio più stretti, quelli di cartoncino tendono
sempre ad allargarsi dopo avvolti. Se il cartoncino è “gnucco”
addirittura non si possono avvolgere. Con il rotolino libero e purtroppo
allargato di diametro (il bristol può arrivare quasi a 1 cm, come in foto), la
sezione frontale offre troppa resistenza aerodinamica. Inoltre è meglio piegare
una riga trasversale di battuta a
fine avvolgimento, per definire la posizione finale sul naso del tuttala.
Lasciando il rotolino sotto la riga di battuta il tuttala picchia, portando il
rotolino sopra la riga il tuttala cabra, meglio lasciare la metà del diametro
verticale del rotolino circa alla stessa altezza della riga di battuta, come
appunto nella foto superiore a destra.
Appiattimento a “lenticchia”. Come unica miglioria aerodinamica
accettabile, però con difficoltà esecutiva, è possibile appiattire il rotolino
posizionato trasversalmente sul naso del tuttala, impedendone lo srotolamento,
con aumento di diametro solo in senso longitudinale, ottenendo una sezione a
“lenticchia” (ma rendendo difficili ulteriori srotolamenti per eventuali
correzioni e rirotolamenti, per rieffettuare
ripetuti appiattimenti, con minor nervosità finale del materiale). Tale sezione
a lenticchia offre minore resistenza aerodinamica del tondo, ma, essendo quasi
piana, può comportarsi da aletta canard: quindi tenere il piatto parallelo
all’ala (come si posiziona di solito il corpo dell’analoga clip). Osservare che
il piatto lenticolare praticamente non è simmetrico, ma è tutto spostato
solitamente sotto l’ala. Soprattutto osservare la parte inferiore spiattata della lenticchia, che deve essere posta
perfettamente piana orizzontale. Ciò comporta che la parte superiore della
lenticchia solitamente pieghi in basso gradualmente, iniziando dall’extradosso alare. Se piega troppo in basso il tuttala
picchia; se piega troppo poco, con la parte inferiore che resta ad incidenza
positiva e la lenticchia discosta dall’intradosso dell’ala, il tuttala cabra
malamente, tendenzialmente con la lenticchia lavorante come un aletta canard
portante.
Nelle 3 foto non fare caso all’avvolgimento
interno della lenticchia, ma badare esclusivamente che sia ben schiacciata,
indi guardare la superficie inferiore più esterna della lenticchia, detta piatto lenticolare.
Nella foto di sinistra il piatto
lenticolare è ad incidenza positiva e può fungere da canard cabrante. Nella
foto centrale il piatto lenticolare è suborizzontale,
situato nella posizione migliore per la planata (probabilmente la lenticchia
contribuisce anche ad aumentare la portanza del tratto centrale dell’ala, pur
con delle turbolenze sull’intradosso del profilo: sarebbe meglio appiccicare la
parte inferiore della lenticchia all’intradosso…però occorrerebbe qualcosa di
poco “green”, come usare del nastro adesivo oppure una goccia di colla). Nella
foto di destra il piatto lenticolare è ad incidenza decisamente negativa e può
fungere da aletta “droop” picchiante. Non nego la
difficoltà dell’uso della “lenticchia”, difficoltà che può scoraggiare in
pratica anche gli ambientalisti più accaniti, facendo loro rimpiangere la clip
tradizionale di plastica.
Precisazioni. Per
aumentare il peso di un rotolino troppo corto, è difficilissimo accoppiare 2 rotolini avvolti assieme sullo
stesso asse, operazione da non fare. Meglio rifare tutto il tuttala con una
sola estensione del naso più lunga (o poco più larga), od eventualmente cercare
di correggere il centraggio tramite alcuni opportuni refilamenti
alari (vedere avanti).
In ulteriore alternativa al rotolino
singolo avvolto sullo stesso asse trasversale, si potrebbero eseguire 2 rotolini quasi paralleli, perlopiù
convergenti, su assi longitudinali diversi, prolungando il naso del tuttala
con 2 nastri ora laterali, avvolti come in foto a sinistra.
Il risultato sarà poco aerodinamico,
ma di un certo effetto artistico “bimotore”.
Oltre a tutto il caso si presta
anch’esso a 2 sottocasi fondamentali: 2 rotolini
avvolti sotto l’ala alta (come in foto), oppure 2 rotolini avvolti sopra l’ala
bassa. Il secondo sottocaso è per me più brutto ed
instabile di baricentro, pertanto lo scarterei.
Questa
realizzazione “bimotore” va a gusti, certamente si tratta di un caso di tuttala
ecologici, però realizzato tra i più laboriosi e i meno aerodinamici.
Nella pratica l’uso di una clip di plastica come peso per il centraggio è più comodo e funzionalmente più aerodinamico rispetto ai rotolini qualsivoglia, ad esempio anche rispetto ad un solo rotolino ecologico trasversale meglio trasformato in “lenticchia”, dunque vi consiglio di continuare ad usare invece più facilmente la clip di plastica, soprattutto ove il modello tuttala di cartoncino fosse recuperabile e riciclabile senza problemi dopo l’atterraggio.
Per tradizione la clip di plastica in tutti i miei modelli più performanti è stata e verrà meglio posizionata sempre trasversalmente direttamente sul bordo d’entrata dell’ala, posizionata nel punto più avanzato dell’ala (naso poco sporgente), come ad esempio in Giano, tuttala inteso migliore a freccia positiva e privo di “fusoliera” (e privo di deriva, cioè rispettando il concetto del vero senza coda).
In alternativa, solo per completezza di discorso, ma senza vantaggi pratici, si potrebbe anche eseguire una “fusoliera” di cartoncino, realizzando una V seguendo la linea mediana sotto l’ala del tuttala, V alta circa 10 mm (come la clip), e piegando le 2 semiali in cima alla V (come in un aereo ad ala alta), indi porre la stessa clip longitudinalmente sotto la fusoliera, con possibilità di spostarla per la lunga, per regolare il CG, facendo sporgere la fusoliera e metà della stessa clip davanti al naso prolungato sotto l’ala alta (oppure porre una diversa clip più corta tutta anteriore al naso poco più lungo). Un’altra soluzione ancora di centraggio potrebbe essere sostanzialmente la stessa realizzazione, ma con la “fusoliera” a V capovolta, quindi il tuttala avrebbe in tal caso l’ala bassa: entrambe queste 2 realizzazioni basiche a naso prolungato (+2 sottosoluzioni a naso poco più lungo … ) e clip applicata longitudinale alla fusoliera sono bruttissime, anzi quella con la V capovolta è anche tendenzialmente instabile, quindi caldamente sconsiglio tutte queste realizzazioni, anche perché da un punto di vista aerodinamico mi paiono peggiori della classica e tradizionale soluzione a clip trasversale sul naso dell’ala.
Per finire la fiera delle idee superflue, ove la fusoliera a V di cartoncino fosse prolungata anche posteriormente al tuttala si potrebbe realizzare una bideriva a farfalla, oppure a farfalla inversa, ma quella dell’utilità delle derive è un’altra storia, che verrà di seguito sviluppata, tuttavia non insistendo a porre le derive in coda alla fusoliera, bensì ricavando 2 derive ausiliarie direttamente dietro le semiali. Tali 2 derive ausiliarie, talora utili, ma non indispensabili, saranno non convergenti ed eseguibili in vari modi paralleli (v. a fine articolo i modelli GIANO G & GIANO R), affiancando le 2 alette classiche convergenti e fondamentali di tutti i miei modelli di alianti tuttala correlabili a Giano, anche se a mio parere 2 derive ausiliarie parallele sono superflue nella maggioranza dei miei migliori casi classici; ad esempio nel caso del tuttala Giano del Pordoi c’erano soltanto le 2 alette di estremità a svergolamento anteriore.
PERFEZIONISMI TRASVERSALI, laterali e longitudinali.
Indice dei capitoli e sotto capitoli:
1.
Generalità e simboli talora usati per
abbreviazione 2.
Introduzione e definizione di stabilità direzionale 3.
Stabilità longitudinale 4.
Freccia e clip 5.
Il reflex o diedro longitudinale 6.
Freccia e stabilità direzionale 7.
Velocità e direzione di lancio + 27 8.
Lanci forti 9.
Modelli BATGIANO 10.
Stabilità sui 3 assi in generale |
11.
Refilamenti con tagli di forbice 12.
Cartoncini o carta 13.
Overbanking e roll out 14.
Note di pilotaggio prima del lancio 15.
Supremazia di stabilizzazione della semiala “fissa” sull’aletta
“mobile”, oppure viceversa: casi Aa), Ab), Ba) e Bb) 16.
Altri metodi per girare 17.
Dutch roll 18.
Modello Cobra con pianta “a roncola” 19.
Eccesso di deriva |
20.
Dimensionamento alette e note di
progetto 21.
Effetto scala 22.
Geometria alette 23.
Idee sulla necessità derive 24.
Modelli GIANO G e GIANO R 25.
Riepilogo (principalmente sulla
stabilità longitudinale) 26.
Guida a deportanza oppure a resistenza delle alette, nonché casi a
guida intermedia 27.
Traiettorie e velocità di planata + 7 |
1. Simboli
talora usati per abbreviazione:
BE = bordo di entrata, BU = bordo di uscita,
CG = baricentro, CP = centro di pressione aerodinamica.
Tip = estremità alare, sia dell’aletta terminale,
che della semiala “fissa”, alla quale l’aletta è incernierata tramite piegatura
del cartoncino. Messa in posizione l’aletta, questa solitamente mantiene la
posizione, e si consideri sempre per il volo “prefissata” alla tip della sua semiala, sebbene tale aletta possa venir
detta talora “mobile”, appunto per poter raggiungere diverse posizioni
“prefissate”.
2.
Introduzione.
Torniamo dunque ai classici GIANO con clip,
approfondendo aspetti più specificatamente aerodinamici, non trattati nella parte ottava della mia Configurazione tuttala.
Le seguenti note riguarderanno i
tuttala GIANO in generale, quindi riguarderanno pure gli ECOGIANO, e tutti gli
altri miei tuttala, al fine di migliorare le loro stabilità ed efficienza, in
particolare vorrei studiare meglio la stabilità
direzionale (trasversale + laterale), in relazione a quella longitudinale.
Le stabilità trasversale al rollio e laterale all’imbardata vanno sempre tra di
loro sottobraccio, coinvolgendo pure la stabilità longitudinale al beccheggio,
questo attorno all’asse trasversale, nel senso dell’apertura alare. Preciso,
perché taluni intendono una diversa attribuzione dei vocaboli, per me con
rotazioni possibili attorno:
·
Stabilità
laterale = quella attorno all’asse verticale, o stabilità ed asse di imbardata
(che taluno chiama per me grossolanamente stabilità direzionale)
·
Stabilità
trasversale = quella attorno all’asse longitudinale (nel senso della lunghezza
della fusoliera), o stabilità ed asse di rollio (che taluno chiama per me grossolanamente
stabilità laterale)
·
Stabilità
direzionale = quella in senso stretto sempre somma delle 2 precedenti, e
intendibile talora pure in senso lato come somma della stabilità longitudinale
al beccheggio.
Mentre la giusta stabilità longitudinale è certamente
la più facile da raggiungere modificando la clip, quella direzionale
latero/trasversale è concettualmente ben più difficile.
La stabilità direzionale inizialmente era
stata da me trascurata, mentre è fondamentale per il volo, soprattutto se si vuol
ottenere una planata sempre rettilinea, o correggere qualche virata anomala,
perlopiù dovuta alla cattiva costruzione del modello tuttala, tramite un
cartoncino solo apparentemente piano.
3. Stabilità longitudinale.
E’ sempre la prima da sistemare nel
centraggio.
A livello di progetto, in generale 2
alette di estremità più piccole richiedono clip più piccola, mentre alette più
grandi richiedono clip più grande della media, a pari apertura alare.
Come norma orientativa per i rapporti
delle superfici basarsi sulla tabella
nella pagina Giano, inoltre vedere avanti il capitolo
Dimensionamento alette e note di progetto, allo scopo di trovare anche
un’adatta direzionalità di planata.
Per quanto concerne diverse tipologie
di guida della stabilità longitudinale vedere il capitolo Riepilogo
(longitudinale), che riassunto di quest’articolo non è, bensì piuttosto un
epilogo ristretto soprattutto alla stabilità longitudinale, richiamando per
essa parte di quanto verrà trattato nell’articolo medesimo.
4. Freccia e clip. Ho notato che nei miei alianti
tuttala, con ali a maggior freccia positiva, però di pari superficie di
cartoncino, cioè stessa apertura, stessa corda media, stesso profilo
(estendendo la cosa ai tuttala più grandi), in teoria stessa portanza del
tronco centrale dell’ala e stessa deportanza stabilizzante dovuta al reflex
delle alette di estremità, idealmente identiche, cioè di pari forma, superficie
e piegate con la stessa inclinazione, miei tuttala con la clip sempre
posizionata al naso del tuttala, quindi con braccio di leva anteriore crescente
all’aumentare della freccia, ma identico a quello della deportanza (in quanto
il baricentro arretra), quindi con momenti stabilizzanti apparentemente identici
in modulo, momenti che dovrebbero richiedere la stessa clip, in pratica occorrere una clip di peso lievemente
maggiore, per i tuttala con freccia focale maggiore, nei tuttala con ali
rastremate.
Quindi occorre maggior carico alare e
maggior velocità di planata, sempre comunque a bassa velocità, circa con la
stessa efficienza (quasi uguale, invero l’efficienza mi sembra leggermente
minore per la freccia maggiore). La cosa si dovrebbe notare meglio
sperimentando con semiali a pianta di
parallelogramma, partendo dai tuttala plank (senza
freccia) fino alla freccia media non troppo oltre 45° per parte (perché
aumentando ulteriormente la freccia la semiala diverrebbe troppo stretta e
fletterebbe).
In un primo tempo ho pensato che in
realtà nei tuttala a maggior freccia potessi fare involontariamente le alette
più piccole, erroneamente pensavo che anche la clip avrebbe dovuto essere più
piccola, poi ho pensato che facendo le alette più piccole la semiala “fissa”
porta di più, ma ha comunque un peso di coda statico maggiore, da compensare
con una clip maggiore: anche ciò è uno sbaglio?
La clip, a pari momenti statici
stabilizzanti, dovrebbe essere sempre uguale, tuttalpiù con momenti magari
dinamicamente anche diversi in fase di stabilizzazione. Se aumenta la portanza
in planata il tuttala dovrebbe veleggiare di più, ma di fatto non veleggia
maggiormente, perché aumenta anche la resistenza alare, e l’efficienza non
dovrebbe mutare molto.
Infatti il maggior peso necessario
sul naso dovrebbe perlopiù essere un problema di maggior resistenza dell’ala a
freccia maggiore, resistenza che per essere superata richiede nell’aliante una
clip più pesante, da aumentare forse il margine statico, ma in tal caso
diminuirebbe l’efficienza di planata, efficienza rendibile invece costante
tramite la contemporanea portanza maggiore, dovuta alla maggior velocità e
superficie interessata della parte di semiala “fissa” maggiorata della minor
superficie dell’aletta ridotta, a pari sup. globale.
Però ciò non basterebbe a compensare i maggiori vortici di estremità della
freccia maggiore, che pertanto dovrebbe in tal caso avere un’efficienza minore.
In realtà la resistenza di profilo di
un aliante a bassa vel. dovrebbe
essere bassissima, mentre conta molto di più l’elevata resistenza indotta dai
vortici di estremità, ragion per la quale negli alianti convenzionali si tende
a fare le ali diritte e molto allungate, in quanto, se si facessero a freccia
(anche se allungate), aumenterebbe di più la resistenza indotta, rispetto a
quelle dritte (Il coeff. di resistenza indotta varia
nell’ala ellittica col quadrato del coeff. di
portanza…).
Sospetto che pensate che con il
cartoncino non si può verificare nulla, ma spero di convincervi che vale quasi
il contrario.
In generale un’ala a freccia a bassa
velocità, aumentando la freccia, presenta sempre più maggior resistenza indotta
di un’ala diritta, o a bassa freccia, con lo stesso profilo ed allungamento…
Per elevati allungamenti l’ala a
freccia si torce più della diritta (che non si torce affatto, ma solo flette)
per la distribuzione della portanza, e potrebbe nascere un reflex nascosto
eccessivo, generato dalle torsioflessioni di una
freccia eccessiva.
Quindi per la maggior efficienza di
planata, e miglior controllo della stabilità non laterale, sarebbe logico fare
alianti tuttala con l’ala a freccia minore possibile, per non dire plank, cioè ad ala diritta?
Si, ma occorre tener conto delle
esigenze della stabilità sui 3 assi, esigenze che con l’ala a freccia si
risolvono meglio, anche per la stabilità longitudinale, purché la freccia non
sia eccessiva, direi mai oltre 40° per il bordo anteriore della semiala alla
radice, e sottinteso sempre senza nasi prolungati anteriormente alla corda alla
radice alare.
5. Il reflex, o diedro longitudinale, dovuto anche nascostamente allo svergolamento delle
parti interne delle estremità alari, è principalmente imputabile
all’inclinazione con incidenza negativa delle 2 alette esterne, talora da me
denominate pseudowinglets, e talora derivette convergenti, secondo l’inclinazione sotto la
semiala e quindi secondo l’incidenza al vento relativo, incidenza dipendente
dalla inclinazione “prefissata” dell’aletta, determinata dalla piega della
parte di semiala “fissa”, in corrispondenza della sua “tip”.
Con scarsa inclinazione e bassa
incidenza l’aletta è principalmente deportante e detta pseudowinglet.
Con grande inclinazione, tale da
raggiungere talora la massima resistenza senza deportanza, essendo convergente,
continuando l’inclinazione fino a porre l’aletta sulla verticale si può
ottenere un effetto timone (rudder) per il controllo
dell’imbardata (yaw) e perciò l’aletta in tali
condizioni è talora detta derivetta convergente.
In tutti i casi dei Giano, e simili,
la convergenza essendo nel senso di moto, lo svergolamento, tramite piega
diagonale del BE della tip per generare l’aletta, è
anteriore ad inclinazione negativa, cioè diretta in basso, sotto il piano della
semiala.
Nei tuttala a svergolamento anteriore
il reflex è positivo solo quando esiste una buona freccia positiva,
che sposti il CP dell’aletta dietro al CP della parte interna, o centrale,
della semiala fissa. Se la freccia fosse inversa (o negativa) lo stesso
svergolamento potrebbe creare un reflex negativo, occorrerebbe valutare
diversamente i rapporti tra le superfici aletta/semiala, rivedere le
inclinazioni etc. per volare bene, ma il caso della freccia inversa non viene
contemplato in quest’articolo, mentre era trattato nella parte terza della mia
Configurazione tuttala.
Nei tuttala “plank”, che sono quelli senza
freccia, il reflex delle alette potrebbe divenire negativo ed il plank picchierebbe subito a looping inverso. Anche i
tuttala “plank” non vengono qui contemplati, mentre
c’era l’idea nella parte quinta,
scrivendo dei miei tuttala tipo H.
6. Freccia e stabilità direzionale. Come già notato, all’aumentare della freccia aumenta anche
la stabilità trasversale, nel senso che, mentre la freccia stabilizza
l’imbardata, agendo frontalmente nei riguardi della stabilità laterale a
correggere un’imbardata, la freccia agisce anche contrastando un eventuale
rollio in presenza di scivolata trasversale, come se ci fosse un diedro alare
trasversale (o diedro frontale che dir si voglia), e tuttavia creando anche un’imbardata inversa. Mancando le vere e
proprie derive, nei tuttala si può incorrere nel dutch
roll (v. avanti), per eccesso di diedro trasversale
od eccesso di freccia positiva, con contro rollio ed imbardata inversa
eccessivi.
Gli alianti tuttala a bassa velocità
sono forse l’unico caso degli aeromobili per i quali la freccia positiva sia
determinante per la stabilità direzionale già senza derive; naturalmente poi se
si aggiungono le derive il discorso si complica, più o meno agendo contro il dutch roll, addirittura
eliminando il dutch roll,
ma potendo arrivare all’instabilità in spirale in picchiata per eccesso di
deriva.
A bassa velocità la freccia positiva
aumenta la resistenza indotta ed è negativa per l’efficienza, ma talora tale
freccia è indispensabile per la stabilità longitudinale e direzionale.
Resta il fatto che, mentre la freccia
positiva stabilizza l’imbardata normale, contemporaneamente
destabilizza il rollio, questo indicendo
un imbardata inversa, come per l’aumento di ogni rollio comunque procurato, da
un colpo di vento o dagli alettoni: occorre non trascurare l’entità di tale
imbardata inversa, che eventualmente va ad aggiungersi, contrastando l’effetto
bandiera delle derive, quando presenti.
Probabilmente questa è anche la causa
della maggior parte dei dutch roll
spontanei in planata diritta dei tuttala a freccia, con derive scarse, o senza
derive, ma freccia o diedro trasversale eccessivi, reagendo troppo ad un minimo
soffio di vento trasversale, tenendo comunque presente che è fondamentale la
posizione del centro di spinta laterale del tuttala, come descritto avanti nel
capitolo Eccesso di deriva.
7. La velocità e la direzione di lancio possono essere determinanti per la planata. Vedere
anche il sotto capitolo 27.
Per i tuttala di cartoncino occorre una velocità e direzione di lancio
quasi come quelle di planata.
Con giusta clip e giuste pseudowinglets, se
si lancia troppo adagio, il tuttala picchia, però, raggiunta la vel. di intervento stabilizzante
dovuto alla deportanza delle alette e/o alla presenza di altro eventuale
reflex, il tuttala, poniamo controvento leggermente risultando cabrato, si
risolleva e poi effettua una planata seduta
lunga/lunghissima alla sua propria velocità (purché ben centrato,
per creare la giusta portanza alla giusta incidenza e reflex).
I centraggi possibili variano entro
un ristretto campo di accettabili incidenze dell’ala e di reflex delle alette
di estremità, come già trattato nelle precedenti parti di questa mia monografia
Configurazione tuttala, e verrà approfondito in questa nona parte, fino al
riepilogo finale (capitolo 25).
Invece, se si lancia troppo a forte o verso l’alto, come un giavellotto, il
tuttala, precedentemente ben centrato per planata tesa, cabra e poi al culmine
di uno stallo può precipitare male, a meno che non abbia una quota sottostante
sufficiente per rimettersi in una buona planata (occorre almeno qualche metro
di altezza).
Tuttavia, se la clip fosse eccessiva, si potrebbe lanciare il tuttala
molto forte, verso l’alto o addirittura in verticale?
Sì, ma poi il tuttala, quand’anche
non “s’incartasse” giravoltando magari malamente fino a terra, una volta finita
l’energia del lancio ed una volta stabilizzato ad una sufficiente quota, da
tale altezza picchierebbe comunque, per l’eccesso del peso della clip.
“Incartarsi” qui significa fare imprecisabili giravolte prima di stabilizzarsi.
Dunque sono da evitare i decolli a razzo
a spinta manuale.
Forse peggio, si potrebbe pensare a
lanci a fionda elastica. Occorre
creare un gancio sul cartoncino per agganciare l’anello della fionda. Si
potrebbe fare molto semplicemente facendo un foro sulla mezzeria alare, in
posizione avanzata rispetto al CG. Si potrebbe infilare nel foro un semplice
gancio ad S di filo metallico, magari perfezionato lo stesso filo con un contro
gancio da infilare in un altro foro del cartoncino, o avanzato o meglio
arretrato rispetto al primo foro, purché il foro di tiraggio risulti sempre
anteriore al CG, ovviamente senza pretendere che il cartoncino resista come per
i lanci manuali senza fionda. Non ho mai provato alcun tipo di fionda, perché
non ritengo i miei tuttala come se fossero sassi, oppure se fossero frecce, da
tirare con archi, balestre e catapulte.
8. Lanci forti.
Non ostante la premessa, il tuttala
di cartoncino potrebbe essere lanciato molto forte, sostanzialmente in 3 modi diversi
e con diverse angolature di salita, sempre il più forte possibile e verso
l’alto, senza rotazioni della mano durante il lancio. Poniamo ad esempio 45° in
salita, reggendo il tuttala, non capovolto, con la mano destra, per lanciatori
non mancini.
L’extradosso
alare deve essere sempre superiore, se il lancio avviene contro vento si alza
la pendenza iniziale.
1) (tiro rovescio) partendo con il
braccio di lancio a sinistra, inclinato verso l’interno basso del lanciatore,
tenendo il tuttala per la semiala destra, inclinata pure circa 45° verso
l’alto: il tuttala sale al max. 6 m, indi “s’incarta”, poi inizia la planata
diritta solitamente a circa 6 m dalla sinistra del lanciatore, tornando
indietro. La cosa potrebbe ricordare in parte un lancio di boomerang con
ritorno, ma credo che questo lancio sia scorretto per un lanciatore di tale
boomerang, inoltre potrebbe essere scorretto anche per un Batgiano,
come descritto al punto seguente.
2) (tiro dritto) con il braccio a
destra, sarebbe possibile per il lanciatore fare lui giravolte come nel lancio del disco, tenendo il tuttala
per la semiala sinistra: non credo si possano superare i 6 m di altezza
raggiungibile, credo che il tuttala “s’incarterebbe” prima, poi inizierà a
scendere in direzione ambigua, penso perlopiù a destra del lanciatore, se il
lancio era con ali inclinate circa 45° a destra, verso il basso. Varrebbe la
stessa nota del n°1) per il lanciatore esperto di boomerang agonistico e per i Batgiano.
Attenzione che, sia per il punto 1
che per il 2, si potrebbe imprimere anche una rotazione aggiuntiva, dando un
colpo di frusta con la mano prima del rilascio della semiala.
Io ritengo tale frustata non solo
sfavorevole, ma decisamente errata.
Io non vedo il tuttala come un
frisbee, ma piuttosto come un disco di atletica; nel frisbee la rotazione è
fondamentale, mentre nel lancio del disco da atletica la rotazione esiste sul
lanciatore, ma credo che quasi non esista nel disco lanciato, che procede
soprattutto per la forza di lancio applicata nel baricentro del disco, senza
momenti rotatori (spin), nel momento dello sgancio.
Probabilmente succede così anche
negli alianti F3K – DLG, ai quali tuttavia succede immediatamente anche l’uso
del radiocomando.
Riguardo ai tuttala RC esclusivamente
da volo libero, lanciabili a mano, nel forum Barone Rosso si sono già
affrontati argomenti molto interessanti, quindi rimando a:
https://www.baronerosso.it/forum/categoria-f3k/133713-tuttala-si-o-no.html
3) tenendo il braccio in alto sopra
la testa, come per il lancio del giavellotto, o sasso, o freccia, a missile senza ritorno, tenendo il
tuttala a centro ala, difficile a dire quale sarà l’altezza di stallo e la direzione
di planata…forse con un lancio diritto manuale si può arrivare a 6 m, con forte
scampanatura al culmine. Forse meglio provare in alternativa con una fionda…
Le 2 modalità di lancio successive, con rotazioni allo sgancio, sono adatte soltanto per i boomerang e forse i frisbee, ma errate per i tuttala. Vengono citate solo per assurdo.
4) (boom dritto) tenendo il braccio in alto sopra la testa, ma reggendo il tuttala per la semiala sinistra, inclinata circa 45° verso destra (semiala destra in alto), in modo da imprimere una rotazione al tuttala, almeno nella traiettoria ascendente verso destra, come un disco ruotante; credo che ci si avvicini ai tipi di lancio ideali dei boomerang con ritorno agonistici, infatti il boom. descriverebbe una traiettoria ellittica, ritornando dalla sinistra del lanciatore verso il lanciatore stesso. L’angolo di lancio rispetto alla verticale potrebbe variare da 30° a 60°, allo scopo di ottenere il ritorno. La direzione di lancio è come per il n°1), ma il senso di rotazione antioraria (guardando il boomerang da sopra) nel n° 4) è il contrario del senso di rotazione del tiro n° 1), che invece dovrebbe essere orario in fase di accelerazione, ma dritto allo sgancio, senza rotazioni del tuttala allo sgancio; la rotazione può dipendere anche dal colpo di frusta che si può dare con la mano, in aggiunta al movimento del braccio destro, come descritto nei vari punti.
5) (boom rovescio) braccio in alto analogo al n°4), ma reggendo il tuttala capovolto rispetto alla 4), cioè reggendolo per la semiala destra, comunque con l’extradosso dell’ala sopra, ala inclinata circa 45° verso sinistra (semiala sinistra in alto), il tuttala, se fosse un boomerang, dovrebbe ascendere verso sinistra ruotando fortemente in senso orario (guardando il boom. da sopra), con ritorno dalla destra del lanciatore verso il lanciatore stesso. Il lancio a boomerang n°5) dovrebbe essere più scomodo del n°4), sempre per lanciatori non mancini. La direzione di lancio del n° 5) potrebbe essere come quella del n° 2), però nel n°2, come nel lancio del disco, non dovrebbe esserci alcuna rotazione impressa al tuttala nel momento dello sgancio dalla mano, dovrebbe esserci una direzione dritta, dopo una rotazione antioraria in accelerazione del braccio (sempre guardando il tuttala da sopra le ali).
Con un tuttala non fate mai né il lancio
n°4 né il 5.
Tranne che per il punto n° 3), cioè
esclusivamente a missile, per tutti i lanci imprimenti rotazioni per baricentro
e reazioni aerodinamiche decentrate rispetto al punto di rilascio, generanti
momenti rotatori, cioè i n° 1 & 2 con frusta manuale, e maggiormente i n° 4
& 5, a differenza dei boomerang, i tuttala di cartoncino, se iniziano a
girare sull’asse di imbardata, perlopiù “s’incarterebbero”, quindi i suddetti
n° 1,2,4,5 non sarebbero realizzabili in rotazione baricentrale…soprattutto
perché, mentre nei boomerang le 2 corna sono messe come le pale di un elica,
nei tuttala le 2 semiali sarebbero l’una per il senso
di rotazione contrario dell’altra.
Per evitare flessioni sconvolgenti
delle semiali, potrebbe essere opportuno aggiungere
delle piegature del cartoncino, come longheroni di rinforzo, utili per
l’irrigidimento dell’ala durante la forte salita, piegature che però inducono
inutili grattacapi al progettista, in quanto sono aerodinamicamente perlopiù
dannose. Tutti i miei modelli nati con tentativi di pieghe addizionali uso
longherone sono stati poi eliminati, in quanto risultati inefficienti.
9. BATGIANO. E’
forse meglio, senza fare piegature strane, fare la corda alla radice piuttosto
elevata, per contrastare la chiusura delle semiali
nel lancio forte, come nella foto a sinistra, di 2 modelli denominati BATGIANO
(apertura 236/160 mm, con clips lunghe rispettivamente 41/29 mm, corde alla
radice 80/83 mm), modelli che possono anche ricordare vagamente un B2 Spirit, immaginato senza gli scavi per i motori, oppure un
F117, questo senza derive. Tuttavia l’ala centrale praticamente a delta rende
l’efficienza bassa, sebbene le estremità dell’ala prolungate in fuori possano garantire
talora una miglior planata. Ho riscontrato in pochi casi di planata a seduta
lunghissima un’efficienza circa 8, eccezionale per lo scarso allungamento
alare, soprattutto del modello piccolo. Tali tuttala planano perlopiù diritto,
con efficienza solitamente < 6 per il piccolo, massimo 7 per il grande,
comunque sempre meno dei classici Giano di pari apertura. Con corda elevata
alla radice alare e clip che deve essere abbastanza lunga (più dei Giano) è
facile che le semiali dei BATGIANO risultino in incidenza
asimmetriche e quindi spesso planano con
virate finali, inoltre possono
presentare qualche dutch roll,
pur attenuato dal diedro trasversale ridotto, o con diedro addirittura
costituito quasi da 2 anedri ellittici, per la natura
del cartoncino utilizzato: intendo per anedri ellittici
la forma del diedro trasversale delle ali dei primi deltaplani, a 2 triangoli
accoppiati nell’ala di Rogallo, cioè ala a diedro
positivo centrale leggermente incurvato in basso verso le estremità, con
intradosso trasversalmente concavo: in pratica nei BATGIANO esiste un’ala
centrale pure a gabbiano, ma al centro debolmente conformata tale, reggente
alle estremità le 2 alette convergenti e determinanti nel complesso
un’importante ala di gabbiano. Attenzione che gli scarsi dutch
roll nascono soprattutto per differenze di incidenza
delle semiali, come sarà meglio analizzato più
avanti.
Torno a scrivere che sono in ogni
caso da evitare i decolli a missile, tantomeno a boomerang ruotante, mentre
la larga coda centrale con bordo di uscita a freccia negativa è praticamente
superflua ai fini dell’efficienza di planata, inoltre è praticamente inutile ai
fini della scarsa direzionalità diritta dei BATGIANO di cartoncino, laddove
invece la coda si è dimostrata utile nei tuttala militari “veri” e più
affusolata nei tuttala Horten, per altri svariati
motivi. Il riferimento ai pipistrelli è puramente casuale, poiché essi volano
certamente meglio dei BATGIANO, perlomeno a livello di pilotaggio; inoltre non
ho mai visto animali volanti, in particolare nottole, ruotare come trottole in
volo.
10. Stabilità sui 3 assi in generale.
Anche nei Giano in particolare, una
cattiva stabilità longitudinale può influire di riflesso anche su quella
trasversale, nel senso che, siccome ogni tuttala di cartoncino plana spesso
seduto, cioè quando si sostiene a relativamente bassa velocità per un reflex
eccessivo, ma con CG comunque avanzato, comunque volando lento ad alta
incidenza alare (al limite superiore di portanza per la lastra piana vicina
allo stallo), in caso di un colpo di vento trasversale e contrario, quindi a
più bassa velocità che faccia stallare verso la tip
una semiala, per sua incidenza massima superata e suo stallo asimmetrico, ne
può risultare una vite a spirale incontrollabile. In questo caso, per planare
stabilmente, spostare indietro il CG, ma con reflex minore, quindi nei tuttala
Giano con pseudowinglets alzate quasi orizzontali e
clip poco più leggera; lo stallo non avviene subito, per l’incidenza precedente
della semiala minore, intanto la clip ed il reflex fanno picchiare a maggior
velocità fino a ripristinare l’incidenza di giusta planata, a meno che il vento
non persista perfidamente.
Mi sono venute queste strane idee
dopo aver letto Stallo d'ala
violento e vite senza fine - BaroneRosso_it - Forum
Modellismo.
Lo stallo verso la tip
della semiala rastremata, che quindi peggiora nelle ali a delta o a forte freccia,
non è però l’instabilità a spirale
per eccesso di deriva, che tra l’altro nei tuttala può mancare del tutto, e
nemmeno il dutch roll, v.
avanti, mentre tutte tali instabilità direzionali possono avvenire a qualsiasi
velocità.
Infatti a qualsiasi velocità può
avvenire soprattutto il dutch roll,
che però non è influenzato dalla stabilità longitudinale, come pure
l’instabilità a spirale non ne è influenzata.
Però se il
CG è troppo avanti, quasi da far picchiare il tuttala, può nascere il dutch roll ad alta velocità, se
la semiala di cartoncino abbassata per qualsiasi motivo reagisce elasticamente
flettendosi molto e dando un colpo di frusta a rollio contrario, che si somma
alle altre cause più specifiche di innesco del dutch roll (v. avanti).
L’instabilità
a spirale nei tuttala può avvenire anche in assenza di derive macroscopiche,
perché il fenomeno si svolge comunque in un ristretto campo della superficie
laterale, campo piccolissimo in altezza, ma pur sempre potenzialmente potendo
presentare un suo centro di spinta laterale più alto rispetto al baricentro del
tuttala, soprattutto quando le semiali possono
flettere sotto la spinta del vento: in questo senso l’ala di gabbiano dei Giano
con alette relativamente abbassate in configurazione MIX si è dimostrata utile
al Pordoi, avendo il centro di spinta laterale sotto
il CG, in concomitanza di una stabilità trasversale particolarmente pure utile
ed efficace (v. avanti al capitolo Overbanking e roll out).
Un CG
avanzato in generale sembra migliori sempre le planate (come il famoso detto
“modello picchiato modello salvato”), ma in realtà non è sempre così.
Mentre negli
alianti convenzionali il CG viene posto solitamente al 30% della corda media
aerodinamica, nei tuttala si consiglia il 18%, ovviamente implicitamente
sottintendendo un adatto reflex delle alette delle tips,
o la presenza sulle semiali di un reflex nascosto
dalla tipologia del cartoncino. Nei Giano, ed ove fosse difficile individuare
la corda media aerodinamica, la strada maestra è provare in volo diverse clips,
poi eventualmente procedere a successivi refilamenti
del cartoncino, determinanti spostamenti del CG e del CP, da farsi in modo
oculato. Purtroppo per gli alianti tuttala i bracci di leva per la stabilità
longitudinale sono perlopiù cortissimi ed una minima variazione delle portanze
e dei loro punti di applicazione può determinare variazioni di assetto
pericolose, per cui è necessario che la stabilità longitudinale per una planata
maestosa sia affidata soprattutto ad un giusto margine statico, più elevato che
nei veleggiatori convenzionali, però unitamente anche ad un corretto reflex ed
ad una attentissima valutazione del diedro trasversale.
11. Refilamenti con tagli di forbice influenti
soprattutto sulla stabilità longitudinale dei tuttala, a pari clip (oppure a pari rotolino, che non si
possa o voglia migliorare, o sostituire, con clip), clip che non si voglia, o non si possa, sostituire.
Per tali refilamenti si può agire
di forbice sulla forma in pianta delle semiali,
ritagliandole piegate assieme ed operando, a piccoli gradi, una:
1.
riduzione di tutto il bordo anteriore delle semiali
(pochi mm) = tuttala risulterà tendenzialmente picchiato per aumento leva clip
più lontana dal CG. E’ forse il ritaglio più facile da fare e con risultato
sicuro, procedendo gradatamente con piccoli ritagli ripetuti dopo ogni prova di
lancio insoddisfacente.
2.
riduzione della superficie solo sul bordo anteriore anteriore solo delle alette = tuttala risulterà picchiato,
però aumentando la freccia a sciabola delle alette, si può attenuare
leggermente la picchiata
3.
riduzione sup. alette posteriormente (con
loro freccia a roncola ) = tuttala risulterà più picchiato per alleggerimento
coda e più picchiato per accorciamento braccio leva clip con minor deportanza
delle alette
4.
riduzione solo del bordo uscita delle semiali,
possibile talora con aumento della freccia alare, tuttala risulterà più
picchiato? NO. Baricentro avanza con centro pressione, questo può avanzare più
del baricentro, quindi il tuttala perlopiù tende a divenire cabrato, anche per
la deportanza alette che risulteranno più indietro, però siccome si riduce il
peso in coda, il tuttala potrebbe non cabrare, anzi addirittura tendere a
divenire leggermente picchiato…(forse soprattutto nei casi di ali a delta con tips a freccia poco pronunciata = BATGIANO, quando viene
tagliato il bordo d’uscita delle semiali tutto
parallelo e coinvolgendo nel taglio anche il BU delle alette).
Ovviamente
ogni refilamento comporta una riduzione di superficie
portante globale, quindi perlopiù aumento del carico alare, sebbene la
contemporanea riduzione di peso, o la riduzione di superficie deportante delle tips, possano mitigare tale effetto, siccome maggior carico
alare comporta un aumento della velocità di planata a pari efficienza, o
possano determinare mutamenti dell’efficienza aerodinamica, anche per mutati
valori delle resistenze delle parti interessate ai refilamenti
del cartoncino.
12. Cartoncini o carta.
Se il cartoncino è troppo “gnucco”, cioè plastico non elastico, o di spessore troppo
alto da essere troppo rigido e non flettersi, in volo può non stabilizzare le
eventuali virate, per mancanza di diedro trasversale della V centrale delle semiali non abbastanza flesse, sebbene intervenga sempre il
diedro negativo delle alette terminali ben posizionate in anedro.
Ogni elasticità/plasticità dei
materiali richiede adatta configurazione dei diedri; anche soprattutto in
funzione dell’ottenimento dell’eventuale reflex (= diedro longitudinale) nascosto, talora
indispensabile per la stabilità longitudinale, reflex nascosto ottenibile
soprattutto quando il cartoncino è torciflessibile
molto elasticamente. Da questo punto di vista un cartoncino troppo plastico e “gnucco”, che resti schiacciato dopo eventuali ritocchi
manuali, senza reagire elasticamente per tornare tendenzialmente nella
condizione iniziale, potrebbe essere peggio di quello elastico, che invece di
solito può essere comunque ultraforzato oltre lo
snervamento, fino ad assumere e mantenere la posizione ritenuta utile per le
stabilità, magari proprio sfruttando le flessotorsioni
per ottenere in volo un reflex in apparenza nascosto da fermo. Può sembrare che
“gnucco” sia più facile da gestire, ma solitamente
per me esso reagisce male ad eventuali correzioni successive, mentre un
cartoncino elastico e non rigidissimo tollera maggiori snervamenti per
adattamenti delle incidenze, mantenendo la posizione imposta manualmente per i
successivi voli. In senso contrario all’elastico, un cartoncino ideale non deve
nemmeno essere floscio quasi come un foglio di carta, con la quale si può però
lo stesso tentare di fare un tuttala, con clip leggerissime ed altri problemi,
chiusura delle ali e/o frillamenti, v. sotto.
Pertanto la stessa sagoma alare
ritagliata di un tuttala realizzato con materiali diversi richiede sempre
opportune considerazioni e successivi adattamenti sperimentali, prima di
raggiungere voli ottimali.
Se il cartoncino è di grammatura
sotto 180 gr./m2, in qualche configurazione alare
allungata, può frillare...tanto
più se l’ala è di normale carta 80 gr./m2.
Il verbo frillare
ed il termine frillamento
furono da me introdotti nella Configurazione
tuttala, parte seconda, soprattutto per ali allungate di carta.
Se l’ala frilla
in volo, si può eliminare il frillamento aggiungendo al bordo d’entrata dei drooperons o droops di larghezza
minima...più che altro per irrigidire il bordo d’entrata alare, intendendo per drooperons delle semplici striscie
di carta espanse dalle semiali in fase di taglio
iniziali e piegate in avanti sotto il bordo d’entrata, con l’avvertenza che, se
l’incidenza dei droops è negativa minima, i droops possono fungere quasi da slats,
cioè con aumento di portanza alare, mentre tra – 45° e via, fino a rivoltati
indietro sotto l’ala circa a + 60° fanno picchiare per la maggior resistenza
del bordo d’entrata, mentre tra + 60° e 0° indietro (cosa questa però
impossibile da ottenere senza incollare i droops
all’intradosso) i droops potrebbero comportarsi come
un’aletta canard, facendo cabrare i tuttala, oppure rivoltati appunto
completamente fino a + 1°, ottenibile usando nastro adesivo tra droop e intradosso della semiala, i droops
potrebbero migliorare la portanza complessiva della lastra piana, con scarsa
tendenza al cabra. Sono tutte cose da vedere in pratica.
Consiglio comunque di non usare la
carta, bensì solo
cartoncino bristol da disegno standard circa 200 gr. /m2, possibilmente
elastico rigido e liscio (o anche ruvido, ma) da entrambi i lati, perché se
esiste solo un lato del foglio di cartoncino
goffrato (per ottenere la ruvidità utile per il disegno) unidirezionale l’elasticità cambia
sopra/sotto l’ala e cambia secondo la direzione di goffratura, il che obbliga a
studiare bene il foglio prima di tagliare e piegare, per non trovare brutte
sorprese in volo, magari per la mancanza di un reflex nascosto, o per flessioni
anomale, dovute alla direzione della goffratura del cartoncino.
13. Overbanking
e roll out.
Riprendo
alcune note sulla stabilità direzionale, intesa come insieme di quella laterale
e trasversale, note solo accennate nella pagina inerente Giano di cartoncino.
Nella derapata orizzontale automobilistica
l’auto ruota più della curva, nella deriva
nautica la barca si sposta lateralmente, perlopiù parallelamente alla direzione
di marcia, nello scarroccio nautico
la barca procede con la prua ruotata e quindi va diritta su rotta
angolata…Anche nella virata aerea possono succedere le stesse cose ed in più
l’aereo può andare anche su e giù, e girare più o meno inclinato sul piano di
rotazione, secondo un angolo di inclinazione detto angolo di bank.
Nel famoso
caso del Pordoi c’era un “volo favoloso ed
indimenticabile”, con tendenza talora all’“overbanking”
(eccessiva inclinazione in virata stretta) contrastata dalla posizione del
baricentro basso dell’ala di gabbiano, con risultato pratico di volare anzi
mediamente in leggero “roll out” (allargamento della virata tramite rollio contrario),
probabilmente alternato con picchi di elevato “overbanking”,
sempre senza capovolgimenti, nell’ipotesi di mantenimento dei diedri senza
flessioni (?) delle semiali, ipotesi invero molto
poco realistica, nelle condizioni metereologiche del Pordoi.
Non escludo che alcune flessioni alternate abbiano contribuito non poco alle
virate in apparenza quasi stabilizzate, ma probabilmente appunto stabilizzate
forse con flessioni alternate delle semiali,
flessioni non ben percepibili alla vista. Il tuttala volava come nella tromba
d’aria di un tornado, sempre più lontano da me, dai 40 ai 200 m di distanza.
Forse aveva anche dutch roll
in virata? V. avanti, ma non sono in grado di precisare tale evenienza.
Mi è rimasto
qualche dubbio appunto riguardo al ”roll
out” medio dei giri in ascendenza, con angolo di “bank”
circa 45° e diametro delle spirali forse in aumento da circa 20 m fino a forse
40 m, all’entrata nei cumuli finali soprastanti. Occorre tener presente le condizioni meteo
paurose e fortunose insieme, con vento molto forte verso la Val di Fassa ed in
contemporanea termica fortemente ascendente oltre la cima del Sass Pordoi. Il tuttala era ben
centrato e predisposto per andare diritto, appena lanciato è andato in “hanging” (impiccato
sospeso fermo quasi controvento, ma con il vento di bolina), ma il vento l’ha
presto indotto a girare a sinistra, con il vento alle spalle, quando
evidentemente l’ala di gabbiano non era sufficiente a contrastare la scivolata
ed il “roll”, almeno finché non è subentrata l’elasticità
del cartoncino, credo in modo determinante una reazione fortunosamente
antistallo asimmetrico in virata…perlomeno in ogni singola fase dei giri
eseguiti. Durante ogni giro Giano passava dal vento a favore al vento contro,
inframezzando ogni 90° due sensi di vento trasversali diversi sulla medesima
direzione, alternando quindi vento in poppa, al lasco, bolina, controvento per
spinta peso, bolina contraria, lasco contrario, vento in poppa.
Al Pordoi Giano ha volato in tutte le condizioni su
traiettoria quasi circolare a diametri crescenti, ovviamente alternando e
variando le velocità. Ho l’impressione che la stessa termica avesse un
andamento ciclonico (antiorario). La velocità del vento, da me pensata
inizialmente circa 8 m/sec., era forse ben superiore,
forse 16 m/sec.; la sua direzione proveniva più probabilmente da ovest,
piuttosto che da nord, quindi in parte il vento era risalente dalla Val di
Fassa, come la termica, lambendo la parete del Sass Pordoi e ciclonando verso la Val Lasties, però di ritorno verso la Val di Fassa.
Per meglio capire quanto avvenuto,
osservo che in condizioni di aria calma (certamente non nel caso Pordoi) l’overbanking di Giano, a
virate imposte da una configurazione alare prefissata, rimane sempre
normalmente abbastanza ben inibita dalla conformazione ad ala di gabbiano con
freccia positiva e difficilmente si superano angoli di bank
in virata superiori a 45°, a meno che le semiali
siano disposte moltissimo asimmetriche e l’aeromodello sia anche disposto così
erroneamente cabrato, da poter entrare in vite per stallo asimmetrico.
Resto
pertanto indotto a pensar bene, ma comunque meravigliato, della magnifica
stabilità della configurazione Giano/MIX 20° mantenuta nelle condizioni “quasi
impossibili” del Pordoi!
14. Note di pilotaggio,
inteso come predisposizione manuale prima
del lancio (note già
introdotte nella pagina Giano, per scervellare il lanciatore, che resterà
appagato quando riscontrerà dopo il volo che le sue elucubrazioni erano
esatte).
Io aborro l’acrobazia
(a motore) e desidero i miei tuttala solo come alianti efficienti e stabili,
che non vogliano assolutamente rischiare in frullini (snap
rolls) o relative diavolerie (tonneaux
e barrel rolls). Pertanto
quando parlo di virare intendo accettabili angoli di bank
fino a 45°. Arrivare a coltello mi pare un pericoloso esibizionismo, certamente
non realizzabile in aerei civili, in particolare tuttala civili, ove pare che
sia orientato il futuro.
Per
effettuare una virata decente occorrerebbe usare tutti e 4 i comandi: alettoni,
timone deriva, elevatore, motore; cosa che sugli aeroplanini di cartoncino non
si può fare. Come norma generale senza motore ed elevatore, in volo diritto
planato, passando a virare con alettoni e/o deriva, l’aereo scende su pendenza
maggiore della diritta, sempre con rollio iniziale (?), mantenendosi dopo il
rollio con un angolo di “bank” costante, senza
intervenire ulteriormente con gli alettoni o con il timone della deriva
eventuale. La virata non sarà mai piatta se non si interviene con l’elevatore
ed il motore.
Nei tuttala si può usare una sola
semiala “fissa” correggendone la portanza, tramite una forzata incidenza
manuale, per virare decentemente?
Sì, ma non sempre decentemente. In
riferimento al punto 3) delle correzioni possibili di pre volo per Giano, è una
soluzione possibile, ma non scevra di ulteriori problemi, oltre alla difficoltà
di dosare manualmente la nuova incidenza adatta di una sola semiala di
cartoncino.
Attenzione che il caso si accentua
nei modelli piccoli (apertura alare sotto 200 mm) e con l’ala allungata
(allungamento oltre 6), magari per di più col cartoncino snervato, perché può
risultare in qualche caso un volo ottimo ed uno successivo pessimo, solo al
tocco maldestro di una mano su una semiala prima del lancio, talora senza
effettuare svergolamenti decisi!
Lo svergolamento della semiala a
torsione manuale si può fare anteriore, o centrale, o posteriore: cambia
pochissimo la freccia alare, pertanto le modalità di svergolamento sono
ininfluenti riguardo alla freccia, mentre l’entità dello svergolamento è
determinante per gli effetti della mutata portanza/resistenza di una sola
semiala e della sua aletta di estremità.
Oltre che influire sulla virata, una volta raddrizzata la planata, la
cosa può influire anche sulla stabilità longitudinale dei tuttala e influire
sull’efficienza aerodinamica (indice di planata)?
Credo di sì. Se un tuttala plana
diritto ben centrato, volendolo invece far girare, la traiettoria curva sarà
con una pendenza maggiore, indice di peggior efficienza aerodinamica, con minor
portanza e/o maggior resistenza. Durante ogni virata, salvo intervenire con
l’elevatore (o alleggerire il muso prima del volo, nel caso dei miei tuttala),
ogni aereo perderebbe quota.
Poniamo il caso contrario, senza
poter intervenire con l’elevatore, ma potendo intervenire dopo la virata, al
lancio successivo, modificando la clip possibilmente anche per migliorare
l’efficienza, dopo essere passati dalla
virata alla planata diritta, tramite opportune correzioni delle estremità
alari, o dell’incidenza propria di una semiala fissa. Il successivo lungo
capitolo sarà interamente dedicato alla possibilità di migliorare l’efficienza,
dopo aver raddrizzato una virata, in base alla conoscenza di come si è
realizzata la stabilizzazione, cioè in base alla supremazia o della parte di semiala “fissa” centrale, oppure alla
supremazia dell’aletta di estremità (“tip mobile”).
15. Supremazie.
Per semplificare poniamo di lasciar
stare le alette e modificare solo
l’incidenza delle semiali “fisse”, giacché la
loro modifica comporta di conseguenza anche la modifica di incidenza delle
alette collegate alla semiali fisse.
[Se si volesse modificare
direttamente anche le alette, tale modifica potrebbe essere fatta in modo
concorde o discorde da quella delle semiali,
determinando altri svariati casi, infatti la modifica di un’aletta potrebbe
essere fatta in somma alla modifica di una semiala oppure singolarmente,
lasciando la semiala fissa non modificata. Per questi motivi, nei punti
seguenti, ove si pensasse di modicare in somma (o in
alternativa soltanto) anche le alette, per ottenere risultati concordi e
aumentati (o comunque diversi), pensare di effettuare modifiche delle alette
concordi alle modifiche delle semiali, intendendo per
concordi modifiche adducenti a risultati dello stesso senso, ma di intensità
diversa].
Con la suddetta limitazione
semplificativa, esistono in sostanza 2
casi fondamentali: A & B (+ 2 sottocasi secondari
= tot. 4 casi) di risultati del progetto di raddrizzamento della virata
tramite modifica di incidenza di una sola semiala e/o conseguentemente della
sua aletta, per planare successivamente diritto, indi planare con miglior efficienza, se possibile.
I modelli Giano possono essere
costruiti “ad capocchiam”, e poi in tutti i casi
modificati come i seguenti punti indicati Aa, Ab, Ba
& Bb. All’interno dello stesso punto esistono
infinite possibilità di correzione manuale, e di successivo miglioramento solo
con una diversa clip, sebbene la configurazione MIX 20° sia generalmente già la
migliore, senza modificare la clip, una volta ben dimensionate le alette, come
avanti descritto.
Le seguenti considerazioni teoriche
cercano di spiegare perché non ho trovato (forse solo per mia ignoranza) una
norma di progetto assoluta, sebbene il caso Aa mi sia parso perlopiù migliore
del caso Ab, questo del Ba ed il Ba
mi sia parso migliore del Bb, ai fini della miglior
efficienza ottenibile in stabilità longitudinale, con le minori resistenze
aerodinamiche possibili.
Per evitare ambiguità di riferimenti,
s’intenda:
·
A
= modifica della semiala “fissa” interna alla virata, tramite aumento
d’incidenza e portanza, agendo solo dalla sua parte centrale “fissa”, cioè su
quella interna della virata.
·
Aa
= supremazia dell’aumento di portanza della semiala rispetto alla diminuzione
di deportanza della sua aletta, ciò sempre agendo solo sulla semiala interna
alla virata.
·
Ab
= supremazia della diminuzione di deportanza dell’aletta rispetto all’aumento
di portanza della sua semiala, ciò sempre agendo solo sulla semiala interna
alla virata.
·
B
= modifica della semiala “fissa” esterna alla virata, tramite diminuzione
d’incidenza e portanza, agendo solo dalla sua parte centrale “fissa”, cioè su
quella esterna alla virata.
·
Ba = agendo sulla semiala esterna alla virata, supremazia della diminuzione
di portanza della semiala rispetto all’aumento di deportanza della sua aletta.
·
Bb = agendo sulla semiala esterna alla virata, supremazia dell’aumento di
deportanza dell’aletta rispetto alla diminuzione di portanza della sua semiala.
·
a = supremazia di influenza delle parti centrali delle semiali
sulle rispettive alette
·
b = supremazia di influenza di ogni aletta sulla parte centrale della
propria semiala
Ho scritto di variazioni d’incidenza
e solo portanza per semplificare il discorso, ma s’intenda sempre che ad un
aumento di portanza corrisponde pure un aumento di resistenza, e può essere
determinante, es. v. avanti spiegazioni caso Ab etc.
Quando, ad es. per un colpetto di
vento, si rompe l’equilibrio delle forze e dei momenti in volo, interviene la
stabilità (se ben corretta) dovuta alle reciproche reazioni delle alette
“mobili ma prefissate” e della semiala “fissa”. Entrambe le superfici contribuiscono
alla stabilità, ma una delle 2 può intervenire più efficacemente in senso
longitudinale, determinando una più rapida stabilizzazione di planata, dando
quindi subito quasi l’impressione di indifferenza alle forze esterne instabilizzanti, senza poter affermare quale delle 2
superfici abbia la supremazia durante la
stabilizzazione. Tuttavia da eventuali modifiche correttive delle incidenze
credo che si possa arguire quale delle 2 superfici è stata più funzionale ai
risultati della correzione, anche se la cosa può essere ritenuta abbastanza
soggettiva e non immediata, in generale quindi discutibile.
Credo che il miglior risultato venga
raggiunto sostanzialmente tramite una supremazia della parte centrale della
semiala portante (caso Aa), rispetto all’azione dell’aletta stabilizzante con
deportanza o resistenza, in pratica senza eccedere né con errati rapporti di
superfici, né con le forme in pianta alare e delle alette più strane, né con
pieghe reciproche appunto eccessive.
La miglior supremazia può infatti
dipendere soprattutto dal rapporto tra le superfici aletta/semiala fissa, dalla
convergenza delle alette, dalla parte in lunghezza e larghezza di BE della
semiala interessata dalla piega dell’aletta, infine dall’inclinazione
dell’aletta medesima, inclinazione che ne determina l’incidenza al vento
relativo.
Ad esempio un’aletta piccola, con
modesta convergenza ed interessante solo una piccola parte più esterna del BE
della semiala, interessante anche poco nel senso delle corde alari, soprattutto
non inclinata verso la verticale (cioè verso la posizione di massima
resistenza), è nelle condizioni di offrire la supremazia alla semiala fissa
centrale, che in teoria dovrebbe essere portante con poca resistenza, questa
minore della resistenza dell’aletta.
Tuttavia il discorso della resistenza
indotta dai vortici di estremità delle alette è complicato, i vortici sarebbero
migliorabili solo in galleria a vento, certamente non in questo articolo.
Vediamo dunque le 4 tipologie nel
dettaglio, restando nel campo del
margine statico positivo e trascurando purtroppo variazioni di risultati
dovuti ai vortici di estremità.
Aa) Quando
durante il raddrizzamento della traiettoria l’azione è in prevalenza imputabile
alla supremazia della portanza della
parte centrale della semiala fissa (quella che all’inizio è interna alla
virata), poi tale semiala verrà aumentata d’incidenza positiva, lasciando
l’inclinazione della sua aletta immutata. E’ di solito il sottocaso
più comune, quando la portanza della semiala è nata preponderante sulla
deportanza dell’aletta.
Un tuttala che girava ed in apparenza
era centrato in virata, se viene modificato ad andare diritto, può diventare (un poco forse) picchiato,
nel senso di pendenza di traiettoria diritta poco inclinata in basso, ed occorrerà,
o solo si potrà nel campo di escursione CG valido (margine statico),
alleggerire poi pochissimo la clip, per migliorare l’efficienza?
L’influenza della clip può esserci,
ma anche essere minima: aumentando la portanza aumenta anche la resistenza e probabilmente
l’efficienza cambia poco. La portanza complessiva diverrà maggiore di quando
era in virata, ma anche con resistenza globale maggiore, cioè quasi con
identica efficienza, inoltre, se il carico alare resta immutato, la velocità di
planata diritta resta identica.
Una torsione ad aumentare l’incidenza
della semiala fa diminuire anche la deportanza della sua pseudowinglet.
A parità di bracci di leva, con portanza di 1 semiala aumentata e sua coda meno
tenuta giù, la semiala sale ed il tuttala potrebbe diventare (un poco forse)
picchiato dal suo lato, dipenderà anche dalle resistenze e dalla posizione del
centro di pressione, rispetto al baricentro, siccome generalmente il centro di
pressione di una lastra piana dovrebbe arretrare per aumento dell’incidenza.
Per l’equilibrio dei momenti, in presenza di un momento picchiante aumentato,
per compensazione la clip potrebbe diminuire, per arretrare il CG verso il
centro di pressione e planare diritto poco più cabrato, nel senso di pendenza
minore e maggior efficienza, restando nei limiti di tolleranza di variazione
del margine statico, il che comporterebbe anche una variazione del reflex. Di
solito, diminuendo la clip, non si effettua anche la variazione anche
dell’inclinazione dell’aletta, ciò potrebbe essere la causa che, al posto di
una planata diritta sempre retta, si ottiene una planata diritta sovente a
seduta lunghissima a finale cabrato.
Per inciso, il risultato di questo
medesimo sottocaso può essere ottenuto, ma talora con
minor efficacia, come variante del rif. 3 bis) della pagina Giano, lasciando
immutata l’incidenza della semiala fissa e portando l’inclinazione della sua
aletta quasi orizzontale, con funzione tipica di pseudowinglet
poco deportante, comunque deportante meno di prima.
Aumentando l’incidenza di quella
semiala che determinava la virata, quindi diminuendo la deportanza e insieme la
resistenza (o semplicemente diminuendole come solo nel soprascritto inciso)
della sua pseudowinglet che verrà posta quasi
orizzontale, diminuisce anche il reflex della semiala che determinava la
virata, mentre resta alto il reflex della semiala con l’aletta rimasta
abbassata. La media dei 2 reflex è complessivamente minore, quindi il tuttala
viaggerebbe leggermente più veloce e un poco picchiato…
[Riguardo al reflex dei Giano occorre
osservare che le alette di estremità deportanti lavorano esse pure, all’esterno
della zona di convergenza, perlopiù come una lastra piana, pertanto diminuendo l’incidenza dell’aletta il centro si pressione dell’aletta si
sposta sempre avanti, mentre il centro di pressione della semiala fissa,
con aumento d’incidenza del cartoncino, si sposta indietro. Siccome l’azione
della semiala in questo punto Aa) è preponderante su quella dell’aletta, la
posizione del centro di pressione risultante si sposterà leggermente indietro,
anche perché nella zona intermedia di convergenza dell’aletta il centro di
pressione penso che si sposti mediamente su una posizione intermedia di media
importanza, l’aletta in planata normalmente non divenendo mai ad incidenza
positiva. Ivi esiste infatti come un reflex
contrario (o negativo) determinato dall’anedro
longitudinale tra l’aletta e la semiala fissa. In tale zona l’aletta
anteriore e la semiala posteriore piegate assieme mostrano una lastra a 2 piani
incidenti fra loro in diagonale convergente rispetto alla direzione di marcia.
Rispetto al vento relativo, aumentando l’incidenza del complesso, penso che il
CP subisca diverse posizioni, forse anche per la circolazione del flusso verso
la tip; se non ci fosse la parte di aletta esterna
alla semiala fissa, si potrebbe arrivare fino allo stallo della zona di
convergenza dell’aletta, dopo aver attraversato posizioni del CP di zona a
cavallo rispetto alla posizione iniziale, però l’aletta più esterna stallerebbe
prima che nella zona della sua convergenza…
Per completezza di discorso, in una
lastra piana isolata + BU rialzato a metà lastra (condizioni che chiamo ancora
diedro longitudinale), aumentando l’incidenza positiva con aumento di portanza,
il centro di pressione avanzerebbe, resterebbe indifferente, o indietreggerebbe
rispetto alla posizione iniziale, secondo il grado di incidenza del diedro
longitudinale della lastra, e lo stesso accadrebbe anche con incidenza
negativa, generando deportanza; tutto ciò però prima dello stallo in positivo o
negativo, passato il quale il CP arretrerebbe sempre; stessa cosa succederebbe
anche con la lastra piana + BU abbassato a metà lastra (condizione che ho
chiamata anedro longitudinale), sebbene nella zona di
convergenza le 2 lastre combacianti non siano isolate, ma intermedie tra una
parte di semiala fissa e una parte d’aletta]
Ab) Quando c’è
supremazia della geometria dell’aletta
sulla sua semiala, il rendimento di efficienza è generalmente peggiore del
caso Aa).
Può succedere ad esempio se l’aletta
è grande, molto convergente e spinta in diagonale fin quasi alla radice
dell’ala, magari interessando buona parte delle corde della semiala centrale, a
partire dal BE, soprattutto quando l’aletta è posta verso il basso quasi
verticale.
Siccome i rapporti ed inclinazioni
esistenti tra le sup. semiala/aletta modificano il
rapporto tra portanza semiala e deportanza aletta, può esserci quindi un maggior influsso della resistenza
dell’aletta, più grande del
previsto nel sottocaso Aa, al punto che ora, con la
portanza complessiva sulla semiala alzata pur minore della portanza complessiva
dell’altra semiala, viene permesso ugualmente il raddrizzamento della
traiettoria, in quanto la resistenza dell’aletta della semiala alzata diviene
minore della resistenza dell’aletta dell’altra semiala, che si è abbassata con
rollio passando dalla virata alla planata diritta, mantenendo l’aletta
abbassata sempre con maggior resistenza. Siccome in tal caso il momento
picchiante non esisterebbe, in quanto il raddrizzamento sarebbe principalmente
dovuto all’imbardata delle resistenze delle alette, in tal caso non si può
alleggerire la clip per guadagnare efficienza, anzi addirittura potrebbe succedere
che il modello diventi (un poco forse) cabrato, da richiedere un piccolo
aumento del peso della clip, per andare diritto senza moto fugoide o peggio
delfinante, quando le stabilizzazioni vengono ottenute anche da un reflex nascosto, ora imputabile principalmente
alla resistenza della sola aletta abbassata, inducente una flessotorsione
dell’estremità della sua semiala ad incidenza negativa, e non dovute
principalmente alla deportanza diminuita dell’altra aletta dell’altra semiala,
alzata suborizzontale, pur sempre ad incidenza
negativa. Le flessotorsioni sono in funzione della
rigidità del cartoncino, il che rende il tutto abbastanza aleatorio.
[Il risultato dipende quindi,
rispetto al CG, dalla posizione reciproca dei centri di pressione della
semiala, con CP della sua parte interna che indietreggia, e dell’aletta, con CP
che avanza, quando l’aletta viene posta inclinata suborizzontale.
Se il centro pressione aletta avanza
più di quello della semiala, il centro di pressione risultante può avanzare
rispetto alla posizione originaria, dunque avvicinarsi al CG, entro il margine
statico: ciò potrebbe determinare una cabrata del tuttala, poi migliorabile
appunto aumentando la clip nel volo successivo…
Se addirittura il CP globale
raggiungesse il CG e lo superasse in avanti si sarebbe in piena instabilità: il
tuttala potrebbe cabrare senza rimedio o picchiare ponendosi in volo rovescio a
seconda della supremazia rispettivamente delle semiali
o delle alette, queste ultime immaginate con reflex negativo. Una freccia alare
positiva è in pratica sempre necessaria nei tuttala con alette a svergolamento
anteriore. I tuttala “plank”, ad ala senza freccia, o
ad ala romboidale, tipo razza o manta, non tollerano tali alette (v. Configurazione Tipi H), mentre
possono essere stabilizzati con alette a svergolamento posteriore.]
Ba) Con
supremazia della semiala centrale sulla sua aletta, al posto di aumentare
la portanza di 1 semiala si può diminuire
quella della semiala opposta, sempre allo scopo di andare diritto. Succede
il contrario del caso precedente Aa, cioè il tuttala risulterà (forse)
leggermente cabrato in volo diritto, e con una portanza complessiva
minore………………però non conviene, perché aumentare la portanza globale è meglio
che diminuirla sulle singole semiali, ai fini
dell’efficienza in rollio e globale di successiva planata diritta.
Bb) solo quando
ci fosse supremazia dell’aletta sulla
semiala centrale, riducendo la
portanza della semiala opposta alla virata, dopo aver raggiunto la
traiettoria di planata diritta, si può migliorare l’efficienza diminuendo
leggermente il peso della clip, in quanto il modello risulterebbe altrimenti
perlopiù (in assenza di reflex nascosto maggiorato dalla resistenza maggiorata
dell’aletta esterna alla virata) leggermente picchiato in volo diritto (ma il
modello potrebbe risultare anche indifferente o leggermente cabrato per una
maggiorazione di reflex della sola aletta che era esterna), appunto non per
l’aumento di deportanza dell’aletta esterna più abbassata (deportanza che
potrebbe far cabrare), quanto per l’aumento di resistenza dell’aletta medesima,
che ha raddrizzato la virata principalmente agendo d’imbardata, in
contemporanea diminuzione di portanza della parte centrale della semiala, non
compensata da una riduzione del peso della clip, e quindi determinante una
leggera picchiata in volo raddrizzato…………. Tuttavia questa soluzione appare la
meno efficiente in assoluto, perché la portanza globale è diminuita, presumendo
che la resistenza globale sia pure diminuita, ma in percentuale meno della
diminuzione della portanza globale, appunto essendo in supremazia delle alette
di estremità sul centro ala, avendo le alette quindi anche una supremazia di
resistenza………
Nei discorsi precedenti la clip potrebbe entrarci poco: per raddrizzare una virata
aumentando la portanza infatti aumenta anche la resistenza e probabilmente
l’efficienza non cambia molto, cioè, alle incidenze e velocità in gioco, per
incidenze positive la variazione di portanza supera poco quella di resistenza,
quindi migliora l’efficienza, mentre per incidenze negative succede il
contrario, cioè c’è un aumento di resistenza sulla portanza. La cosa mi ricorda
un po’ quel che accade per il differenziale
necessario per gli alettoni posteriori convenzionali (solitamente si lascia
l’alettone interno alla virata più alzato, es. al 100%, mentre si abbassa meno
l’alettone esterno, es. al 50% dell’escursione massima: in tal modo la semiala
esterna porta di meno e offre minor resistenza, mentre la semiala interna
deporta di più e con maggior resistenza, tutto allo scopo di contrastare
l’imbardata inversa dovuta al rollio verso l’interno, rollio ed imbardata che
altrimenti sarebbero eccessivamente rapidi, determinando forse un capovolgimento
dell’aereo in tempi brevi…).
Nelle tips
dei tuttala però occorre operare all’inverso degli alettoni dei convenzionali, cioè diminuire la resistenza di
un’aletta, o aumentare la portanza della sua semiala, per girare dalla parte
opposta, come indicato ai punti 3 & 3
bis della pagina di Giano.
16. Altri metodi per girare o correggere una virata unica (continua, cioè non dutch roll).
Oltre a
quelli indicati ai punti 3 & 3 bis della pagina di Giano e qui sopra
sviluppati teoricamente ai fini dell’efficienza, un altro metodo per virare o per planare diritto, ora in modo più
spiccio, ma solo ai fini del gioco, potrebbe essere quello di spostare la clip o a ds.
o a sin., per virare a differenze di peso
asimmetrico. Ovviamente questo metodo è praticabile solo sui miei modellini di
cartoncino, ma non su aerei “veri”, tranne che sui deltaplani, i quali tuttavia
hanno il baricentro sempre basso, mentre nei miei tuttala la posizione del CG è
discutibile, sebbene sia solitamente bassa, poco bassa sotto l’ala, avendo le 2
derivette abbassate.
Infine un
ulteriore metodo per correggere una virata potrebbe essere quello di effettuare
ritagli assimmetrici
delle semiali, cosa certamente non facile.
Se un modello già (quasi) centrato
longitudinalmente continua a girare, si può operare in svariati modi, in
analogia ai punti Aa, Ab, Ba, Bb,
però variando le portanze/resistenze tramite riduzioni di superfici delle forme
alari. Anche qui si possono refilare solo le semiali
fisse, solo le alette od entrambe, concordemente o discordemente, ottenendo
svariati risultati, che potranno essere ulteriormente corretti
longitudinalmente in diversi modi.
Ad es.
poniamo che un difetto di virata succeda a sinistra; come estrema ratio per
volare dritto si può refilare (poco) solo l'aletta sinistra (non la semiala
sin.), e quasi sempre contemporaneamente refilare pochissimo anche il naso
porta clip, per avvicinarla al baricentro, quando per mantenere la stabilità
longitudinale il modello risulterà picchiato e non si vuol alleggerire la clip
accorciandola direttamente. Occorre tollerare che la zavorra superflua farà
planare pochissimo più velocemente, per il carico alare più alto, rispetto
all’altro possibile caso di una nuova clip accorciata ad essere di giusto peso
minore, quando posta nella precedente posizione immutata, cioè lasciando
immutato il suo braccio di leva baricentrale. Nell’esempio fatto ho condotto
un’analogia al punto Aa, basandomi sulla riduzione della deportanza dell’aletta,
in caso di supremazia della semiala fissa, analogia tutta da verificare; in
realtà l’analogia non sarebbe logicamente corretta, perché ora mi sono basato
sull’aletta, piuttosto della parte centrale della semiala fissa…..;
anche l’ipotesi della supremazia della semiala fissa sarebbe da verificare nel
modello specifico.
Il metodo refilamento
solo dell’aletta della parte interna della virata può essere più efficace dello
svergolamento positivo della semiala interna e/o modifica inclinazione
dell’aletta interna non refilata, che era sotto la semiala, portando solo tale
aletta suborizzontale: tutto dipende dall’entità del refilamento aletta, dello svergolamento semiala, o
dell’inclinazione dell’aletta in questione, inclinazione rispetto alla sua
semiala. Queste 3 cose sono concordi, ma non adducono alla stessa intensità del
risultato.
Anche
refilare solo la parte fissa della semiala opposta alla virata, in analogia ai
punti B, può essere efficace per correggere una virata, sebbene sia difficile
dosare l’entità dei refilamenti, in funzione dei
rapporti esistenti tra le superfici delle semiali e
le alette: in generale, sia per A che per B, siccome l’aletta interna alla
virata è più lontana dal baricentro, anche se è di piccola superficie, essendo
molto inclinata, il suo refilamento potrebbe essere
più influente del refilamento solo della parte fissa
della semiala opposta alla virata. Inoltre refilare un’aletta riduce la
deportanza e la resistenza generale del tuttala, mentre refilare solo una
semiala fissa (esterna alla virata) riduce sì la sua resistenza, ma soprattutto
ne riduce la sua portanza, e quindi riduce la portanza globale del tuttala.
Dunque per raddrizzare una virata disperata sembra più efficace refilare un
aletta, piuttosto che una semiala.
Comunque ogni refilamento
riduce le superfici interessate e le loro portanze/deportanze, ed insieme
resistenze, inoltre sposta il baricentro, a seconda che il refilamento
venga effettuato sul BE oppure BU, magari modificando anche la freccia alare.
Procedere con estrema cautela, refilando il cartoncino di forbice soltanto 1 o
2 mm per volta.
17. Dutch roll.
Del rollio olandese, o meglio rollio
alternato continuo, altalenante a destra e sinistra con scodinzolamento, ho
scritto già nella pagina su
GIANO.
Una vista frontale “gif” di un Boeing 747 (Jumbo Jet) in “dutch
roll” abbastanza esplicativa è stata copiata, spero
senza ©, da https://gfycat.com/agitateddarlingcanadagoose
Il rollio
olandese, evitato di solito deliberatamente negli aerei “veri”, che possono
avere anche “smorzatori d’imbardata” automatici, può essere voluto dal pilota
acrobatico, ma nei miei aeroplanini viene talora innescato automaticamente e
per me è sempre indesiderato.
Il dutch roll è in agguato, ed un eccesso di virata, o di correzioni
eccessive per planare diritto, potrebbero innescarlo facilmente, qualora la
stabilità trasversale prevalesse su quella laterale, ai fini di una buona
direzionalità diritta. Occorre equilibrio in ogni fase del volo, soprattutto
per ottenere una buona stabilità direzionale, in quanto purtroppo ho notato una
facile tendenza al dutch roll
dei miei tuttala senza coda. Addirittura talora manifestatosi in virata, una
volta corretta la virata unica, il dutch roll può non manifestarsi più persino in asimmetria delle semiali in aria calma, ma potrebbe manifestarsi subito con
un briciolo di vento, qualora le semiali non
reagissero subito simmetricamente.
Il rollio olandese automatico
involontario si può ridurre riducendo i diedri alari preponderanti sulla
mancanza di deriva dei tuttala, tuttavia il problema è difficilmente
risolvibile, se non in casi fortuiti, con una fortunata posizione del centro di
spinta laterale.
Un minimo diedro trasversale è ad
ogni modo sempre indispensabile per la stabilità trasversale al rollio casuale.
Il difetto direzionale maggiore, nei
tuttala di cartoncino mal riusciti, è comunemente appunto proprio il rollio
alternato persistente, durante una planata resa diritta.
Non sempre il difetto si corregge
aggiustando i diedri, che è di solito la soluzione più immediata, fino a
rendere l’ala tuttalpiù orizzontale, cioè credo che occorra non fare mai un anedro nel tronco centrale dell’ala di gabbiano, in quanto
con le alette giù si può rischiare il capovolgimento dei miei tuttala!
Quindi, ad ogni modo, in tutti i
casi:
·
Se
volete provare un anedro del tronco centrale dell’ala
di gabbiano, od un’ala a diedro di gabbiano inverso, auguri. Nel seguito
considererò soltanto l’ala dei Giano classici, o riconducibili ad essi,
intendendo, come tipologia trasversale della vista frontale dell’ala, soltanto l’ala di gabbiano classica, con le 2 alette
di estremità piegate sotto.
·
Dapprima
verificare che le semiali siano perfettamente
simmetriche, in quanto un’asimmetria, pur non essendo la causa diretta del dutch roll, può innescare una
virata ed in questa il tuttala può reagire scodinzolando. Una piccola torsione
di una semiala, che farebbe curvare, si può correggere per planare dritto, come
al famoso punto 3) di Giano, oppure inclinando in senso opposto e rendendo
asimmetriche le alette di estremità, come al punto 3 bis), es. alzare aletta
dx. per girare a sin., oppure abbassare sin. per girare sin., oppure anche inclinare entrambe le alette,
tuttavia, ottenuto il volo planato diritto, spesso si può manifestare il dutch roll nella planata dritta.
Eliminando invece la torsione nativa
errata della semiala incriminata, fino a planare diritto senza toccare le
alette, il dutch roll di
solito non si manifesta più nei Giano, anche rispettando le condizioni seguenti, anzi la planata
potrebbe già risultare maestosamente diritta e spettacolare, senza asimmetrie
delle 2 semiali.
·
Per
diminuire il diedro trasversale della V centrale delle semiali,
portandolo tra 1° e max. 8° per ogni semiala, se la clip arriva a stringere
bene il bordo d’entrata delle semiali, appiattendolo
a centro ala, è meglio; si può in tal modo creare anche un diedro longitudinale
nascosto, utile per la stabilità longitudinale.
·
Siccome la freccia positiva equivale
ad un diedro positivo, tale freccia potrebbe peggiorare il rollio olandese. Diminuendo la freccia, al limite
fino ai tuttala “plank”, dovrebbe diminuire il “dutch roll” nelle ali allungate,
tuttavia nelle ali a delta o a corto allungamento, anche con il BE a forte
freccia, il dutch roll
potrebbe non manifestarsi, quando le semiali sono
perfettamente simmetriche e a con diedro trasversale a bassa V centrale
(BATGIANO). In generale per precauzione però direi che è meglio fare la freccia
del bordo entrata semiala non superiore a 25 - 30° e freccia delle alette non
superiore a 45°. Per il bordo uscita direi 15° semiala e 30° alette. Questi
valori angolari valgono soltanto per alette “a sciabola”, cioè quando le “tips” hanno
estremità alari a freccia crescente. Riprendo qui i concetti di sciabola e
roncola, che nella parte settima
avevo riferito alla circolazione del flusso sulle alette a svergolamento
anteriore o posteriore, indipendentemente dalla forma in pianta; qui invece mi
riferisco alla forma in pianta delle “tips”, in
relazione al flusso su alette sempre a svergolamento solo anteriore, ma con
diverse forma in pianta, da determinare flussi analoghi, già nel loro limitato
caso. Se poi si passasse a svergolamenti posteriori, come avviene solitamente
nei tuttala più grandi, ponendo le alette mobili esclusivamente sui bordi di
uscita, ovviamente gli effetti “roncola” delle alette supererebbero gli effetti
“sciabola” di eventuali piante alari ad estremità a freccia crescente, ma tali
casi non verranno qui trattati.
·
18. Pianta “a roncola”.
In controtendenza rispetto al punto immediatamente
precedente, osservate il seguente modello
Cobra, così denominato in onore di un omonimo aliante tuttala di Ghisleri, grande aliante RC, con il quale però il mio
modello (in foto apertura alare 274 mm) ha in comune soltanto la forma in
pianta “a roncola” delle estremità alari.
Per il dutch roll, non penso che la forma “a roncola”
oppure “a sciabola” della pianta delle “tips” incida
in sé stessa diversamente da eventuali altre estremità “a spada” diritta, riferitamente all’andamento delle frecce focali, o più
semplicemente della freccia media, di tutta le varie piante alari considerate,
tuttavia concluderò questo argomento alla fine del presente capitolo 18.
Ritengo che tale pianta a roncola sia un artificio per
ridurre una freccia centrale eccessiva, come pure la sciabola sia un artificio
per accentuare una freccia centrale scarsa, ma si può ottenere lo stesso, e
forse miglior, risultato di stabilità anche con una forma in pianta delle semiali “a spada dritta” adeguate, come lo dimostrano la
maggioranza degli alianti Horten ed i modelli Prandtl-D della NASA.
A parte tale osservazione, portando il centro di spinta
laterale nella posizione più adatta, si può contrastare anche meglio il dutch roll, nei casi appunto che
tale centro sia fuori della posizione necessaria a ridurlo al minimo, in caso
d’instabilità direzionale.
Inoltre per la scelta del tipo di pianta alare possono valere
anche altre considerazioni aerodinamiche, riferentesi al fatto che l’ala dritta
è più efficiente dell’ala a freccia, a bassa velocità, naturalmente senza poi
tener conto della miglior responsabile dell’efficienza di planata, vale a dire
la forma dei profili alari.
Un’ulteriore considerazione sull’impiego della pianta a
“roncola” potrebbe riguardare di cercare di evitare lo stallo di una semiala in
virata in salita, essendo noto che lo stallo inizia prima verso le estremità
della freccia positiva………caso che però nei miei tuttalini,
se centrati e plananti idealmente diritto in discesa, è perlopiù escluso,
tranne che in cabrata in virata occasionale, es. per un colpo di vento, oppure
tranne che nei casi BATGIANO lanciati intenzionalmente a forte.
Escluderei di fare anche eventuali altri modelli richiamanti
i BATGIANO, ma ben diversi, cioè con le”tips”
ritagliate come nei modelli Cobra, in pratica tali nuovi modelli diverrebbero “planks” (vedere capitolo 25. Riepilogo).
Ai fini della stabilità longitudinale di tutti i modelli
vedere il Riepilogo, comunque l’entità della frecce va sempre posta in
relazione con il braccio di leva necessario per la funzionalità del reflex
delle “tips” e di un eventuale reflex nascosto
procurato dalle flessotorsioni in volo dell’ala a
freccia di cartoncino, in questa pagina sempre considerata globalmente
positiva.
·
Esistono
domande particolarmente insidiose, alle quali non riesco a rispondere
decentemente e per le quali mi piacerebbe che Altri intervenissero, donando il
loro parere:
o
Per evitare il dutch
roll un’ala meno rastremata è meglio di un ala a
delta? Probabilmente
è la corda alla radice grande che influisce maggiormente nel rollio olandese,
come superficie interessata dalla spinta laterale di scivolata, sebbene anche
l’allungamento alare elevato abbia la sua importanza negativa per il dutch roll, permettendo maggiori
flessioni di diedro trasversale del cartoncino……quando invece la causa
preponderante di innesco del dutch roll non potrebbe essere ancora sempre l’asimmetria di
incidenza nativa delle semiali. In questo senso il
caso dei BATGIANO è maestro, per la scarsità di dutch
roll, non ostante l’elevatissima corda alla radice,
che dovrebbe favorire l’innesco del rollio olandese, il quale nel caso BATGIANO
viene inibito dal relativamente basso-medio allungamento alare…con estremità
meno flessotorcenti delle solite ali, che invece sono
meno rastremate nel tratto centrale romboidale. Le solite ali dei Giano
classici sono con una discreta rastremazione, certamente più bassa delle ali a
delta, e la scarsa rastremazione ostacolerebbe il dutch
roll soltanto in concomitanza degli altri fattori
elencati nei punti che state leggendo, anzi potrei dire che la rastremazione da
sola allo scopo serve poco, o non serve affatto. La domanda può essere
riproposta come segue, trasformata in più domande collaterali.
o
Per i tuttala un minimo di
rastremazione è meglio di un’ala rettangolare? Meglio per l’aliante rastremata
avanti o indietro?
Notare che refilando si può modificare la rastremazione, modificando la freccia
e aumentando l'allungamento alare, ma anche si diminuiscono le superfici e si
modificano le flessotorsioni in volo del cartoncino.
Negli alianti tuttala la rastremazione indietro potrebbe essere una necessità
per la stabilità sui 3 assi, ma penso che il tipo di rastremazione sia ininfluente
per il dutch roll; così
pure un’ala rastremata può essere certamente migliore di un’ala dritta per
svariati motivi, ma la cosa dovrebbe influenzare pochissimo un eventuale dutch roll.
o
Il
vento laterale che determina un rollio con scivolata induce circolazione di
flusso alare in aumento verso l’estremità alzata, con possibilità di stallo di
una sola semiala, e forse di vite, oppure può essere soltanto l’inizio di un dutch roll per un tuttala?
o
Maggior allungamento con maggior
circolazione, come influiscono nei tempi, nell’ampiezza e nel passo del rollio
alternato, divenuto olandese?
·
Stringere
il muso, stringendo la corda subito esterna alla clip, fino alla larghezza
della clip (ma non stringere il muso sotto la clip), può essere utile ad avere
le corde vicino alla radice, viste in apertura trasversale, costanti sotto la
clip e limitate dall’esterno della clip, con riduzione di corde per
rastremazione diminuita, partendo da una corda già ridotta rispetto alla corda
alla radice, con minor rastremazione complessiva. Ci sono però effetti
conseguenti contrari:
Longitudinalmente è meglio non allungare troppo il naso del
tuttala per diminuire il peso della clip, onde evitare inerzie inutili ed onde
evitare di avere una superficie laterale troppo spostata avanti, quindi è
meglio non stringere troppo il naso del tuttala, per mantenere la clip ad una
discreta lunghezza. Il tuttala con clip più pesante planerà più veloce per
maggior carico alare, ma talora rollerà meno, o non rollerà affatto, potrebbe
essere un vantaggio, unito ad altri possibili vantaggi e svantaggi.
Se la clip è avanzata rispetto al naso del tuttala non potrà
più effettuare come prima il raddrizzamento del diedro trasversale dell’ala, inoltre
non potrà permettere quel minimo svergolamento alare che potrebbe contribuire
anche alla stabilità longitudinale, con parte di un reflex nascosto.
Se le corde alla radice sono ridotte, le estremità in coda
alle semiali a freccia potrebbero flessotorcersi
maggiormente, soprattutto per effetto delle forze aerodinamiche delle alette,
quindi il reflex nascosto potrebbe variare parecchio…In conclusione meglio non
stringere troppo il muso e le corde subito all’esterno della clip, quindi
meglio evitare una rastremazione troppo scarsa ed un allungamento eccessivo.
Direi mediamente fare la rastremazione nel rapporto come corda 2 alla radice /
1 alle tips, e fare allungamento massimo praticamente
circa non più di 7…
·
Diminuire
la superficie delle 2 alette convergenti, per diminuire l’efficacia dei loro
eventuali eccessivi anedri nell’ala di gabbiano senza
derive specifiche, può essere positivo per diminuire il dutch
roll, ma può essere pericoloso anche con un briciolo
di vento, perché si riducono anche le superfici con funzione di vera deriva
(proiezioni laterali delle 2 alette di estremità ala).
Tuttavia, se proprio si vogliono refilare le alette,
eventualmente si può giocare principalmente sull’altezza delle alette,
riducendone un poco l’altezza senza toccare il BU della coda delle alette, coda
che maggiormente potrebbe avere funzione di deriva, anche se alla riduzione di
altezza corrisponderà comunque una riduzione di lunghezza totale delle alette:
ciò equivale in pratica a refilare solo
il BE delle alette, cosa che determinerà anche un assetto leggermente
picchiato rispetto al precedente, come già scritto al punto 2 del capitolo 11. Refilamenti, discorso valido per i modelli Giano, cioè con
estremità alari non a roncola.
Nei modelli Cobra ho sperimentato che, forse solo per la
diminuzione della freccia di estremità, il dutch roll è solitamente (poco) maggiormente inibito rispetto ai
modelli Giano con pianta a sciabola; la cosa è comunque assai discutibile; nei
Cobra inoltre, se si vuole ridurre la superficie delle alette, è forse
indispensabile refilare solo il BE, senza abbassarle di altezza. Ciò rende tali
modelli contemporaneamente pochissimo più picchiati dei Giano ed occorrerà poi
pure alleggerire di più la clip, sostituendola con un’altra (forse un poco) più
leggera di quella che si sarebbe fatto con un Giano a sciabola, di pari
apertura alare e pari rapporti di superfici; si tratta di differenze
infinitesimali e mal valutabili, in termini di un eventuale vantaggio effettivo
nei rapporti di planata dei 2 tipi di modelli. In effetti conta moltissimo
l’entità della minima superficie di aletta refilata, piuttosto delle modalità
di refilatura, sia ai fini della stabilità, che della inibizione del dutch roll. Non vedo inoltre la
pianta a roncola meglio della sciabola ai fini dell’efficienza di planata, o
dell’arrampicamento in termica, o della eventuale manovrabilità (nel caso di
alianti tuttala RC); penso che si tratti soprattutto di una scelta estetica
dell’aeromodellista, oppure che nascano altre necessità, nel caso di tuttala
pilotabili a bordo.
19. Eccesso di deriva.
Anche il
caso di instabilità opposto al dutch roll, cioè l’autonoma entrata in spirale in picchiata per eccesso di deriva sopra la fusoliera degli
aerei convenzionali, cosa che non dovrebbe presentarsi nei senza coda, talora
si presenta nei miei tuttala senza coda, per asimmetria delle semiali, a cui si può porre rimedio, tuttavia talora senza
eliminare del tutto entrambi i difetti. Però il dutch
roll rimane statisticamente un difetto preponderante
(e più difficile da eliminare di eventuali scampanamenti o delfinamenti,
magari con moti fugoidi corti, mentre ritengo un eventuale moto fugoide
lunghissimo, che ho chiamato seduta
lunghissima, quasi un pregio dei miei tuttala di cartoncino a lastra idealmente
piana).
La mancanza
di una grande deriva potrebbe spiegare la difficoltà dei tuttala ad entrare in
spirali in picchiata, sebbene siano presenti pure le 2 alette convergenti, nel
caso dei Giano etc., quindi siano presenti, in vista laterale, 2 proiezioni di
superfici parallele, proiezioni utili come 2 vere derive, o meglio pseudoderive, agenti come tali nelle proiezioni laterali
delle alette convergenti alle estremità alari. Essendo tali alette terminali
sotto l’ala dei miei tuttala, cioè piegate sempre “prefissate” sotto le parti
interne delle semiali denominate parti “fisse”, si
abbassa così sempre il centro di spinta
laterale, che si trova pertanto perlopiù poco sotto e, per via della
freccia alare, dietro il baricentro, in posizioni ideali per la stabilità
laterale, a meno che, per flessioni eccessive delle semiali,
tale centro di spinta laterale non s’innalzi eccessivamente.
Facendo seguito a quanto già scritto
nel capitolo Overbanking e roll
out, con il vento che c’era al Sass Pordoi le semiali
hanno fatto di tutto, ma quel Giano non si è mai capovolto, anche se in verità
non è mai uscito dalla spirale nella quale si è inizialmente invischiato.
Potrei pensare ad una spirale in picchiata, vinta tuttavia da una fortissima
corrente di termica ascendente lungo la parete del Sass
Pordoi, e poi pensare a quel Giano trascinato dal
vento fortissimo in contemporanea ascendenza fino ai cumuli di nubi scure
soprastanti circa 200 m, cumuli nei quali il tuttala è poi sparito, spiralando
in salita, alla mia vista.
A parte le 2 alette inclinate in
basso, non c’era alcuna deriva, Giano era stato impostato per andare diritto,
eppure, una volta entrato in spirale, non ne è uscito più. I giri però si sono
allargati di diametro, dagli iniziali circa 20 m fino a 40 m circa all’ingresso
nei cumuli, raggiunti dopo una spirale
in cabrata di parecchi giri…
Il disegno a lato è ripreso
dall’Abbecedario dei pinguini, di Michele Gagliani (http://comandantegagliani.it/); il disegno spiega come
avviene il rollio indotto, che
avviene ruotando dalla stessa parte
dell’imbardata desiderata.
Nella domanda successiva (asteriscata
*) invece si suppone esistere un rollio originario con scivolata indesiderati,
che creerebbero un’imbardata indotta, anche in assenza della deriva. Tale
imbardata indotta ovviamente sarebbe contrastata da un’eventuale deriva, che
però potrebbe essere costruita ipoteticamente troppo grande di superficie.
La deriva, intesa anche moltiplicata
in numero, ma con superficie suddivisa in 2 o più derivette,
s’intenda posta o sopra o sotto l’ala, o meglio con il centro di spinta
laterale sopra o sotto il baricentro, e sempre dietro al baricentro.
*Nei tuttala con le 2 derivette convergenti, ma
anche parallele (v. avanti), con le derive piegate sopra le semiali
“fisse”, l’eventuale spirale in picchiata risulterebbe facilitata?
Forse sì, ma non so rispondere
accettabilmente. Penso comunque che quando il centro di spinta laterale si
innalza troppo rispetto al baricentro, caso che potrebbe essere comune facendo
2 derive verticali innalzate sopra l’ala, la forza aerodinamica sulle derive
potrebbe tendere a capovolgere l’aereo verso l’interno della virata.
Non mi è chiaro perché, se le derive
fossero strutturalmente di superficie eccessive, un’imbardata, anche di modesta
entità, ho letto che porterebbe a stringere la virata in spirale in picchiata
verso l’interno della virata stessa. Sempre?
Noto che l’ala interna frenata
porterebbe meno dell’ala esterna accelerata, determinando un immaginario contro rollio indotto dall’imbardata inversa fatta verso
l’esterno della virata, immaginario che non avviene, in funzione della stabilità
trasversale procurata dalla presenza del diedro alare. Intendo questo contro
rollio essere indotto verso l’esterno della virata e da sottrarre in rotazione
al rollio indotto generato dall’imbardata originale: di fatto ogni rollio è
contrastato dal diedro alare, più o meno efficace.
Certo che se la deriva fosse molto
grande, anche tale contro rollio (indotto inverso) dovrebbe essere molto
grande, da stabilizzare subito il rollio originario, tuttavia una minima
imbardata concorde al rullio originario prevarrebbe a stringere la virata con
rollio indotto sempre più verso l’interno della virata, quando la forza
aerodinamica sulla deriva fosse applicata sopra il baricentro ed il diedro
trasversale risultasse scarso. Il diedro trasversale risponde al rollio, finché
può. Un rollio eccessivo indotto da una deriva eccessiva non potrebbe, oltre un
certo limite, venir contrastato dal diedro trasversale e l’aereo potrebbe
precipitare in vite.....
Negli aerei con deriva sopra l’ala,
più che la superficie della deriva, mi appare determinante la posizione del
centro di spinta laterale, ai fin di evitare un eventuale ribaltamento in
spirale in picchiata, poco indipendentemente dalla superficie della deriva,
quando la deriva fosse sproporzionata rispetto ad un diedro trasversale alare
insufficiente.
In molti caccia moderni ad ala bassa
si possono notare infatti anche derive sotto la fusoliera, cioè sotto il centro
di spinta laterale, per abbassare il centro stesso; talora addirittura esiste
un anedro alare, quando l’ala a freccia è alta sulla
fusoliera (es. Antonof An 225 Mriya
& bombardiere B52).
Per la
cronaca, i miei tuttalini di cartoncino, con le 2
alette poste sempre sotto l’ala a freccia positiva, mi pare non presentino
tendenze al capovolgimento laterale, mentre virano volentieri un poco a ds. o a sin. soltanto
quando le semiali sono mal disposte (le cattive semiali potrebbero innescare pure facilmente il dutch roll, ma non l’instabilità
a spirale, a meno che non siano proprio molto mal messe).
20. Dimensionamento alette e note di
progetto.
A volte il
tuttala di cartoncino gira, ma solo alla fine della planata in aria calma, dopo
una traiettoria di planata quasi dritta. Forse a velocità bassa od in leggera
cabrata dopo una seduta lunga, le alette sono troppo piccole da contrastare il
rollio a Reynolds più basso. Infatti rifacendo il modello con alette poco più
grandi il fenomeno della virata finale succede meno. Migliora anche se si
riduce la corda alla radice dell'ala eventualmente troppo rastremata.
Le virate a
fine planata si accentuano nei casi di cartoncini “gnucchi”
(plastico-rigidi), che non si flettono abbastanza. La flessibilità invece di
cartoncini elasto-rigidi (come il bristol 200 g/m2 ca.) favorisce la stabilità, nel senso che una probabile
diminuzione del diedro del tronco centrale dell’ala, alla più bassa velocità di
atterraggio, non genera dutch-roll e soprattutto, nei
casi di eventuale rollio occasionale, la flessione della semiala abbassata crea
un momento elastico di ritorno alla planata diritta, momento che nei cartoncini
“gnucchi” non esiste, per l’eccessiva rigidità in
virata.
Per la
superficie “giusta” da assegnare alle alette di estremità in bristol, in
rapporto alla superficie alare, vedere la tabella
nella pagina di Giano.
21. Effetto scala.
Ad ogni modo è più facile far volare
tuttala di cartoncino di apertura alare verso 300 mm, piuttosto che verso 150
mm di apertura. A titolo di statistica, su 30 modelli di apertura piccola e
svariate forme in pianta, tuttavia simili in configurazione simile a quella dei
tipi A, 13 hanno planato discretamente bene, quasi diritto nei primi voli e
tutti senza rollii, mentre 17 hanno subito girato o rollato inaccettabilmente,
richiedendo quindi poi un molto accurato lavoro per il loro centraggio, in
genere abbastanza ballerino. Infatti basta una minima cattiva piega del
cartoncino per squilibrare il volo o a ds. o a sin. degli esemplari più
piccoli, ove i difetti costruttivi sono meno tollerati, che nei modelli grandi.
La cosa strana è che i 13 tuttalini che volano perlopiù bene, volano sempre perlopiù
bene, pur non essendo troppo diversi di forma da quelli (17) che volano spesso
male.
Quei tuttalini
che volano bene però solitamente hanno poca maggior superficie, con clip poco
più grande, quasi a pari apertura e quindi allungamenti poco minori.
Forse la
maggior corda media irrigidisce il cartoncino, con flessotorsioni
inferiori, ma la miglior stabilità direzionale è principalmente dovuta alla
diversa geometria delle ali ed alette dei vari modelli.
22. Geometria alette. Ecco alcune note aggiuntive di dimensionamento delle alette a sciabola
dei Giano (ma note non valide per il modello Cobra, ove il triangolo avanti
citato non è ottusangolo):
·
altezza misurata perpendicolarmente alla cerniera: l'altezza max.
della derivetta/pseudowinglet
potrebbe essere come la corda alla "tip",
mentre l'altezza min. dovrebbe essere almeno come la metà di tale corda, ma
preferibilmente poco maggiore.
·
L’aletta
venga intesa paragonabile grossomodo ad un “triangolo”, ma a vertice di
estremità arrotondato; ovviamente l’aletta può avere in realtà una forma forse
meglio definibile trapezoidale od altro, ma il concetto di triangolo è più
immediato per il successivo discorso: il "triangolo" dell’aletta
dovrebbe essere preferibilmente con l’angolo opposto alla base mantenuto non
"ottuso", rispetto alla base costituita dalla corda della tip della semiala, cioè l’aletta dovrebbe formare un triangolo ottusangolo con il vertice
opposto alla base rivolto all’indietro rispetto alla direzione di marcia, per
realizzare una specie di doppia freccia di estremità a sciabola. In tal caso la
derivetta/pseudowinglet
avrebbe quasi la forma di un triangolo per lo più scaleno, ma che potrebbe
divenire isoscele a base allargata, con il lato corto più arretrato, suo BU,
uguale alla lunghezza della tip della semiala, e con
il BE dell’aletta più lungo, costituito dal terzo lato di base allargata. In
tal caso, che talora appare il migliore, il triangolo isoscele potrebbe avere
la base allargata, fino a divenire circa base = 1,3 volte il lato. La stessa
cosa dovrebbe corrispondere a porre il BE dell’aletta con una freccia positiva
di circa 45°, ma questi valori sono puramente orientativi, da me valutati ad
occhio; inoltre ovviamente i valori dipendono anche dall’angolo di convergenza
dell’aletta.
·
riguardo all’angolo di convergenza, in riferimento alla tip della semiala, già è stato detto nella pagina Giano che
il valore massimo di 45° potrebbe essere troppo e potrebbe trasformare il bordo
anteriore della semiala a lavorare come con un “drop”
(aletta incernierata piegata in basso) eccessivamente “rudder”
a resistenza.
Il
termine “rudder” (parte mobile del timone di deriva
dei convenzionali) nei tuttala è intendibile in vari modi, tutti riconducibili
alla possibilità di ottenere imbardate (“yaw”)
tramite variazioni della resistenza di una sola semiala, o variazioni opposte
delle 2 semiali.
Per non
eccedere con le resistenze aerodinamiche delle alette io porrei l’angolo di
convergenza, rispetto alla direzione di marcia di ogni aletta, circa 25 – 35°.
In genere è meglio non fare rudders aggiuntivi. Per l’imbardata scorretta giocare
eventualmente con la superficie del triangolo ottusangolo di una o di entrambe
le alette, tramite piccoli refilamenti di
forbice sulle sole alette, solo quando altri metodi di correzione non
sortiscono un buon risultato.
Tenere
presente che i refilamenti sono forse facili, se
fatti a scopo longitudinale, ma comunque difficili a scopo direzionale,
particolarmente difficili perché potenzialmente di grande efficacia quando
effettuati sulle singole alette, come già accennato alla fine del capitolo Dutch-roll.
23. Varie idee sulla necessità o meno
di apposite derive.
Ho scritto,
a proposito della spirale in picchiata e del dutch roll, che le 2 alette fungono normalmente anche da pseudoderive. Solitamente infatti non occorrono delle
derive apposite, in aggiunta alle alette dei tuttala tipo A, Giano e MAX.
Tuttavia ho pensato di realizzare le
2 proiezioni laterali verticali delle superfici delle alette rendendole arretrate, allo scopo di
spostare indietro il centro di spinta laterale, facendo le 2 alette prolungate molto indietro, come orecchie pendule, ma
poste in allungamento orizzontale.
Modello MILAN. Nella foto a latere è stato portato
ogni triangolo ottusangolo dell'aletta ad assumere una posizione arretrata sul
bordo d’uscita della semiala fissa. La cosa è come fare più di una doppia
freccia alare positiva, sull’aletta piegata in basso. C’è un aggravio di peso
posteriore, a cui corrisponde un maggior peso della clip. Per evitare di fare
una clip troppo lunga ho pensato di sovrapporre 2 clips (nera su rossa, donde
la “derivatio nominis” del
modello chiamato Milan).
L’insieme talora risolve di evitare
il dutch roll, ma non
sempre, e non è certo una soluzione brillante (senza alcun riferimento alla
squadra di calcio, sebbene io sia interista).
Il modello della foto è risultato
ancora un poco cabrato, per cui dopo ho refilato tutto il bordo alare
anteriore: in tal modo plana diritto, veloce nella media, ma con efficienza
stimata circa 6/7. Forse la resistenza indotta alle tips
è peggio dello standard dei Giano, mentre le tips mi
ricordano vagamente quelle dell’uccello “nigthjar” (v. alla fine dell’articolo Ornitoplanate).
[Come passo ulteriore, per aumentare
se il caso la superficie posteriore delle pseudowinglets,
ora anche uso rudders, si potrebbe aggiungere (quando
si taglia il cartoncino) un dente alla
coda di ogni aletta verso l’interno dell’ala, quasi un compensatore di
spinta aerodinamica, posto tra il bordo d’uscita della semiala fissa, spostata
in avanti, e la coda dell’aletta prolungata indietro: forse risulterà una
porcata in volo, con effetti mal percepibili, pertanto non ho provato questa
idea, che tuttavia andrebbe verificata.
Se volete provare senza ritagliare il
dente in un nuovo tuttala, sia nel caso pseudowinglets
allungate davanti sul BE, che nel caso derivette tipi
MAX poco convergenti, in un tuttala già esistente fare un taglio bordo uscita
semiala fissa, taglio nella direzione moto, partendo da poco prima della piega
dell’aletta, fino alla cerniera, spiattare il dente
allo stesso piano dell’aletta e l’aletta incorporerà il compensatore posteriore
senza deriva, aumentando la superficie dell’aletta a scapito della semiala
fissa, che potrebbe anche essere refilata sul suo BU fino all’inizio
dell’aletta, diminuendo la freccia del BU della semiala fissa, in molteplici
esecuzioni, che dubito divengano molteplici soluzioni piacevoli].
24. Modelli Giano G & R, dotati
di 2 derive aggiuntive verticali non convergenti.
In generale
nei tuttala puri è logico evitare ogni sorta di deriva, tuttavia a volte qualche
forma di deriva ausiliaria può essere utile, sebbene non indispensabile.
Ad es., nei
casi più disperati di rollio alternato incontenibile, si potrebbe aggiungere
alle tips di progetto 2 piccole derive, con funzione
solo di derive, o tuttal’più di piccoli rudders, pensando di movimentare queste derivette.
Tali derivette dovrebbero essere normalmente non
convergenti, cioè rigorosamente tra loro
parallele, in quanto la principale azione direzionale s’intenda sempre
lasciata al resto dell’ala a stabilizzazione anteriore e a freccia sempre
positiva. Se le derivette fossero aggiunte
direttamente sulle alette, le derivette cambierebbero
inclinazione insieme con le alette mobili, contrastando la loro azione.
Pertanto le derivette dovrebbero essere fissate
soltanto alle semiali fisse, essendo le 2 derivette perlopiù nate idealmente non pilotabili.
Quindi
fondamentalmente tali 2 derivette parallele si
possono ottenere di progetto nei modi riconducibili alle seguenti 2 versioni di base, come nelle
successive 2 foto (che possono essere viste anche come una derivazione dei
modelli I1 e J1 nella parte quinta
della Configurazione tuttala, modelli tuttavia ora completamente
modificati dall’aggiunta delle 2 pseudowinglets,
quindi piuttosto riconducibili a delle configurazioni di tipo A, ora pure modificate con l’aggiunta delle 2
derivette non convergenti).
In questi
tuttala, a differenza di tutti gli altri miei modelli di cartoncino che utilizzano
alette piegate verso il basso, ho
preferito fare le 2 derivette piegate in alto,
sia per ragioni estetiche, che come negli aerei "veri" per il
pericolo in atterraggio, tuttavia, ponendo entrambe le 2 derivette
piegate sotto l’ala, oppure una su ed una giù in verticale, longitudinalmente
non cambierebbe niente, mentre si otterrebbe il risultato di abbassare
rispettivamente più o meno il centro di spinta laterale.
Notare che
il volo può cambiare se si sposta soltanto una derivetta
dalla posizione verticale, il volo cambierebbe a seconda delle posizioni, che
possono accordarsi o discordare dalle posizioni dell’altra derivetta,
determinando solitamente una virata più o meno accentuata.
Tipo GIANO G (apertura 285 mm, clip grigia,
modello simile I1 modificato), versione digitata biforcuta con derive supportate verso l’esterno. E’ stato fatto un taglio
lungo la cerniera e piegata la derivetta sopra
l'estremità della semiala, il che equivale a sdoppiare ogni tip
in un’aletta mobile e una derivetta posteriore fissa
e non convergente, sulla semiala a corda di estremità allargata, partendo col
bordo entrata della derivetta dal bordo uscita della pseudowinglet. E’ un po’ come riunire sulla stessa semiala
la configurazione A e MAX (ma con derivette non
convergenti ed anche a piacere rivolte in alto). Se le derivette
non sono convergenti perlopiù è abbastanza indifferente piegarle sotto o sopra
l’ala, semplicemente si abbassa o si alza il centro di spinta laterale, ma per
questi modelli non ho notato grandi differenze. Le prestazioni di volo
direzionato dritto sono accettabili in entrambi i casi. Comunque, le 2 derive
piegate sotto possono fornire un ulteriore anedro,
oppure piegate sopra un ulteriore diedro, tutti di modesta efficacia, data la
piccola superficie delle derive. Idem se si aziona una sola deriva spostandola
dalla verticale con aumento di portanza di una sola semiala, cosa che potrebbe
essere utile per trimmare le eventuali virate. Il
tuttala virerà dalla parte opposta della deriva spostata. Efficienza di planata
del modello fotografato quasi 8 (buona), con velocità poco più lenta rispetto
ai Giano classici.
In
alternativa ecco un’altra versione di base con 2 derive (le clips grigia e
rossa sono ugualmente lunghe 50 mm, ma l’apertura del Giano R è 270 mm):
Tipo GIANO R (clip rossa,
modello ricordante il tipo J1), versione bicaudata con derive supportate verso l’interno
dell’ala. Sono stati creati i supporti derive più lontano possibile dalla linea
mediana dell'ala, con parti fisse delle semiali
rientranti come un gancio a 180°, mentre ogni pseudowinglet
continua sulla freccia iniziale della semiala: in conclusione ogni tip è ancora biforcuta, ma con deriva supportata verso
l'interno.
Anche in
questa versione si riuniscono idealmente le configurazioni A & MAX (ma con
derive parallele); attenzione che se le derive non sono verticali danno una
piccola portanza, quindi potrebbero essere usate per girare, inoltre,
analogamente, ma meno che nella versione Giano G, secondo il quadrante di
inclinazione le derivette influiscono
trasversalmente: sopra l'ala inclinate esterne, o sotto l'ala interne, sono
stabilizzanti a diedro positivo; sopra l'ala inclinate interne, o sotto l'ala
esterne, sono ad anedro; per di più il peso di una
sola deriva inclinata contrasta tuttavia l'azione del suo diedro positivo o
facilita quella del suo anedro eventuale, in varie
piccole differenze di bracci di leva, più efficaci per inclinazione verso
l'esterno delle derivette, analogamente ma meno che
nella versione Giano G, in quanto strutturalmente i bracci di leva di questa
versione Giano R sono tutti minori. Efficienza di planata del modello
fotografato oltre 7, velocità circa come il Giano G.
Per entrambe
le derivette non convergenti e non verticali, ma
inclinate entrambe in dentro od in fuori, con qualche piccola differenza
secondo i tipi GIANO R oppure GIANO G (od anche con indifferenza, se le semiali non si flessotorcono), il
modello potrebbe allora picchiare per maggior sup.
portante dell’ala fissa, oppure si potrebbe virare per inclinazione asimmetrica
delle derivette supposte sempre parallele, ma
inclinate diversamente sulle 2 semiali. Nel caso che
le semiali “fisse” subissero uno svergolamento
negativo, a causa della resistenza delle alette esterne e della flessotorsione delle semiali,
tale reflex nascosto farebbe invece rallentare e perlopiù cabrare il tuttala
munito di derivette parallele simmetriche.
Gli
scompensi longitudinali e direzionali possibili sono molteplici e le correzioni
complesse, a seconda che le derivette parallele
vengano tutte, o singolarmente, diversamente poste ognuna più o meno inclinata,
sopra o sotto il piano dell’ala.
In entrambe
le versioni proposte GIANO R & G, con 2 derivette
parallele, aggiuntive alle 2 alette standard, esistono comunque maggiore difficoltà
costruttiva e di gestione del pilotaggio prima dei lanci, rispetto alle più
semplici versioni Giano classiche senza derivette
specifiche, ma sempre con le 2 alette convergenti standard (in configurazione
Giano MIX 20° oppure con gradazioni di inclinazioni intermedie), ogni aletta
standard dei Giano classici potendo nella maggioranza dei casi essere usata
alternativamente con funzione di pseudowinglet (in
configurazione dei tipi A puri) ed insieme di derivetta
convergente standard (in configurazione dei tipi MAX puri).
I tuttala di
cartoncino hanno comportamenti talora proprio bizzarri, tuttavia mi hanno
permesso di stilare il seguente riepilogo, purtroppo ancora limitatamente
riferito principalmente alla corretta stabilità longitudinale, in genere rendibile
quasi sempre ottima in tutti i miei tuttala, mentre così non è riferitamente soltanto per quella direzionale dei tipi A
puri, pur superlativi longitudinalmente ed in efficienza. Invece i tipi Giano
MIX 20° (e tipi correlabili in gamma di inclinazioni delle alette) ed anche i
tipi MAX puri, cioè tutti quei tipi maggiormente dotati di qualche traccia di pseudoderive di proiezione laterale, quando solitamente
aventi il centro di spinta laterale ben posizionato rispetto al CG, presentano
anche una buona stabilità direzionale, oltre a quella longitudinale pure buona.
25.
Riepilogo (principalmente sulla stabilità longitudinale)
inerente pregi e limiti dei “Giano” in
generale, in particolare dei Giano classici in configurazione MIX 20°, classici intesi sempre costruiti senza le
derive parallele delle 2 foto soprastanti.
Occorre tener conto della torsioflessibilità del cartoncino, che può influenzare
tutti i 3 assi di stabilità, ma talora è soprattutto importante per la
stabilità longitudinale.
Ora chiamerò genericamente “Giano” ogni modello simile ai Giano
classici nelle caratteristiche di stabilizzazione, comprendendo quindi nella
denominazione “Giano” anche gli Ecogiani ed i Batgiani, nonché i modelli MILAN, GIANO G e GIANO R, nonché
i modelli Cobra. I modelli G&R hanno in più le 2
derive, ma sostanzialmente sono stabilizzati tutti a svergolamento anteriore
per la stabilità longitudinale, con possibilità di intervenire sulle altre
stabilità modificando il diedro trasversale delle semiali
e/o la posizione di inclinazione delle 2 alette convergenti, nonché
eventualmente intervenire con ritagli di refilamento
del cartoncino.
I qui ora detti tutti semplicemente
Giano sono quindi tutti i miei alianti tuttala di cartoncino a freccia positiva a svergolamento
anteriore, solitamente in configurazione MIX 20° (Giano classici), che però
talora possono volare anche modificati in configurazione MAX (con 2 derive
convergenti quasi verticali) oppure in configurazione tipo A (con 2 pseudowinglets quasi orizzontali, ad incidenza negativa).
La forma
in pianta alare può essere abbastanza modificata a piacere, al fine di
ottenere una planata migliore longitudinalmente e direzionalmente,
talora sacrificando l’efficienza.
Sacrificare l’efficienza potrebbe essere
il caso dei BATGIANO a forte delta, ma non dei BATGIANO ad ala allungata;
quindi è più efficiente un Giano classico oppure un tipo BATGIANO con ala
allungata (non a delta)?
E’ difficile dare una risposta precisa a
tale domanda, ma a mia impressione un Giano classico, con estremità a sciabola
fatto bene, è più efficiente di ogni altro tentativo a lui simile, potendo
entrare in competizione forse solo con i modelli Cobra classici a freccia
positiva, aventi pianta di estremità a roncola.
In ogni caso scordatevi l’eventuale idea
di fare lanci forti verso l’alto e fate esclusivamente lanci normali a bassa
velocità, idealmente come la velocità di planata, in direzione poco suborizzontale.
Per curiosità si potrebbero costruire
modelli con estremità a roncola unificata addirittura ad una freccia alare
media totalmente inversa.
Per la freccia inversa sarebbe meglio passare alla stabilizzazione similconvenzionale posteriore (v. parte terza e v. parte quinta), volendo evitare
di muovere le alette anteriormente ad incidenza positiva, cioè volendo evitare
di volare in configurazioni similcanard, pur potendo
anche attuare configurazioni a stabilità quasi rilassata, ma che ora vorrei
evitare.
Infatti nel corso delle mie pagine Web
3° & 5° sulla Configurazione tuttala ho elaborato parecchi modelli ambigui,
poi sono arrivato nella pagina 8° ai Giano classici, che ora mi paiono la configurazione
migliore, con stabilizzazione ad alette anteriori ad incidenza negativa, in
pratica una stabilizzazione tuttala quasi similconvenzionale,
ma con i controlli applicati sul BE, una soluzione ottima per il cartoncino, ma
ancora discutibile per aerei “veri”.
Senza arrivare alla freccia inversa, ho
pensato di unificare la roncola di estremità in una pianta alare senza freccia,
cioè di fare un modello simil BATGIANO “plank”, quindi da rientrare nella categoria dei miei tipi H, modello
che per distinzione chiamo BATLUNA.
Il BATLUNA che propongo è come in foto
subito sotto a sinistra, con clip lunga 30 mm, apertura alare 206 mm, corda
alla radice + naso tot. 70 mm (però ala di buon allungamento).
Esso ha una planata discretamente
diritta, efficienza circa 6 - 7. L’ho ricollegato al modello HA 1, apertura 298 mm, fotografato a
fianco a destra (foto ripresa dalla parte quinta).
Di diverso nelle 2 forme in pianta
notare la coda sporgente del BATLUNA, che potrebbe prestarsi a ricavare 2 derivette parallele, ritagliando la coda con 2 piccoli
tagli ortogonali e successive pieghe verticali, ma non mi sembra che il caso
qui lo richieda, perché la stabilità direzionale di questi H è già abbastanza
buona senza tali derivette aggiuntive.
Se le semiali,
da “plank” serie H, passassero alla freccia media
sempre più negativa, diverrebbe ad un certo punto impossibile stabilizzare
anteriormente con 2 pseudowinglets ad incidenza
negativa, come avevo verificato passando dal modello K2 al K1 (vedere le foto
seguenti, riprese dalla parte terza).
A sinistra modello K2, apertura alare 280 mm, efficienza circa 6; a destra modello K1, apertura alare 278 mm,
planata stabile impossibile.
L’efficienza del BATLUNA è un poco
superiore a quella del K2, essendo il K2 è al limite di rastremazione della
serie H spostata verso la freccia media negativa, nel senso che amplificando
ulteriormente la freccia negativa non si può più stabilizzare nello stesso modo
ad alette ad incidenza negativa; infatti il modello K1 non risulta più
accettabile, a meno che si trasformi in un tipo U (v. parte 3°), ponendo le
alette ad incidenza positiva, ma per i tipi U nascono altri problemi,
principalmente direzionali, qui non affrontati.
Abbandonando
la freccia negativa, torniamo ai miei
tuttala “Giano”, con la miglior freccia positiva con 2 pseudowinglets
a sciabola, senza alcuna derivetta aggiuntiva.
Non avendo nemmeno “elevons”
posteriori mobili, il reflex dei “Giano”
deve essere sempre positivo per una corretta planata, quindi in tutti casi le 2 alette convergenti in avanti devono
essere rivolte in basso, sotto l’ala, per avere incidenza sempre negativa.
Infatti, se fossero rivolte in alto, essendo convergenti, diverrebbero
portanti, o comunque troppo resistenti, e non ci sarebbe più l’equilibrio, né
la stabilità del tuttala a freccia positiva, a meno che, con le alette
inclinate rivolte in alto, il momento baricentrale delle resistenze divenga
positivo (orario), con il CP delle alette sopra il CG, caso per i miei tuttala
raro, e ad ogni modo qui escluso.
Sostanzialmente la stabilità
longitudinale dei “Giano” è ottenuta, come negli aerei convenzionali, con un
discreto margine statico (positivo
quando il baricentro CG è anteriore al CP generale) + reflex di varia natura.
Riguardo al margine statico, nel corso
del mio intendimento di concetti aeronautici, non ho sempre avuto gli stessi
concetti. In un primo tempo ritenevo il
margine statico determinante forse sempre anche senza reflex, ma poi mi sono
reso conto che senza reflex nessun aliante tuttala può veleggiare, v. riquadro
giallo nella stessa parte sesta inerente i tipi MAX, indi poi anche vedere la parte settima della mia Configurazione
tuttala. Qualche dubbio che
nei tuttala veloci non veleggiatori, cioè a motore, il reflex possa essere un
optional, forse mi resta ancora, se il loro volo fosse esclusivamente
balistico, comunque non è assolutamente il caso del presente articolo.
Un minimo reflex unito ad un buon
margine statico credo che siano indispensabili in ogni tuttala, particolarmente
se di cartoncino.
Nel centro di pressione generale è
situata, oltre alla resistenza generale, la portanza generale, somma della
portanza propria delle semiali fisse e di ogni
eventuale indispensabile deportanza delle tips
(alette di estremità + eventuali deportanze derivanti da svergolamenti
negativi, anche nascosti alla vista, es. svergolamenti originati per flessotorsioni delle estremità delle medesime semiali fisse).
Il fenomeno reflex nascosto di solito
non è presente negli aerei rigidi, mentre può divenire determinante nelle ali
di cartoncino piano flessotorsionabili elasticamente,
soprattutto a guida di resistenza delle alette (v. avanti).
Per contrastare il momento della
portanza effettiva e dei momenti delle deportanze ed eventuali resistenze disassate
rispetto al baricentro, onde ottenere nel volo planato stabile un equilibrio dei momenti, con momento
risultante zero, è come se avessimo trasferito nel CP generale (o globale) la
somma delle forze aerodinamiche verticali positive (che con il peso farebbero
picchiare il tuttala generando un momento negativo = antiorario) e avessimo
trasferito nel CG un momento baricentrale positivo = orario, questo dovuto
all’azione di tutti gli svergolamenti negativi, o reflex positivi, dovuti alle
deportanze delle alette di estremità ad incidenze negative, a condizione che le
alette abbiano il loro CP esclusivamente posto, rispetto al CP della sola ala
immaginata priva di alette, posto in posizione tale da determinare un CP
globale (complessivo di tutte le forze aerodinamiche del tuttala) posteriore al
CG del tuttala.
Affinché il tuttala possa planare, la
forza aerodinamica generale deve uguagliare il peso, mentre una frazione
componente del peso viene usata per vincere le resistenze aerodinamiche
giacenti tangenziali alla traiettoria di planata, traiettoria che dovrebbe
essere idealmente una retta inclinata in basso, con risultante delle forze e
momenti zero, durante una planata retta costante, con resistenze azzerate dalla
frazione tangenziale del peso contraria alle resistenze.
Nota
marginale 1. Per la definizione dei
momenti sopra indicati ho scelto i sensi di rotazione orario/antiorario visti
in un piano verticale longitudinale.
Equilibrio non significa stabilità. Per
la stabilità, in caso di qualunque disequilibrio, deve intervenire qualcosa che
ripristini l’equilibrio. Ho già trattato quest’argomento nella parte quinta; ora osservo
che, in caso di disequilibrio longitudinale, il momento stabilizzante delle
alette dei simil “Giano” deve variare in senso
contrario al momento destabilizzato della parte centrale portante dell’ala: ciò si ottiene tanto più efficacemente
quanto più il margine statico è maggiore di zero ed il reflex è positivo, ma
entro un limitato campo di azione dell’impianto delle alette e del margine
statico massimo. Con un reflex positivo eccessivo il modello assumerebbe un
assetto cabrato e scenderebbe perlopiù a paracadute (come avveniva quando si
azionava l’antitermica dei veleggiatori vintage…)…
Con troppo margine statico il modello
invece picchierebbe immediatamente…
Nota
marginale 2. Io intendo per portanza la componente della forza
aerodinamica diretta perpendicolarmente alla tangente della traiettoria, cioè
perpendicolare al vento relativo, componente controbilanciata dalla frazione
componente della forza peso che non genera trazione, ma talora qualcuno chiama
portanza tutta la forza aerodinamica intesa controbilanciante tutto il peso in
verticale, come se la resistenza al vento relativo fosse zero. La seconda
definizione di portanza è un errore teorico, tuttavia il momento baricentrale
negativo della portanza della parte centrale della semiala, da stabilizzare con
il momento positivo della deportanza delle alette ed eventuali momenti positivi
di eventuali reflex nascosti, è di valore sempre lo stesso per la geometria,
quando la traiettoria è inalterata, comunque s’intenda la portanza. Dunque,
qualora non interessino i valori assoluti delle forze e dei momenti, ma solo
interessi una logica di equilibrio stabile, in pratica pensate la direzione
delle portanze e deportanze quasi verticali come vi pare, anche proprio
verticali, quando sono applicate bilanciate nei loro CP, in modo da ottenere
sempre la bilanciatura di tutti i momenti, contemporaneamente sottintendendo le
resistenze esistenti, ma azzerate dal motore peso, o meglio da una sua
componente tangenziale in asse alla resistenza globale, però attenzione, così
trascurando ulteriori momenti generabili da altre resistenze aerodinamiche
eventualmente disassate fuori dal baricentro.
In caso di traiettoria squilibrata
invece i momenti baricentrali istantanei possono cambiare a seconda delle
tipologie di stabilizzazione.
Riepilogando, posteriormente al CP delle
semiali portanti, per una planata rettilinea
stabilizzata longitudinalmente, deve
esistere un impianto aerodinamico sempre a momento positivo, impianto in
modo da realizzare il cosidetto reflex o diedro longitudinale equilibrante
positivo. Se l’assetto cambia, a pari reflex, la stabilità può essere
ottenuta in modi diversi, come già anticipato a proposito delle supremazie o
della parte interna della semiala, prevalente sull’effetto dell’aletta, oppure
supremazia principalmente dell’aletta sulla parte interna della semiala,
s’intenda la supremazia manifesta durante la fase di stabilizzazione in modo
automatico.
Una volta ripreso l’equilibrio, si può
giocare con le alette o l’incidenza alare per virare a piacere, od anche per
correggere una virata, in base alla stessa supremazia, ora utilizzata per
tenere fisso l’equilibrio, oppure scompensarlo a piacere tramite il pre pilotaggio prima del lancio.
Avevo in prima istanza proposto solo i
punti Aa, Ab, Ba, Bb, cioè
senza muovere le alette rispetto alle semiali
centrali (tuttavia in tal caso indirettamente si muovono sempre anche le alette
collegate), ma ovviamente si possono muovere anche direttamente le alette, o
singolarmente senza toccare le parti centrali dell’ala, od in aggiunta alla
modifica delle incidenze delle semiali centrali, in
svariati casi di pre pilotaggio, inteso come
predisposizione manuale prima del lancio.
26.
Tipologie di guida.
La scelta della tipologia di guida può
sfruttare la tipologia di supremazia delle superfici accennata nel sottocapitolo 15.
Poniamo che la posizione delle alette
rispetto alle parti centrali delle semiali fisse,
prima del lancio, sia:
·
prefissata inalterata e volessimo guidare il tuttala
intervenendo sull’angolo di incidenza della parte centrale, o interna, di una
semiala (ma anche di conseguenza indirettamente sulla deportanza e resistenza
della sua aletta esterna); saremmo nei punti Aa & Ba;
in tali casi direi guida a variazione
principale di deportanza tips. Cambia
sostanzialmente la forza aerodinamica sulla parte centrale della semiala
modificata, che ha la supremazia sulla modifica della sua aletta, tuttavia il
tuttala virerà (e/o fluttuerà longitudinalmente) secondo la somma dei momenti
delle forze della semiala centrale e della sua aletta, questa variante
soprattutto in deportanza, e poco in resistenza, in ogni fase del volo, in
quanto le flessotorsioni in volo inciderebbero poco
sulla bassa resistenza dell’ala.
·
oppure invece poniamo che le semiali
siano proprio centralmente sempre “fisse” e volessimo guidare il tuttala
intervenendo direttamente soltanto sull’inclinazione, e quindi sull’incidenza
determinante la deportanza e la resistenza di una sola aletta, o di entrambe le
sole alette; in tal caso direi guida a
variazione principale di resistenza alette, contemporaneamente ad una
scarsa variazione della loro deportanza. In questo caso le flessotorsioni
in volo potrebbero aumentare parecchio le resistenze dei simil
Giano, magari generando un forte reflex nascosto (quindi avevo scritto che ci
sarebbe supremazia delle alette: potremmo essere nei punti Ab & Bb, qualora il reflex nascosto risultante fosse dovuto a
modifiche d’incidenza delle semiali, ma ora quasi lo
stesso risultato si ottiene modificando soltanto le inclinazioni delle alette,
quindi sono casi sostanzialmente analoghi, ma formalmente diversi, per diverse
modalità di guida)
Ecco che ora ho scritto tuttala a guida di deportanza delle tips, intese come alette pseudowinglets
(caso prevalentemente dei tuttala miei tipi in configurazione A), oppure in alternativa a guida di resistenza delle alette poste
quasi verticali convergenti (caso dei tipi MAX), oppure anche si potrebbe
per i Giano scrivere tuttala a guida
intermedia (caso dei tipi MIX, che è la configurazione tipica dei Giano,
anch’essa, volendo, modificabile).
Per effettuare modifiche senza danni
occorre operare entro certi limiti tollerabili di escursione del CG (margine
statico positivo), modificando gradualmente, ad es. iniziare con l’inclinazione
delle sole alette, poi eventualmente toccare anche la semiala (o se preferite
fate pure il contrario, ma sempre gradualmente), e comunque modificando quindi
il reflex, ed eventualmente la clip, per piccoli gradi, senza eccedere in
picchiate o cabrate violente.
Dunque, oltre che modificando l’inclinazione
delle semiali e/o delle alette, la tipologia di guida
migliore deve essere pertanto correlata sempre anche alla scelta della clip più
adatta al centraggio che si vuol ottenere prima del lancio, con un margine
statico che deve essere sempre positivo, ma minimizzato per una guida alla
massima efficienza; io preferisco con la minima velocità, con la clip più
leggera possibile. Anche il reflex, non ostante che elevato abbassi la
velocità, deve essere minimizzato per guadagnare in efficienza.
Nella completa ed ideale guida a deportanza, l’aerodinamica
delle alette è sufficiente a realizzare il reflex, cioè l’estremità delle semiali fisse potrebbe idealmente anche non avere un minimo
svergolamento di progetto ed il reflex potrebbe essere quello proprio dovuto
principalmente alla incidenza negativa e quindi forte deportanza delle alette a
relativamente bassa incidenza (massima deportanza prima dello stallo delle
alette), più (forse) un minimo reflex nascosto, prodotto dalla flessotorsione a seguito della minima resistenza delle
alette in volo. La stessa resistenza delle alette poste sotto l’ala potrebbe
produrre un momento baricentrale negativo, ma fortunatamente il diedro
trasversale innalzerebbe le alette, in modo solitamente da portare il loro CP poco
più alto del baricentro, e quindi con un momento baricentrale positivo (orario)
equilibrante. Nel senso delle altezze credo che il braccio di leva della
resistenza delle alette sia piccolo, dunque prevalga la loro deportanza con il
braccio di leva longitudinale, deportanza generante un notevole momento
positivo, per di più da sommare al piccolo effetto reflex nascosto (forse)
prodotto dalla flessotorsione a resistenza del
cartoncino. Ai fini dell’efficienza credo ora ci siano meno resistenze del caso
seguente. Il caso presente può essere ritenuto, solo come risultati, molto
analogo al poco diverso punto Aa, ma ora i risultati vengono ottenuti riducendo
l’inclinazione delle alette, piuttosto che modificando l’incidenza della parte
fissa centrale delle semiali. Pure analogamente, ma
in senso contrario, aumentando l’inclinazione delle alette, prima del loro
stallo, mi ricollegherei al peggior caso Ba, meno
favorevole perché ottenibile con maggior deportanza e resistenza, entro i
limiti di stallo dell’aletta, oltre il quale si passerebbe alla guida di solo
resistenza.
Nella completa e scarsamente efficiente guida a resistenza si potrebbe
realizzare una funzionalità massima del reflex nascosto, imputabile
principalmente alla resistenza delle alette, in ricollegamento di risultati al
diverso punto Ab, ed ancor meno favorevole (e diverso) punto Bb, forse il peggiore punto di tutti. Nell’ipotesi che le
alette siano prefissate inclinatissime in basso,
sotto l’ala, c’è un prevalere della resistenza delle alette sulla loro
deportanza, che potrebbe anche annullarsi arrivando a prefissare le alette
verticali (sempre rivolte in basso). La stessa notevole resistenza delle alette
poste sotto l’ala potrebbe produrre un momento baricentrale negativo, ma
fortunatamente il diedro trasversale dovuto alle flessioni delle semiali innalzerebbe le alette, (forse) in modo solitamente
da portare il loro CP poco più alto del baricentro, e quindi con un momento
baricentrale positivo (orario) equilibrante. Nel senso delle altezze credo però
che il braccio di leva della resistenza delle alette rimanga piccolo, quindi,
pur essendo questo momento baricentrico risultante più grande del caso
precedente, tale momento credo che, magari anche con il CP delle resistenze
sotto il CG, tale momento non risulti determinante per l’equilibrio, essendo in
concomitanza alla nascita di un più importante reflex nascosto positivo utile
per la stabilità, reflex dovuto alla torsione procurata dalla resistenza
dell’aletta agente sulla semiala ad incidenza molto negativa, resistenza quasi
inutile per l’equilibrio longitudinale, ma utile per l’equilibrio in deportanza
generata dalla parte di semiala “fissa” interessata dal reflex nascosto.
Infatti, magari con deportanza delle
alette nulla, nascerebbe in concomitanza un altro forte momento più
equilibrante (positivo = orario) dovuto al forte reflex nascosto del cartoncino
fortemente flesso e torto ad incidenza negativa deportante alle tips. Ciò sarebbe utile anche per la stabilità, ad es. in
caso di picchiata nascerebbe una più forte deportanza in corrispondenza
dell’estremità delle semiali “fisse”, con
svergolamento crescente verso la zona esterna delle semiali,
prima delle alette, svergolamento semiali a massimo
reflex positivo nascosto prima di ogni tip, sulla
piega dell’aletta terminale, aletta che comunque pure si svergolerebbe
maggiormente negativamente, con maggior resistenza, ma credo sua deportanza
nulla per l’incidenza raggiunta dall’aletta.
In fase di stabilizzazione prevarrebbe
dunque la deportanza delle parti di semiali “fisse”
svergolate nascostamente a reflex positivo (variabile sempre con incidenza
negativa), avendo un braccio di leva longitudinale elevato per via della
freccia alare, con più forte deportanza in presenza di più forte torsione,
quindi generante un necessario momento positivo variabile e stabilizzante di
entità più elevata, o meno elevata, al variare delle condizioni di instabilità,
mentre un reflex nascosto rimarrà di media entità costante durante una planata
uniforme a flessioni stabilizzate.
Però, per le maggiori contemporanee
resistenze aerodinamiche, questo caso mi appare peggiore del precedente, ai
fini dell’efficienza di planata.
Tutti i casi suddetti possono presentarsi
in Giano, a seconda di come è stata ritagliata la forma in pianta dell’ala,
conformate e piegate le alette a varie convergenze, contrappesato il tuttala
con la clip, determinato in ordine di lancio nella configurazione MIX 20° od
altre configurazioni, tuttala eventualmente corretto, dopo un’indesiderata
virata, per ottenere una planata uniformemente sempre diritta, a guida intermedia.
27.
Traiettorie e velocità di planata. Segue
direttamente il sotto capitolo 7.
Le modalità di lancio e le tipologie di
guida prefissate per il volo possono infine determinare le traiettorie e le
velocità di planata, che possono variare in pendenza e la velocità variare
anche lungo la traiettoria, anche se apparentemente questa può sembrare talora
quasi diritta a pendenza costante ed a velocità costante, mentre non lo è mai.
Per il miglior centraggio, senza
arrivare a fare prove di affondata da
fermo, che sarebbero migliori, ma richiederebbero un punto di
sgancio del tuttala considerevole per una caduta libera verticale, si possono
fare prove di lancio suborizzontale oculato,
modificando le guide di pre lancio, per individuare
la tipologia di supremazia migliore in assoluto per il modello in collaudo,
cosa comunque non facile. L’individuazione della supremazia migliore potrebbe
essere alterata proprio da un tipo di guida scorretto, magari con una clip
scorretta, utilizzando un’inclinazione alette scorretta per il tipo di
configurazione progettato, soprattutto qualora si stia usando una forma alare
particolare (es. si stia usando un tipo A puro come se fosse un MAX puro,
oppure viceversa), sebbene per i modelli Giano classici si possa giocare
abbastanza bene in diverse configurazioni collaterali alla MIX 20°, senza notare
sempre particolari differenze significative.
Dopo un corretto lancio suborizzontale a modesta velocità iniziale di un Giano ben
fatto e ben centrato, in volo planato, guardando con estrema attenzione:
·
con guida di deportanza si può assistere, quando non
proprio a traiettoria diritta, ad una modestissima picchiata continua al di
sotto dell’ideale traiettoria quasi diritta, con leggero aumento di velocità e
pendenza leggerissimamente concava rispetto al terreno, fino alla fine della
planata, comunque in genere ad alta efficienza aerodinamica. A fine planata il
tuttala solitamente però ha un atterraggio brusco. La traiettoria diritta
ideale risulta quasi sempre verificabile dopo un buon centraggio, risultando
ben tesa, poco pendente, ad una velocità (forse, secondo i modelli)
leggerissimamente superiore al caso seguente. Per rallentare il modello, si può
alleggerire un poco la clip, entro i di solito ampi limiti di escursione
tollerabile del CG, senza i particolari problemi del caso seguente.
·
con guida di
resistenza si può assistere, sempre intorno ad una traiettoria nel complesso
quasi diritta, ad una rapida e pendente, ma corta picchiata iniziale, indi ad
una seduta generalmente
lunghissima (cioè con lunghissima traiettoria leggerissimamente convessa
rispetto al terreno), su una pendenza mediamente minore dell’iniziale, quindi
su una pendenza in generale buona, a minore velocità quasi costante in
leggerissima decrescenza per il lungo tratto della seduta, con diminuzione di
velocità tale da arrivare alla fine ad uno stallo quasi da fermo, con
conseguente precipitazione in assetto ambiguo, di solito non rovinoso vicino al
suolo, in quanto solitamente subentra prima una specie di effetto suolo, prima dell’atterraggio, effetto unito però talvolta
ad eventuali virate anomale.
Di
solito l’efficienza può essere parimenti quasi buona come il caso precedente e,
in verità, la planata può essere forse più piacevole per un effetto di
maestosità, anche se probabilmente l’efficienza è in realtà minore, per il
suddetto effetto fugoide di lungo periodo, che in un volo in quota farebbe dire
che il modello potrebbe essere cabrato o “galleggione”,
cioè eccessivamente lento. La distanza raggiungibile in planata seduta può essere
anche maggiore della distanza massima del caso precedente. Allora aumentando
anche pochissimo la clip, il modello passa però subito da seduto a picchiato,
talora più del precedente. Diminuendo poco la clip il tuttala guidato a
resistenza può divenire indifferente, ma spesso diviene cabrato instabile.
·
Con guida MIX è
impossibile valutare ad occhio tutte le sfumature delle pendenze e velocità di
una traiettoria di planata quasi diritta, ed invero anche di una planata in
leggera virata, difficilmente correggibile al primo intervento di
raddrizzamento.
Pazienza, insistete con costanza e buon
divertimento.
Flavio Mattavelli
Relaise 31 ottobre 2019 – ampliamento gennaio 2020.
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Questo sito si compone nell’aprile 2023
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tuttala (9
pagine): Tuttala di cartoncino tipi T...o carta (tipi L... & S...) etc. a freccia positiva, di allungamenti fino 9 (Conf. tuttala, parte prima). Tipi T...etc. con allungamenti oltre 9
; tuttala di "foam"
o EPE e per "walkalong
gliders" in EPS (Conf.
tuttala, parte seconda). Tuttala a freccia inversa e da sogno (volanti avanti ed indietro. Conf. tuttala, parte terza). Ali ad anello chiuso o aperto, "prandtlplanes"
di cartoncino, etc.
(Conf. tuttala, parte
quarta). Miscellanea generalità centraggio, tipi H, I, J (Conf. tuttala, parte quinta). Modelli tipo MAX di cartoncino, con 2 derivette
convergenti sotto l'ala (Conf. tuttala,
parte sesta). Ipotetici aeromodelli tuttala RC a svergolamento anteriore
regolabile
(modelli A-RC & MIX-RC. Conf. tuttala, parte settima). Giano, un foglio di cartoncino che vola mirabilmente (Conf. tuttala, parte ottava). Ecogiano e Perfezionismi trasversali, laterali e longitudinali (Configurazione
tuttala, parte nona). Ornitoplanate,
studio
inerente le planate degli uccelli in volo veleggiato. Fuochi e baricentro, approfondimento di aerodinamica
degli aeromodelli. Novità: Nel 2023 sono state aggiunte le pagine: ·
Breviario del
tuttalinista, per effettuare modifiche e correzioni pre volo dei tuttalini di
cartoncino, con allegato pdf della costruzione di un tuttalino tipo
A. Questo pdf può generare un foglio di cartoncino formato
A4 stampato, indi da piegare e ritagliare, aggiungendo una clip di plastica
facilmente ricavabile da un dorsetto rilega fogli di
cancelleria, per costruire il tipo A pronto subito al volo, per lanci senza
fionda. ·
Fiondare
(seconda parte del suddetto
Breviario), con allegato pdf della
costruzione
di 2 tuttalini tipo W, per lanci
tramite un elastico o anche senza. |
Home page ed indice della Sezione Conchiglie
(24 pagine). Altri klepton nel Marginella
glabella Complex? con le frequenze percentuali ed una
tabella fotografica riassuntiva di (quasi) tutto il Complex. Marginella pseudodesjardini
Le Béon, 2012 nuova specie. Universo lumperia, un'anticipazione dell'incerto futuro,
a partire dal 2013. Note su M. irrorata Menke, 1828, varietà pseudoirrorata Mattavelli, febbraio e luglio 2017. Integrazione della pagina Links,
mista inglese/italiano, con la definizione della nuova "specie" Marginella (kl.?) pseudoglabella Mattavelli, aprile 2017. Tale nuova "specie" è stata
citata anche nel n° 96 di giugno 2017 della rivista Malacologia Mostra
Mondiale - Cupra Marittima, tuttavia ufficialmente pubblicata nel n° 99
dell’aprile 2018, pag. 29/30. Nuovo sguardo ai mondi di M. glabella
& pseudoglabella, luglio 2017. Descrizione comparativa di Marginella (Kl.?) pseudoglabella
Mattavelli, 2018 nuova “sp.”, articolo definitivo di maggio
2018. Definizione di Marginella (Kl.?) visayae
Mattavelli, 2018 nuova “sp.”, articolo
introduttivo; insieme con M. lellae & M.
pseudoirrorata ipotizzabili come “specie”,
tuttavia ritenute “varietà” rispettive delle specie M. (kl.?) pseudoglabella
& M. irrorata. Novità:
Articolo di archivio 2005, "La
variabilità fatta specie" (da rivedere) comprendente: prima parte, per la
distinzione tra M. glabella e M. irrorata. seconda parte, per il riconoscimento degli ibridi morfologici M. glabella X M. irrorata. allegato,
inerente le forme M. glabella antinea & M. glabella
problematica, Mattavelli 2005 (oggi invece kleptons? Da rivedere come possibili forme di M. visayae). Articoli
solo in inglese: Atlas,
ex Quick reference
guide, inerente Marginella glabella & M. irrorata Complex,
2022 update. Statements on the Complex with Marginella pseudosebastiani Mattavelli
2001, in particular respect to M. sebastiani, archivio 2006. Scorporo
della pagina Links = Complex links, with Marginella (kl.?) pseudoglabella Mattavelli
2018 new sp. . 2020 remake. |
Home page della Sezione La mia Gorgonzola dopo il 1990. Lunga monografia cittadina: www.pseudospecie.it/bis.htm
, integrata da un corto allegato di
chiacchere di un conchigliologo (totale
2 pagine). |
Home page ed indice della Sezione Macchine (8 pagine), sintetizzata in una panoramica delle macchine per le quali una
volta lavoravo: www.pseudospecie.it/CavMat.htm
. La Sezione è corredata da un’ampia monografia di studi e calcoli personali per
la
potenza necessaria per le giranti dentate "Cowles". |