Per motivi di “downloads” questo articolo è stato diviso in 2 parti. Accesso alla prima parte.
E’ inoltre possibile
accedere a un riassunto fotografico del libro di mio padre Fedelio, detto Delio.
Aggiornamento 26/05/24.
Siccome il sito del Comune di Gorgonzola ha cambiato recentemente tutte le sue pagine Web, nell’aggiornamento ho sostituito la maggioranza dei miei “links” al Comune, ma in qualche “link” alle sue pagine precedenti potreste incontrare qualche “pagina 404” (introvabile).
Dott. Ing. Flavio Mattavelli
La
mia Gorgonzola dopo il 1990.
Parte
seconda.
Indice capitoli.
Parte prima
1. Sindaci dopo il 1980
2. Piano regolatore e viabilità
3. Il nome, lo stemma, il gonfalone, il Municipio, dopo il 1990.
4. La Chiesa parrocchiale. Il campanile. La (ex) Parrocchia S. Carlo.
5. L’ospedale Serbelloni. La Casa di riposo Vergani-Bassi. Il CDD (Centro Diurno Disabili).
6. Gli (ex) conventi, il Santuario, le cappelle. I cimiteri.
7. Le Associazioni non sportive
8. Sala Argentia.
9. Associazioni sportive e impianti relativi agli sport.
9 bis. Sculture.
Parte seconda
10. Il formaggio gorgonzola.
11. Origini di Gorgonzola e del gorgonzola.
12. Museo del gorgonzola a Gorgonzola, o civico di Gorgonzola (e circondario) a Gorgonzola?
13. Villa e Parco Sola-Cabiati-Serbelloni-Busca.
14. Palazzo Freganeschi Pirola.
15. Poncerta e il Naviglio Martesana. Trattoria dei Frati.
16. Sagra del gorgonzola di Gorgonzola, o meglio a Gorgonzola.
17. Santa Caterina (di Alessandria d’Egitto), ed altre ricorrenze.
18. Opere pubbliche comunali degli ultimi 33 anni
19. Opere private negli ultimi 33 anni.
20. Popolazione
21. Scuole
22. Altri video (oltre a quelli talora indicati in alcuni capitoli precedenti).
23.
Bibliografia cartacea
generale (oltre a quella parziale, che è indicata talore
nei singoli capitoli precedenti, con scritte in blu).
10.
Il formaggio gorgonzola.
Esistono due re tra i formaggi della Pianura Padana, rispettivamente a Sud ed a Nord del Po: il parmigiano ed il gorgonzola.
Il gorgonzola è il re degli erborinati italiani, per le venature verdastre che ricordano “l’erborin”, nome dialettale del prezzemolo, con tendenza al “blu”.
Da sapere che, dolce o piccante che sia, si produce oggi principalmente nel novarese, secondo un protocollo DOP ben definito, che rende il gorgonzola privo di lattosio.
Si fa cioè riferimento ad una Denominazione di Origine Protetta, per entrambi i gusti base. Si può dissertare se la vera origine storica si riferisca a quello dolce o piccante, ma per me sarà sempre caratteristico il gorgonzola piccante, squisito con il massimo sapore tra i “blu” piccanti. Il vero gorgonzola DOP deve essere esclusivamente di latte vaccino.
Ciò non toglie che il formaggio variegato “blu”, oltre che di latte vaccino, precisamente “stracchino” perché originariamente di vacca stracca (stracchino, pag. 82), possa essere appunto un formaggio erborinato non gorgonzola, cioè fatto a base di latte di capra, o di pecora (come il Roquefort), o di latti misti ovini – caprini – vaccini - bufala, ovviamente senza poter essere chiamato gorgonzola DOP.
Potrebbe
esistere anche uno stracchino erborinato “blu” DeCo
(Denominazione Comunale), a parte la disputa tra il Comune di Gorgonzola,
promotore dell’idea dello “stracchino gorgonzola” DeCo
(stracchino che tuttavia non esiste DeCo), ed il Consorzio
per la tutela del marchio DOP, unico detentore del marchio
“gorgonzola DOP”,marchio di validità di protezione europea dal 1996.
La denominazione d’origine nacque per D.P.R. nel 1955, mentre l’attuale Consorzio, e quindi il formaggio gorgonzola DOP, divenne tale a Novara nel 1970.
Onore al merito di chi ha disciplinato e pubblicizzato il gorgonzola DOP, anche se la suddetta disputa mi appare nella sostanza motivata da ragioni commerciali, oltre che da una manifestazione di campanilismo. La causa, iniziata nel 2013, è stata vinta in secondo grado dal Consorzio per il marchio DOP, nel 2015. Tutti ora devono ignorare la denominazione “gorgonzola DeCo”, intesa dalla Magistratura come una contraffazione commerciale del marchio gorgonzola DOP. E’ pure vietato pubblicizzare formaggi diversi assimilandovi le caratteristiche, cioè è vietato chiamare “come gorgonzola” qualsiasi formaggio che gorgonzola DOP non è. Un gorgonzola DOP pure non deve essere venduto diversamente, cioè è persino vietato dalla legge chiamare “gorgonzola naturale” quello che è “gorgonzola piccante DOP”, anche se in realtà tale gorgonzola non sia affatto piccante, quanto piuttosto sapido, cioè con un gusto caratteristico. E’ pure vietato chiamare “gorgonzola sapido” un formaggio “gorgonzola piccante DOP”. Forse è per queste complicazioni che mi risulta che a tutt’oggi nessun formaggio di alcun tipo abbia la denominazione DeCo.
Per finire non entro nel merito di distinguere la consistenza naturale da quella così detta al cucchiaio, che sarebbe come distinguere l’impasto dalla crema senza parlare di reologia, che mi ricorda troppo il mio passato lavoro, anche se non mi sono mai occupato di miscelare formaggi.
Il Consorzio scrive che il formaggio gorgonzola potrebbe essere nato nell’anno 879 dC., a parer mio non lo sa nessuno.
Io penso che il gorgonzola sia fondamentalmente nato con la transumanza di alcune mandrie della Valsassina, quindi trovò una limitazione spaziale alle sponde del lago Gerundo (v. capitolo Origini) ed un massiccio seguito con le transumanze dei bergamini, conduttori di mandrie e taluni insieme casari, probabilmente già nel Medioevo, tuttavia diversi formaggi erborinati quasi sicuramente erano già stati scoperti molto prima dell’impero Romano, certamente anche in diverse altre regioni d’Europa, e del mondo, in modo indipendente dal gorgonzola attuale. Le transumanze di mucche a “Congorciola” (storia del nome nel Cap. successivo) e zone limitrofe (v. Cap. 12) si svilupparono solo dopo il Medioevo, tuttavia divennero imponenti nei secoli posteriori, man mano che cresceva la fama del formaggio erborinato locale, trascurando quello, probabile suo antenato, dell’alta Valsassina, che pure ha avuto uno sviluppo residuale indipendente (formaggio “Stachintunt” di Artavaggio, località del Comune di Moggio, prov. Lecco, più spostata verso la bergamasca Val Taleggio). Le mandrie dell’alta Valsassina non transumavano fino a Gorgonzola.
La piacevole romantica storiella del bergamino innamorato che dimenticò il protocollo caseario per una fanciulla, originando così il gorgonzola, al di là del primo evento casuale della muffa, è una classica favola, comune anche alla nascita di altri erborinati. La favola ha diverse varianti alternative, tra le quali la leggenda dell’eremita Concordio, vedere nel riquadro giallo del capitolo successivo.
In Lombardia gli erborinati medioevali erano certamente diversi dall’attuale gorgonzola DOP, che penso sia pure diverso da quello noto maggiormente come “gorgonzola” già a fine 1800.
I primi caseifici artigianali di “stracchino” sono divenuti in Lombardia quasi industriali di “gorgonzola” credo soltanto nel XIX secolo, ma non ho trovato loro tracce storiche precise. Eppure il “gorgonzola” veniva già esportato in Inghilterra a fine 1800, credo dall’azienda Locatelli Mattia di Lecco, ma non vorrei sbagliare (foto dell’etichetta della forma classica tonda di grande diametro e peso circa 10-12 kg).
Per la storia degli ultimi caseifici di “gorgonzola” in Gorgonzola occorre accennare ai caseifici Cademartori (era in via Restelli negli anni ‘70) oppure Devizzi (era in via Serbelloni fino al 1981). Il caseificio Devizzi si sviluppò dopo la fine della seconda guerra mondiale. Devizzi introdusse e rese famoso il marchio “argenziola 2000” sotto fotografato.
La ditta Cademartori si è trasferita; la ditta Devizzi ha chiuso nel 1981 il caseificio, che si trovava ove ora sorge il nuovo quartiere residenziale di via Arcivescovo Anacleto Cazzaniga, quartiere realizzato dopo il 2000; ora a Gorgonzola nessuno produce più il gorgonzola DOP. Tuttavia nel territorio comunale non mancano industrie casearie, rivolte ad altri tipi di formaggi italiani.
La carta oro dei formaggi “gorgonzola” del primo dopoguerra talora era simbolo della migliore qualità, che era bianca, rossa e verde (come la bandiera italiana), rispettivamente pasta, crosta e fermenti di “Pennicillum glaucum Link 1805”, che danno il tipico colore verde nella pasta, mentre la crosta rossa-arancio era sintomo di produzione artigianale, allora “a 2 paste”, mentre quella industriale odierna è perlopiù “ad una sola pasta”, con colore crosta tendente al grigio rosato beige. Riguardo alla crosta nel primo ‘900 scoppiò la guerra della barite.
Il
Gorgonzola non è che una fettina di una miriade di Infiniti
blu, già esistenti altrove. I formaggi
erborinati in Europa, per non dire nel mondo, sono veramente tanti,
ad es. il già citato Bleu d’Auvergne, prodotto anche
ad Ambert, paese francese con il quale la città di
Gorgonzola è gemellata.
Anche il resto dell’Italia non scherza, quanto ad erborinati. Non voglio fare pubblicità commerciale, ho linkato questo sito perché presenta molti tipi saporiti, senza arrivare al limite del Casu Marzu sardo, che però formaggio erborinato non è.
Il vero gorgonzola DOP non presenta propriamente “vermi” al suo interno, senza offesa a nessuno; si tratta di qualità gastronomiche diverse e peculiari, dominate tuttavia da interessi commerciali, o protezionistici, che possono arrivare all’autarchia, nei casi di protezione da parte di Stati o Confederazioni.
Ad esempio speriamo che la Cina riapra definitivamente le porte al gorgonzola DOP ed ai formaggi italiani ed europei, e che la stessa Europa non contrasti il Casu Marzu, un formaggio veramente unico, al pari di unicità del gorgonzola DOP, ed altri formaggi famosi.
Esiste perfino un formaggio erborinato giapponese, l’Oryzae, forse derivato dal fungo “Aspergillus oryzae”, nome derivato da “Oryza sativa” = riso. Nella lingua giapponese antica esiste un solo vocabolo, sia per il verde che per il blu, “ao” (guardacaso iniziali di Aspergillus oryzae), così si potrebbe anche collegare l’erborinatura del formaggio Roquefort, erborinatura dovuta all’opera del “Pennicillum roqueforti Thorn 1906”, cogenerico del Pennicillum glaucum, al blu della bandiera francese.
La classificazione delle muffe e dei funghi è certamente molto complicata, ma non credo sia il caso di approfondire qui le dorate differenze. I lombardi spesso confondono la pronuncia della “o” con la “u”, quindi è “risibile” che “ao” possa divenire “au”, cioè il simbolo chimico dell’oro (“aurum” quando nacque il “gorgonzola”, chissà come lo chiamavano all’inizio).
Mi sono
divertito a scrivere sui pennicilli, e non solo, una
pagina allegata: Chiacchere di un conchigliologo,
per concludere che per i molteplici erborinati potrebbe trattarsi di un “Complex” di formaggi “klepton”.
Bibliografia inerente il formaggio
gorgonzola:
·
Il gorgonzola, dalla
vacca “stracca” alla gioia della tavola, primo antibiotico? opuscolo in
occasione della prima Sagra, 1999.
·
In occasione della XIII edizione della Sagra
Nazionale del Gorgonzola (Cap. 16), esce:
“Quell’irresistibile
profumo alla muffa”, libro di Bruno Giussani e Giuseppe Colangelo – Bama Editore, 36 pagine.
·
La civiltà dei
bergamini, un’eredità misconosciuta – Michele Corti – Centro Studi Valle
Imagna, settembre 2014, 461 pagine.
11. Origini di Gorgonzola e del gorgonzola.
La Storia è insaporita da piccole Storielle, come il gorgonzola da piccole muffe.
Il mito doveva sposare la storia, ma amava la leggenda, perché aveva più fantasia, allora nacque la realtà virtuale, che talora supera la fantasia.
Un insieme di piccole “story” può costruire la vera “history”, del paese e del formaggio, ora cittadino.
Durante l’Impero Romano (nomi località in rosso).
Ho soprascritto una cartina degli anni ’50, quando la circonvallazione sud di Gorgonzola non esisteva. In rosso c’è la statale Padana Superiore n° 11. Ho sovrapposto in arancione pesante quel che suppongo doveva essere durante l’Impero Romano una delle vie “galliche”, dopo aver tracciato in arancione leggero la retta tra Milano e Vaprio d’Adda. Nel triangolo arancione leggero il lato inferiore fu presto sostituito dalle direzioni dei 2 lati più a nord, ma probabilmente non esattamente secondo segmenti di retta, quanto piuttosto a falce abbassata verso Cernusco, indi risalente verso Bussero e poi a Gorgonzola. La Porta Argentea di Mediolanum è dove oggi a Milano c’è San Babila, quindi il triangolo è isoscele, con il lato Porta - Mansio lungo come Mansio - Concordiola.
Le note in azzurro si riferiscono al sistema idrico, pure influenzato dai fontanili, tutti nascenti ancor oggi a Sud della “Mutatio Argentia”.
Questo capitolo scrive di un passato lontano e confuso, non avrebbe senso nella storia del dopo 1990, tuttavia molte considerazioni si sono rese possibili solo in questi ultimi anni, quando l’accesso a Internet ha diffuso notizie che erano accessibili solo ad una ristretta cerchia di pochi storici.
Quasi tutti gli storici concordano per la derivazione di Gorgonzola dalla romana “mutatio” Argentia (ma qualcuno dice che Argentia non era proprio ove ora è Gorgonzola, era forse a Cassina De’Pecchi, che verso ovest dista da Gorgonzola circa 3 miglia romane = 4,5 Km), come stazione di sosta per cambio cavalli, sulla via “gallica” da Aquileia, Venezia, indi Bergamo, verso Milano.
Probabilmente il nome Argentia deriva dalla romana porta Argentea, porta poi distrutta nel 1162 da Federico Barbarossa.
I Romani ponevano le “mutatio” dei cavalli circa ogni 10 miglia, pari a circa 15 Km. Esistono circa 30 Km in linea retta Tra Milano e Vaprio d’Adda, quindi idealmente avrebbe dovuto esistere solo una “mutatio” intermedia (a Cassina de’Pecchi? Ivi pare non esista traccia alcuna di tale “mutatio” romana, eccettuando la presenza di un torrione molto più tardo, si dice del 1600, che avrebbe potuto essere stato costruito sulle tracce di postazioni precedenti distrutte). Tra Gorgonzola e Vaprio ci sono solo circa 10 Km = 7 miglia. Lo storico Mons. Biraghi interpretò che esistesse un’altra stazione di cavalli tra Gorgonzola e Milano, precisamente la “mansio Fluvio Frigido” (poi forse Cascina S. Ambrogio a Brugherio?) a Cologno Monzese, ove passa il fiume Lambro (appunto Fluvio Frigido), che era soggetto a sud ad esondazioni, il che comporterebbe una deviazione a nord della retta via Milano-Vaprio, per aggirare a nord le zone esondate, passando sul Lambro tramite un “Pons Carale”, del quale ponte si sono comunque persi i resti, in località Sesto S. Giovanni. Il Biraghi ipotizzò pertanto che le 2 stazioni intermedie tra Milano e Vaprio fossero circa ogni 7 miglia. Il conto tornerebbe perfettamente per porre Argentia a Gorgonzola, a circa 14 miglia deviate dalla porta Argentea (circa 12 miglia in linea retta).
Il luogo dell’attuale Gorgonzola fu forse realizzato a cortile fortificato (“castrum”), in una posizione strategicamente e meteorologicamente fortunata, non solo per i cavalli romani, ma anche in seguito per le mucche “stracche”, dal cui latte nacque il gorgonzola. Infatti, in un territorio compreso tra il fiume Adda ed il torrente Molgora solitamente non ci sono stati grossi eventi metereologici avversi, anche per le transumanze iniziate forse nel Medioevo, e sviluppatesi successivamente in modo massivo, soprattutto dopo le costruzioni dei canali Muzza medioevale e successivamente del Naviglio Martesana (iniziato > 1457), in località meglio stabilizzate politicamente, pur nelle lotte statali, forse anche per la presenza dell’importante Pieve ecclesiastica di Gorgonzola, con funzione di calmiere in cristiana “concordia” (v. avanti). Gorgonzola era in una posizione geografica strategica per raccogliere il formaggio dei bergamini e mandarlo più comodamente a Milano tramite il naviglio Martesana, che era divenuto una via d’acqua più utilizzata della strada terrestre.
Ora non ci sono più vere transumanze di mucche a Gorgonzola. La Pro Loco ha proposto di recente solo delle transumanze rievocative, in occasione delle ultime Sagre, transumanze certamente cinematografiche. Debbo notare che fino a pochi anni fa invece esistevano ancora realmente vere transumanze di pecore, nelle campagne di Gorgonzola e dintorni. Le transumanze ovine probabilmente iniziarono nel tardo medioevo, forse diversi secoli prima delle transumanze vaccine, e pare che non si siano ancora estinte. Nel Medioevo era più importante il commercio della lana e credo si mangiassero maggiormente formaggi di latte ovino, ma poi la produzione di latte vaccino lo superò via via più abbondantemente, in particolare con la richiesta del formaggio gorgonzola da parte dei milanesi, e non solo, dopo la costruzione e navigabilità del Martesana. Per la storia dello stracchino di Gorgonzola ne ho già scritto al Cap. 10, ma il discorso andrebbe esteso ad altri formaggi lombardi originari della Valsassina, e Valli bergamasche (Val Taleggio, etc.). Ora, come il gorgonzola non si produce più a Gorgonzola, il taleggio si produce principalmente altrove.
Tra parentesi, si potrebbe spiegare che la strada “gallica” nacque diritta tra Milano e Vaprio, forse con “mutatio Argentia” a Cassina de’Pecchi, ma poi fu necessario piegare a nord per aggirare le esondazioni del Lambro, nacque forse la “mansio Fluvio Frigido” (in posizione imprecisabile tra Cologno e Brugherio) e quindi la successiva “mutatio” verso est fu spostata alla nascente “Concordiola” (v. avanti), che in pratica assunse il ruolo ed il nome romano di “mutatio Argentia”, o se preferite “Argentia Nova”, o “Argenziola” in un tempo successivo. Il nome Gorgonzola potrebbe derivare da un connubio tra le 2 dizioni Curt (= castrum tribunalizio, v. avanti) Argenziola e Concordiola, maturate assieme nello stesso posto medioevale in tempi successivi, forse tra il V e l’VIII secolo, in epoca Longobarda, magari dopo che Attila distrusse l’originale “mutatio Argentia”, mentre la Chiesa di “Concordiola paleocristiana” forse non era ancora nata; sono tutte ipotesi personali, chiudo questa parentesi, e ne apro un’altra.
I Romani dopo il III secolo potevano passare l’Adda a Vaprio-Canonica d’Adda sul “pons Aureoli”; per la Aquileia-Milano nel medioevo chiunque doveva comunque passare a Nord di quel che allora era il grande lago-palude Gerundo, perlomeno dopo l’enorme alluvione del 536 dC.. Infatti il Gerundo forse non era così vasto in antecedente epoca Romana, e si allargò solo nel medioevo.
Esiste ad Est delle ipotetiche sponde del lago Gerundo una strada “dell’antica costa del Gerundo”, in territorio bergamasco, forse il prosieguo del passaggio a Nord della via “gallica”.
Per arrivare a Lodi (Laus Pompeia) partendo da Argentia, senza passare da Mediolanum, un viaggiatore alto-medioevale avrebbe potuto arrivare a Sud al massimo poco sotto Cavaione, poi avrebbe dovuto costeggiare a Ovest il lago Gerundo, seguendo all’incirca il corso dell’attuale canale Muzza, che allora non esisteva. Non sappiamo se l’alluvione del 536 dC. arrivò fino a Gorgonzola (io non ritengo affatto), o si generò poi qualche pestilenza o carestia medioevale, ma confido che Gorgonzola sia stata quasi sempre fortunata, tranne che all’antecedente arrivo degli Unni (e nelle successive guerre, nonché nella peste del 1600).
Imprecisabilmente, penso verso il IX secolo, iniziarono le transumanze dei Bergamini dalla Val Sassina fino a Gorgonzola, transumanze che originarono il fortunato formaggio, tratto dal latte di mucche transumate in un posto strategicamente comodo, non lontanissimo dagli alpeggi estivi, ricco di prati verdi, irrigati più tardi dal naviglio Martesana, ma prima (e ancor oggi) da miti acque piovane, in territori lambiti allora da un lago forse allora potabile (il Gerundo), comunque essendo le mucche abbeverabili nelle pure acque dei fontanili, località stagionalmente ideale per le mucche, finite colà forse proprio durante l’avvento dei longobardi, perché i longobardi erano soliti portare bestiame al seguito. Chiudo la parentesi Gerundo e origine del formaggio.
Si tramanda che, dopo le invasioni barbariche degli Unni (Attila nel 452 - 453 dC. distrusse Milano) forse Argentia fu in parte distrutta e divenne Argentiola, anzi “curt” (cortile) Argenziola, e da Curtargenziola … Gorgonzola. Tuttavia l’Arch. Damiano Iacobone, docente di Storia dell’architettura, nel già citato suo libro sull’ospedale Serbelloni, scrive che, nei paraggi del luogo dell’attuale Gorgonzola, esistesse un nucleo abitativo con un tempio alla dea Concordia, cioè con un (piccolo) tribunale, forse appunto a partire dal IV- V secolo, donde Concordiola, Goncortiola…Gorgonzola.
La dea Concordia dei Romani equivaleva all’Armonia dei Greci, e veniva invocata spesso nei tribunali, spesso vicini ad un tempio alla Concordia (anche se un tempio sarebbe diverso dal tribunale). Il termine corte può assumere diversi significati, es. cortile o anche tribunale, o anche entrambi contemporaneamente, nel caso delle “curt” = “cort” altomedioevali, intese come evoluzione dei “castrum” romani, magari con un tribunale centralizzato nella piazza.
Ove si trovasse tale supposto tempio della Concordia posso pensare ai margini della “curt”; se inteso l’edificio come tempio ad una divinità pagana poteva essere poco all’esterno dell’originale “castrum”, esterno cioè ove ora c’è la Canonica parrocchiale, e fu certamente distrutto e sostituito con una chiesa “paleocristiana”. Se inteso come tribunale, magari fortificato, poteva essere proprio in centro alla “curt”, circa verso l’anno 1000 divenuta borgo fortificato. Potrebbe essere ove ora c’è il Municipio, area che a inizio 1900 era ancora “mercato coperto”, però potrebbe essere anche un edificio posto quasi ove è oggi palazzo Pirola, ma sono tutte supposizioni. Che tra il loco di palazzo Pirola e l’attuale Chiesa prepositurale esistesse verso l’anno 1000 un ipotetico “castello” ne scrive pure mio padre a pag. 23…
Forse nell’VIII secolo, si costruì certamente una chiesa “paleocristiana”, con adiacente cimitero, nel luogo ove ora sorge il sagrato della Chiesa prepositurale. Tale chiesa “paleocristiana”, comunque modificata nel tempo, fu poi rasa al suolo a inizio 1800, per erigere la Chiesa prepositurale monumentale attuale.
La Pieve di Gorgonzola, dei Santi Protasio e Gervasio, risalirebbe appunto a prima dell’VIII secolo, anzi io penso che potrebbe non essere esistito affatto un tempio romano alla dea Concordia, bensì potrebbe essere stata eretta allora una piccola Chiesa paleocristiana con fonte battesimale richiamante cristianamente la concordia, pertanto Chiesa e località chiamate da allora Concordiola.
Tenete presente che fino all’epoca napoleonica le Pievi potevano svolgere persino funzioni civili, amministrative e magari di tribunale laico, oltre che ecclesiastico.
L’evoluzione dal nome Concordiola a Gorgonzola appare concentrata dall’XVIII al X secolo, in un breve arco di tempo, però quando le denominazioni erano approssimative, con un’approssimazione eccessiva, da divenire erronea, cosa che del resto si è manifestata anche in tempi successivi.
Per dovere di cronaca noto che i nomi delle località sono spesso erroneamente mutevoli, ad esempio in una carta murale della Galleria dei Musei Vaticani, dipinta verso il 1580, è indicata “Gorgazzola”, posta a cavallo di un fantasioso falso tracciato del Naviglio Martesana, con i nomi dei paesi del circondario diversi dagli attuali e paesi in posizioni approssimative, reciprocamente errate.
L’Associazione Concordiola sostiene che nel 855 la località si chiamava Congorciola.
Il Comune di Gorgonzola afferma che nel 953 valeva già Gorgontiola. Tenere presente che per i lombardi in dialetto occidentale le 2 “o” iniziali si pronunciano “u”, mentre la “o” finale resta come l’”oeu” francese, e la “ti” si pronuncia come i latini “z”, in pratica saltando la vocale “i”. Penso che tutto ciò sia nato nell’epoca carolingia (circa IX secolo), contemporaneamente alla Chiesa “paleocristiana”, alla nascita di Concordiola ed alle prime avvisaglie dell’omonimo formaggio, prima dell’epoca comunale, iniziata verso il 1000 dC. (poi v. avanti a proposito della torre degli Arrigoni).
Del resto il vocabolo “concordia” ha la stessa radice anche in francese: “ concorde”, essendo il dialetto lombardo di derivazione gallo-romanza occidentale.
Il seguito del nome Concordiola, Congorciola, Curtconcordiola = Curtcongorciola, Curtcordiola = Curtgorciola, storpiato dalle circostanze in Curtgontiola, Gorgontiola, sarebbe quasi ovvio, e la storia del nome attuale di Gorgonzola potrebbe finire qui. Per chi amasse il latino, si può divertire in Vicipaedia.
Altra origine dei
nomi. Rammento però alcune note, un poco miste di fantasia leggendaria, forse vicina alla verità storica. La Concordia, come dea romana oppure come virtù cristiana, potrebbe non entrare affatto nella storia di Gorgonzola e del suo stracchino. Esiste una gustosa leggenda proposta da Sebastiano Vassalli (*), basata su di un manoscritto, che egli dice scoperto in un archivio parrocchiale del 1600. Circa verso la fine del quarto secolo, in Valsassina abitava l'eremita Concordio. Costui fu tentato dal diavolo, ma resistette alla tentazione, finché stremato dalla fame dovette assaggiare un formaggio ammuffito, che il buon Dio però aveva reso buonissimo. Concordio portò poi il formaggio al Vescovo Ambrogio, che lo "apprezzò nella sostanza, ma non nel nome". Infatti Ambrogio non gradì e proibì la denominazione di "formaggio del diavolo = caseus diaboli”, come allora veniva chiamato l'erborinato della Valsassina, per cui lo fece ridenominare "caseus concordiolus". Concordio (forse sulla via di Costantinopoli) insegnò a fare quel formaggio ai mandriani di Argentiola, che in suo onore fu ridenominata Concordiola. Ambrogio pensò di offrire il "concordiolus" anche all'imperatore Teodosio, inviando a Costantinopoli Concordio e Simeto (altro eremita), come portatori. Purtroppo furono uccisi dai briganti, ma il formaggio si salvò e fu gustato dall’imperatore. Teodosio fu soddisfatto e probabilmente confermò territorialmente il nome Concordiola. (*) libro: Terra d'acque.
Novara, la pianura, il riso. 2005 – 2° edizione 2013. |
Dal “castrum” al “castello”. Le località disposte a “curt” Longobarda probabilmente erano organizzate come un “castrum” Romano (quello opinabilmente distrutto dagli Unni); ho pensato che alcune vestigia ricostruite del castrum erano ancora presenti nel tardo Medioevo, nel periodo delle costruzioni della corte dei Chiosi a nord, della Chiesa dell’antica Pieve “paleocristiana”, Chiesa poi distrutta nel 1800 (vicino all’attuale Chiesa prepositurale) ad est, di edifici in zona dell’attuale palazzo Pirola (edifici che chiamerò “protopalazzo”, probabili antenati del palazzo Pirola, all’interno del castrum) verso sud, di altri antichi edifici residenziali/agricoli ad ovest dell’attuale Municipio, che allora poteva già essere zona mercato (o forse avere il tempio alla Concordia?). Quindi la costruzione di tali 4 zone allora edificabili avvenne in aree libere all’esterno delle vestigia centrali del castrum già edificato, nell’ipotesi che tali vestigia fossero state già in parte ricostruite dalla popolazione precedente. Allora furono costruiti il convento dei Chiosi, l’antica Chiesa con il connesso antico cimitero, fu abbozzato un protopalazzo Pirola, molto prima della costruzione del Naviglio Martesana (iniziato > 1457).
Perciò, quando fu costruito il Naviglio Martesana, in loco esso subì anche la caratteristica deviazione ad U, attorno al paese, più a sud del protopalazzo Pirola, deviazione dovuta anche agli aspetti difensivi del borgo medioevale ed alla utilità di rallentare le acque all’interno delle curve del nascente Naviglio, come già scritto da mio padre (pag. 117). Oltre a questi 3 motivi, vedere anche avanti un quarto motivo della deviazione, a proposito della località La Valletta etc., particolare che verrà precisato nel cap. 15.
Tutte le suddette 4 zone funzionali del borgo si trovano disposte opposte a croce, circa all’esterno della mezzeria dei lati di un quadrato o rettangolo, che appunto potrebbe definire il perimetro approssimativo del precedente “castrum” Romano, eccezion fatta per il supposto “protopalazzo” Pirola, che invece risulterebbe interno al supposto “castrum”.
Per chiarificare queste mie idee ho modificato una piantina del centro Gorgonzola, con il presunto “castrum” Romano delimitato da un ipotetico perimetro in giallo:
I Romani costruivano secondo moduli abbastanza standard, con le vie centrali del “castrum” disposte a croce, dividendo il “castrum” in quartieri.
Ecco che allora la via Italia giace al posto del “decumano maximus” o via principale, in direzione da est a ovest, con le porte destra all’altezza di piazza Cagnola e la porta sinistra all’altezza dell’inizio salita al ponte di Milano, ove ora trovasi l’ex Asilo; inoltre la via Corridoni e la via Monte Grappa, in direzione Lodi-Lecco, giacciono al posto del “cardo maximus” o via pretoria, da sud a nord, con la porta pretoria a nord, ove ora c’è piazza S. Pietro, e con la porta decumana a sud, ove ora c’è palazzo Pirola. Ovviamente la via pretoria potrebbe anche non coincidere con via Monte Grappa, anzi essere spostata in direzione dell’attuale via dei Chiosi, che parte da un portone a metà via Piave, in direzione nord. Del resto l’attuale via Cavour piega più probabilmente parallela, nella direzione originale del “cardo maximus”, il quale punterebbe appunto all’anzidetto stesso portone della corte dei Chiosi, a metà via Piave.
Il pretorio, o forum romano, cioè la zona nevralgica di comando dei Romani, oppure il tribunale longobardo, o della Chiesa “paleocristiana”, Chiesa però in luogo un po’ spostato ad est del pretorio, (Chiesa allora con annesso probabile chiostro fortificato?), detto pretorio dovrebbe essersi trovato circa in piazza Italia, forse tendenzialmente spostato verso le propaggini nord del palazzo Pirola attuale, che risulta costruito dalla Famiglia Freganeschi all’inizio del 1700.
Verso l’anno 1000, tra il pretorio e la zona che diverrà l’attuale Canonica parrocchiale, avrebbe potuto esistere un fantomatico “castello”, tuttavia ritengo molto improbabile che sia esistito un vero imponente “castello”, come invece ne esistono in altri borghi medioevali lombardi. Se è esistito, è stato poi distrutto molto bene.
Più che un vero “castello”, negli anni 1000 -1200 potrebbe essersi trattato di diversi piccoli edifici fortificati (a chiostro?), distribuiti dal pretorio fino a raggiungere la Canonica, senza arrivare alla località La Valletta (pag. 23), “castello” circondato da palizzate e da un fossato difensivo, sulla cui traccia seguìrà poi il Naviglio Martesana (iniziato > 1457). Nella parte sud della zona fortificata il fossato era forse superabile da un ponte levatoio (il vocabolo Poncerta, v. Cap. 15, è inteso dallo Iacoboni come “pons incertus”, ponte amovibile, sul fossato prima della costruzione del Naviglio).
Non so se all’altezza dell’attuale ponte di Cadrigo negli anni 1000 etc. ci fosse un altro ponte amovibile di legno o già un diverso ponte fisso sul fossato difensivo della zona Canonica, sopraelevata circa 2 m sulla Valletta. Il ponte di Cadrigo attuale ha sostituito nel 1934/1938 quello precedente a schiena d’asino del 1604, che era simile ad altri ponti del naviglio Martesana, che si dicono progettati da Leonardo da Vinci, che però era morto circa un secolo prima.
Riguardo alla denominazione Cadrigo (oltre a quelle espresse dubbiosamente da mio padre, p. 123), vedere anche in fondo al Cap. 13.
Nella direzione dal centro del borgo verso Milano, posto che ci fosse stato un fossato difensivo, prima della costruzione del Naviglio ci doveva essere un ponte “di Milano”, che allora si chiamava ponte di “S. Agata”, costruito in legno, ben diverso dall’attuale in muratura. Pare che il ponte “di Milano” poi sia stato rifatto spesso, prima dell’attuale (v. Cap. 15).
Qui potrei discordare dallo Iacoboni, perché non esistono tracce che esistesse veramente un fossato difensivo al posto e prima del Naviglio, fossato circondante forse tutto il borgo pure a nord, seguendo il tracciato, partendo dal ponte di “Milano”, delle vie Restelli, Oberdan (o più a nord via Pessina?), Piave (o a nord dei Chiosi?), per chiudere l’anello forse secondo la via Marconi. L’ipotesi del fossato ad anello completo a nord è troppo fantasiosa, non trova riscontri con la disposizione delle attuali vie, quindi non esisteva il fossato a nord e neppure esisteva il ponte di “Milano”, prima della costruzione del Naviglio.
Nell’insieme si trattava soltanto di un piccolo borgo medioevale, diciamo gestito “guelfo”, dotato di un tribunale ecclesiastico per la vasta Pieve dei SS. Protasio e Gervasio, con Chiesa e 2 Conventi, ma forse nient’altro. Per di più il già piccolo borgo fu poi in parte decimato dalle ripetute pestilenze del milanese (1524 = peste di Carlo V – 1576 = peste di S. Carlo Borromeo – 1629 = peste manzoniana), per cui non deve esserci stata la voglia di costruire “castelli”, quanto piuttosto fu giocoforza utilizzare il lazzaretto vicino al torrente Molgora. Dal sito UTL ricopio:
“Il 29 marzo 1850 la direzione provinciale autorizza a svincolare i lotti dei terreni 173 e 387 coperti da ipoteche del lascito Serbelloni per la realizzazione del ponte sul naviglio, sostituendo quello in legno, detto ponte di S. Agata, eretto nel 1588. Quello precedente era stato demolito per arginare il contagio della peste causato dai passanti, mentre dal lato opposto dell’abitato, furono messi dei cancelli di legno. A testimonianza della pestilenza, è stata eretta una stele datata 1576, sita poco distante dalla sede dell’UTL (ex Asilo, ora Centro Intergenerazionale Comunale)”.
In una mappa catastale teresiana (del 1750 circa) l’attuale vicolo Serbelloni sfociava liberamente nella piazza S. Francesco, siamo ormai fuori dal “castrum” romano-longobardo, con un collegamento stradale diretto tra i quasi ormai ex 2 conventi delle Umiliate (corte dei Chiosi) e dei Serviti (in direzione verso piazza Cagnola e poi verso la Chiesa “paleocristiana”); i frati Serviti pare non fossero più presenti dal 1652; nella mappa teresiana si vede raffigurata la posizione e forma della Chiesa “paleocristiana”, che aveva un orientamento perpendicolare all’attuale Chiesa prepositurale.
Si vede pure un primitivo ponte “di Milano”, ma con un orientamento in direzione quasi perpendicolare all’attuale ponte, forse parallelamente al residuo del fossato forse esistente ancora allora, se preesistente.
Facciamo ancora un
salto indietro nel tempo, tornando al medioevo, prima della costruzione del
Naviglio.
Gli edifici fortificati (falso “castello”?) che erano all’interno del borgo medioevale possono venire ricollegati militarmente, però probabilmente a torto nel 1200-1300, con la storia della torre degli Arrigoni (ora farmacia, torre forse allora ancora inesistente come è fatta oggi), torre che trovasi oggi dall’altra parte del Naviglio, giù dal ponte di Cadrigo, in località detta La Valletta, perché infossata circa 2 m rispetto al piano del sagrato della Chiesa prepositurale attuale (vedere al Cap. 15 per i dislivelli del Naviglio Martesana), livello del sagrato che potrebbe corrispondere al piano del “castrum”. La Valletta (foto a pag. 124) è una località pittoresca dell’Alzaia Martesana, che vi consiglio di visitare, ricordando lontanamente la “rive gauche” della Senna a Parigi.
Quando il Naviglio Martesana ancora non c’era, la storia è complicata sulle frequenti battaglie ivi svolte dal 1000 al 1400 (v. Medioevo nel sito comunale e pag. 105 e seguenti nel libro di mio padre).
La torre degli Arrigoni attuale, in foto a sinistra, potrebbe essere del tutto ininfluente nella storia antecedente il 1400, risalendo indietro fino ai fatti di re Enzo.
L’attuale Torre Arrigoni pare sia stata costruita tra il XIV ed il XV secolo e prende il nome dal capitano della Martesana Simone Arrigoni, che governò dal 1494 al 1497, infine nel 1507 fu condannato a morte.
Nel 1200 esisteva un’altra torre, posizionata entro la cerchia del supposto fossato difensivo del borgo, ove ora esiste la Canonica del Parroco, o meglio ove una volta esisteva l’antico campanile (poi distrutto a metà 1800, o forse nel 1200 la torre in questione era addirittura un altro campanile proto longobardo?); soltanto quest’altra torre appunto, cioè il campanile distrutto a metà 1800, sarebbe identificabile esistente in tutta la storia del Basso Medioevo. In tale torre, comunque ora non più esistente, potrebbe essere stato tenuto prigioniero re Enzo nel 1245, e nella stessa torre successivamente potrebbe essersi rifugiato l’Arcivescovo Ottone Visconti, inseguito dai Torriani nel 1278.
Attenzione a non confondere questa torre ora inesistente, o antico campanile medioevale, con la torre di Casa Busca (Cap. 13), decisamente moderna ed ininfluente nel periodo del Barbarossa e di suo pronipote Enzo, nonché poi nelle battaglie tra i Visconti e i Della Torre o Torriani.
La storia di Ottone Visconti fuggitivo è citata nel già indicato volume, in bibliografia parziale del Cap. 4 inerente le Chiese, cioè nel libro Il Campanile di Gorgonzola, 2016 (recante verso la fine una poesia in dialetto di mio padre, scritta appositamente sull’argomento dell’antico campanile); inoltre la storia del Basso Medioevo di Gorgonzola è ancor meglio approfondita nel volume, nell’altra bibliografia parziale del Cap. 5 riguardante l’Ospedale, cioè nel testo L’Ospedale Serbelloni a Gorgonzola, di Damiano Iacobone, 2009; vedere in tale secondo libro, alle pagine 18 e seguenti, il paragrafo L’età comunale – secoli XI -XIII.
Volume consigliato: Gerundo, il grande lago scomparso. Fabio Conti. Ediz. Meravigli 2018, 288 pagine.
12. Museo del gorgonzola a
Gorgonzola, o civico di Gorgonzola (e circondario) a Gorgonzola?
Esistono a Gorgonzola testimonianze di un relativamente recente passato perduto, connesso alla passata industria casearia (foto insegna dell’antica Latteria ad una curva della via 4 novembre, latteria dismessa). Esistono anche edifici d’epoca più notevoli (corte dei Chiosi), comunque di una storia soltanto dal basso medioevo fino ai grandiosi monumenti del 1800, questi ancora ben vitali, es. la Chiesa prepositurale ed il campanile, ma non l’Ospedale Serbelloni, oggi un po’ abbandonato, mentre permangono alcune costruzioni dal 1457 al 1700 circa, cioè il Naviglio Martesana, la Torre Arrigoni, la Villa Serbelloni ed il Parco, il palazzo Freganeschi - Pirola, che testimoniano un passato da ricordare.
Occorre distinguere se si vuol fare soltanto un museo del
formaggio, oppure di tutte le tradizioni cittadine e del circondario.
Indubbiamente la spinta commerciale può essere determinante nel primo caso,
visto che anche nel novarese ci stanno pensando.
Anche nel secondo caso è già stato impostato, almeno nelle intenzioni, a Gessate, paese nelle vicinanze, un Ecomuseo della Martesana, concretizzabile forse nella sede di Villa Daccò, ma per ora esistente solo virtualmente nel Web. Anche il Comune di Gorgonzola ha appoggiato l’iniziativa il 30 giugno 2017. Tale iniziativa appare estesa a molti Comuni della Martesana.
Nel Comune di Gorgonzola tuttavia alcuni anni fa si parlava
di un museo del gorgonzola e di
Gorgonzola a Gorgonzola, museo permanente con
l’intento di rispecchiare le tradizioni cittadine per le generazioni future,
tuttavia tale museo in luogo fisso per ora resta ancora campato per aria, non ostante le
lodevoli intenzioni, conferenze e mostre. E' degna di nota la mostra
Via Lattea, del 2015, pure visionabile in filmato.
Il materiale da esporre in museo non mancherebbe. Cito per esempio la collezione del Sig. Giuseppe Castelli (Pepinet), disperatamente accantonata in un magazzino improprio. Non solo esiste materiale storico inerente il formaggio gorgonzola (foto sotto a sinistra), ma anche vi sono numeroso oggetti etnografici delle passate attività cittadine.
A Gorgonzola qualcuno ha persino pensato di esporre, in mostra estemporanea natalizia 2017, davanti al Municipio (foto sotto al centro), una vecchia motrice di tram A.T.M., la n° 92.
Non mi dilungherò sulla storia dei tram e metropolitana (pag. 89 e seguenti); potete anche vedere Tramvia Milano -Gorgonzola- Vaprio.
L’idea di un futuribile museo civico etnografico permanente forse potrà essere realizzata in zona Molino Vecchio, o forse in qualche parte abbandonata dell’Ospedale Serbelloni, oppure anche in alcuni locali inutilizzati di Villa Sola Busca, come un progetto Astrov 2007, o ancora forse nelle cantine di Villa Sola Busca (sotto la Biblioteca civica)?
Tornando ai monumenti storici all’aperto, speriamo che non tutto vada in rovina, appunto come il Molino Vecchio, ma forse ciò è insito nella natura delle cose abbandonate. Nel 2023 il Comune ha iniziato i lavori di consolidamento, discutibilmente troppo tardi.
Eppure il Molino Vecchio è un bene culturale, dei quali Gorgonzola non è certamente priva.
Curioso che venga chiamato Molino (termine derivato da mola), quando l’uso attuale del termine per le macchine di macinazione è mulino. L’effettivo sistema di macinazione (o “macina”) dei cereali era probabilmente costituito da 2 pietre orizzontali (sotto fissa e sopra ruotante), dette mole o anche palmenti, anche se il termine palmento ha diverse accezioni, es. in Italia meridionale significa vasca fissa per il vino e/o mosto, dunque è un termine improprio nel nostro caso. Esistono anche macine per le olive a 2 palmenti ruotanti, ma non penso sia il caso del Molino Vecchio. Vedere I mulini ad acqua nel Milanese.
Il complesso del Molino Vecchio, cioè macchina idraulica + edificio quasi rudere, è sito in via Molino Vecchio 5, a est della Città; la ruota prendeva l’acqua dal Naviglio Martesana, come ben specificato nella proposta del FAI.
A Gorgonzola esiste pure un Mulino Nuovo…pure con un affresco del mugnaio, affresco purtroppo in cattivo stato.
All’inizio del 1900, in via Alzaia Martesana, ad ovest della Città, frazione Riva, esisteva un complesso chiamato Cascina Ferrario, ora quartiere residenziale, ove esisteva una fornace per la produzione di ceramiche, tra le quali ho presentato sopra a destra la foto di un’anfora, testimonianza di un’attività completamente perduta.
Uscendo dal sogno museale, che proponeva di utilizzare le pertinenze rustiche della Villa Sola-Cabiati-Serbelloni-Busca (situate principalmente in corrispondenza del porticato a 7 arcate della foto sottostante, in precedenza occupato da aule scolastiche, ora inutilizzato), torno al volume di mio padre.
Egli trattò la Villa (foto pag. 120 = ponte coperto, 123 = cortile zona scuderie, 125 = Palazzo e scuderie, 126 = stemma) ed il Parco Sola-Busca (foto pag. 131 = laghetto = pag. 154, testo pag. 141), però l’Editore posizionò alcune loro foto ed il testo della Villa-Parco sparpagliati in vari capitoli, inerenti Il Naviglio della Martesana (pag. 115), l’Istruzione (pag. 127), con gli Asili, le Scuole ed il Campo sportivo (pag. 137), con il Parco, la Piscina (oggi demolita, vedere giustificazioni nel nuovo complesso Seven Infinity).
13. Villa e Parco Sola-Cabiati-Serbelloni-Busca.
Il portale immediatamente alla base della torre della Villa (o Palazzo) mette in comunicazione il cortile, al centro della foto sopra a sinistra, detto corte d’onore oppure corte “del pino”, pino che ormai non c’è più, ma c’è in mezzo alla foto un ippocastano che lo ha sostituito, in comunicazione con un secondo non visibile cortile alberato. La corte “del pino” fiancheggia il naviglio Martesana (il naviglio è dietro al visibile muro grigio a destra). Tale secondo cortile alberato (ove si vede la chioma verde dell’albero a base nascosta) si trova dietro l’apparente porticato a 7 arcate, e mette in comunicazione successivamente con il moderno viale costeggiante il magnifico Parco, noto come famigerato “viale del Parco” (v. avanti il perché dell’aggettivo “famigerato”).
In mezzo al palazzone frontale si nota quel che un tempo era uno dei 2 portoni principali, recante alla sommità uno stemma dei Serbelloni del 1571, scolpito sulla chiave di volta (foto sopra).
Mio padre sorvolò i particolari strutturali della Villa etc. (forse perché gli erano troppo noti, in quanto da bambino abitò accanto al secondo cortile, abitando il nonno in affitto in alcuni locali adiacenti a quelli abitati dal Conte Sola), particolari invece ampiamente analizzati nel libretto dello storico Marco Cavenago, libretto indicato avanti; potete vedere anche gli stessi argomenti in rete, cliccando al link Villa Serbelloni - pdf. di Marco Cavenago, 2016.
A sinistra
laghetto del Parco d’inverno, verso destra al centro la torre Serbelloni e la
peschiera circolare, alla sua destra uno dei 2 portali laterali semitondi del
viale, ricoperto da glicine.
Il Parco all’inglese fu affiancato nel 1984 da un moderno e allora discusso viale, riducendo un sontuoso progetto iniziale dell’Arch. Enrico Mercatali , che prevedeva un corridoio ad arcate anche accanto alla torre del palazzo, corridoio da collegarsi ad angolo retto con il portone principale opposto a quello già citato, quello recante lo stemma Serbelloni; l’idea di tale corridoio ad arcate fu scartata; il viale costeggiante il parco fu troncato in prossimità della peschiera, ove esiste uno degli antichi ingressi principali al parco; il viale è collegato al parco da altri 2 nuovi ingressi intercalati, perpendicolari al viale, soffittati a cielo libero o con glicine, come nella terza foto soprastante, ingressi intercalati da aree di svago lungo il viale.
Nella seconda foto si vede Villa Busca con la torre e si nota appunto la pregevole peschiera circolare, che deriva l’acqua dal naviglio Martesana (peschiera che diverrà il simbolo dell’associazione Concordiola). Il viale moderno del Parco inizia a destra della peschiera, mentre il parco si estende alle spalle di chi guarda la peschiera nella foto.
Voltatevi e camminate un poco nel parco fino al laghetto. Il Parco Sola-Cabiati d’estate è un tripudio di colori, guardate sotto (fotografo Alfio Cognata). Il Parco è anche sempre più frequentato di visitatori di quanto non appaia in foto. La gestione del verde pubblico è affidata alla Azienda G.S.C.
Riguardo alla torre del palazzo Serbelloni, alta circa 25 m, torre che Lombardia Beni Culturali chiama torre del Barbarossa, ma in tal senso si tratterebbe di un falso storico, perché tale torre è stata elevata dai Serbelloni nel XVII secolo, forse sulle fondamenta di qualche edificio fortificato precedente; detta torre certo non esisteva ai tempi del Barbarossa e poi di re Enzo. Personalmente non ritengo nemmeno che allora esistesse un edificio fortificato fuori dal piccolo borgo e ben staccato dall’eventuale fossato difensivo della Gorgonzola medioevale, cosa senza senso da un punto di vista difensivo, torre forse utile solo in presenza di un supposto ponte levatoio per collegamento alla contrada Poncerta, con relativi camminamenti fortificati, che però non esistono più, essendo forse stati inglobati nel palazzo a portoni Serbelloni del 1571. Non ci sono né prove né indizi validi riguardo all’esistenza di “castelli” precedenti, esistono solo sospetti ingiustificati.
La torre in realtà credo sia nata bassa e poi rialzata come torretta di avvistamento belvedere delle proprietà dei Serbelloni - Busca.
Nel 1571 il ponte di Cadrigo (Cap. 11) era divenuto il nodo centrale della viabilità a sud di Gorgonzola, sostituendo completamente l’uso del probabile ponte amovibile della Poncerta demolito, a sua volta sostituito in loco dal ponte privato dei Serbelloni, ancora oggi esistente privato (ponte ligneo coperto v. Cap. 15). Del resto Iacoboni attribuisce la denominazione Cadrigo o “Quadriglio” allo spagnolo “cadricho” = quadrivio, delle 5 vie che si dipartono da piazza Garibaldi, subito giù dal ponte di Cadrigo, senza contare le 2 alzaie Martesana, che si dipartono a destra e sinistra dalla cima sud del ponte (quindi in totale sarebbero 7 vie). Si possono trascurare le 2 alzaie in quanto di fatto una conduce solo principalmente al palazzo Serbelloni, cioè alla corte del Pino, e l’altra si perdeva dopo la Valletta, perché fino a non molto tempo fa dopo la Valletta, verso Est, non c’erano nient’altro che prati verdi (ora non più). Le 5 vie principali erano verso il centro di Gorgonzola, verso Melzo, verso sud del palazzo Serbelloni (via Montenero, per l’accesso ai servizi del palazzo, ora Biblioteca Galato, e per l’accesso al Parco), verso il Molino Vecchio e probabilmente verso il Torchio Vecchio, del quale si è perso l’esistenza.
Noto per curiosità che il ponte di Cadrigo in qualche vecchia cartolina è indicato anche come ponte di Incadrigo.
Riguardo al complesso di “Cà Busca” esistono in rete anche i 2 video:
nonché esiste stampato il libretto:
Villa Serbelloni Busca e il
suo giardino a Gorgonzola – Marco Cavenago e Alberto Guzzi
– Città di Gorgonzola, 63 pagine, 2018.
14. Palazzo Freganeschi Pirola.
In fondo a
via Corridoni, alias vicolo Poncerta,
affacciato al Naviglio Martesana e dominante la nuova grande piazza Della
Repubblica, sorge il Palazzo Pirola, restaurato nel 2009, edificio del
primo 1700, però forse in luogo di precedenti proto-“fortezze”
medioevali, le cui origini si perdono in realtà nella notte dei tempi. Ora il
Palazzo Pirola è sede di manifestazioni culturali ed
artistiche cittadine, e dei matrimoni civili, ma in un recente passato la zona
era un assembramento imprecisabile di edifici privati con svariate
utilizzazioni.
All’interno del Palazzo interessanti sale a soffitti
affrescati, potete vedere qualche immagini nel sito
del Comune. Solo il piano terra è di proprietà comunale. Sotto la
piazza parcheggio riservato ai residenti e a latere parcheggio pubblico a
pagamento. Hanno collaborato al restauro della zona diversi Enti, a partire dal
costruttore privato Luigi Cividini di Dalmine.
Nella foto in primo piano l’anziano imbarcadero sul Naviglio Martesana.
15. Poncerta
e il Naviglio Martesana. Trattoria dei Frati.
Un altro interessante palazzo storico, oltre a Villa Serbelloni e palazzo Pirola, tutti accessibili da via Corridoni, è il palazzo Monti Della Tela Riva, di proprietà privata, situato all’inizio della via Corridoni, che è chiusa dal Naviglio, essendo la via perpendicolare al Naviglio della Martesana. Il quartiere di via Corridoni è denominato contrada Poncerta (v. avanti).
L’importante Naviglio “piccolo” della Martesana è zona oggetto di studi anche in altre applicazioni specifiche, in Internet ed in Bibliografia generale, a cura di studiosi di altri Comuni posti lungo il corso dello stesso Naviglio, che pertanto io trascurerò un poco. Solo accenno alla complessa leggenda della contessa Martesana, che sembra abbia originato il nome del Naviglio, v. Bibliografia generale. In realtà il contado Martesana esisteva da molto prima del Naviglio, estendendosi all’attuale Brianza, mentre oggi, dicendo Martesana, ci si riferisce quasi esclusivamente alla zona dei Comuni sul Naviglio.
A fine via Corridoni, sul Naviglio esiste ora una relativamente recente passerella pedonale poco sopraelevata, costruita nel dopoguerra, fiancheggiante l’antico ponte coperto dei Serbelloni, originale ponte, ben più alto sull’acqua, ponte che ha i fianchi di legno ed il tetto in tegole di cotto. L’antico ponte coperto è tuttora privato, serviva ai Serbelloni anche per accedere alla sponda destra del Naviglio (sponda a sinistra nella foto), ove attraccavano le imbarcazioni verso Milano, ad una piccola darsena poco oltre il ponte coperto, che rimane oggi il più antico ponte di Gorgonzola.
Invero verso la fine del 1500/inizio 1600 fu costruito il ponte a schiena d’asino di Villa Pompea, Cassina de’ Pecchi, frazione S. Agata, ponte al confine tra Gorgonzola e Cassina de’Pecchi, di proprietà sovracomunale, restaurato nel 1800 e tuttora utilizzato anche per auto, solo a senso unico alternato. Attenzione a non confondere questo ponte con un altro, di costruzione napoleonica, sito poco più avanti lungo il corso del naviglio Martesana, a Cassina de’Pecchi, località Colombirolo, viale Vittorio Veneto.
I ponti sul Naviglio oggi, per l’uso a 2 corsie automobilistiche, nel Comune di Gorgonzola sono 4:
1. il ponte di Cadrigo (Cap. 11 e Cap. 13),
2. il recente ponte di via Bellini (Cap. 18),
3. il doppio ponte a raso, di cui uno recentemente dismesso, della circonvallazione ad est della città, l’altro, ora utilizzato dal grande traffico, costruito negli ultimi anni vicinissimo al precedente per sviluppare l’accesso alla Teem (Cap. 2),
4. il ponte “di Milano” ad ovest di Gorgonzola, già accennato nel Cap. 11 come ex ponte “di S. Agata”, qui di seguito meglio considerato e noto oggi solo come ponte “di Milano”. Secondo il Perego, tale ponte fu costruito in mattoni prima del 1693, ma allora essendo in pessimo stato fu certamente poi riparato, anzi sostanzialmente ristrutturato a partire dal 1876, ad opera dell’Ing. Zucconi. E’ curioso osservare che, ai culmini delle 2 facciate del ponte, esistano ancor oggi rispettivamente 2 sculture rappresentanti un’ancora (simbolo del commercio di navigazione fluviale) ed un caduceo di Mercurio (2 serpenti avvolti su di un bastone sormontato da un petaso, cappello a falde, con 2 ali, simboli di prosperità e di pace).
Imbarcaderi di Gorgonzola. Le imbarcazioni potevano attraccare anche in località La Valletta e proprio quasi al ponte “di Milano” (foto nel Cap. 5).
Il punto di attracco era detto della “sciustra”, perché si doveva prestare anche alla sosta dei cavalli di traino, nel caso di tiraggio controcorrente. Controcorrente ci si poteva imbarcare appunto alla Valletta, oppure quasi al “ponte di Milano”. Infatti tale ponte presenta un sottopasso pedonale solo sulla sponda sinistra, sottopasso utile anche per il tiro dei barconi con i cavalli, in direzione controcorrente. La “sciustra del ponte di Milano” però poteva essere solo più verso Villa Serbelloni, nello slargo dell’Alzaia ove ora c’è la graziosa passerella fotografata nel cap. 18. Mentre i cavalli dovevano stare tutti sulla riva sinistra, forse l’attracco dei barconi avrebbe potuto essere anche sulla sponda destra, lato verso il centro del borgo, dove ora c’è il parchetto Poncerta, in relazione alla forza della corrente, meno forte appunto verso la Poncerta, dove l’ansa del fossato presenta il raggio più stretto, tuttavia non credo che i barconi attraccassero a destra, per la presenza di funghetti di pietra (v. avanti), funghetti che ora sono solo sulla riva sinistra. Ecco quindi un’ipotesi di spiegazione.
Oltre ai 3 motivi citati nel Cap. 11 sulle origini del semicerchio del Naviglio, un quarto importante e forse determinante motivo della forma a semicerchio del Naviglio Martesana può essere il dislivello della località la Valletta, all’ingresso del borgo, dove il naviglio scorre poco più alto della Valletta, penso per non scendere troppo di pendenza rispetto alle necessità del tracciato complessivo del corso d’acqua, giacché tutto il “castrum Romano-Longobardo” originale di Gorgonzola si troverebbe su una specie di piccolo terrapieno rialzato rispetto al sud di Gorgonzola, terrapieno in leggera pendenza verso sud e con un piccolo dislivello a salto di tutto il semicerchio in corrispondenza del Naviglio, o meglio di un precedente presunto fossato difensivo a semicerchio del borgo medioevale.
Lo stesso Naviglio, all’uscita dal borgo, nel senso della corrente prima del ponte “di Milano”, possiede un piccolo ostacolo frontale (“sostegno”) per la corrente dopo la curva, per quasi equilibrare i livelli tra ingresso e uscita dal borgo, e rallentare ulteriormente il corso d’acqua prima del suddetto ponte, per un possibile facile approdo ai barconi sulla sponda sinistra divenuta rettilinea.
Ciò è testimoniato dal fatto che sulla sponda sinistra rettilinea tra la “sciustra” ed il ponte “di Milano” sono ancora disseminati circa ogni 15 m diversi ancoraggi in pietra conformata a funghetto, o tecnicamente bitte di ormeggio, poste sotto i parapetti del Naviglio, parapetti realizzati e mantenuti nella pietra originale a sezione quadrata.
Un ulteriore punto di imbarco al ponte di “Milano” sarebbe potuto avvenire, e penso avvenisse, anche dopo il ponte verso Milano sulla riva sinistra, dove si può scendere dal ponte all’imbarcadero, per accedere anche al sottopasso per il tiro dei cavalli. Fin quasi agli anni ante 1940 il Naviglio doveva essere molto trafficato di barconi, con imbarcaderi variamente distribuiti, penso perlopiù attorno al ponte “di Milano”.
Penso che la
“sciustra” della Valletta, zona con altro possibile
imbarcadero al lato sinistro del corso d’acqua, non venisse utilizzata come
imbarcadero, in quanto coincidente in pratica perlopiù con l’uso di un lavatoio pubblico. Infatti alla
Valletta tuttora permangono ancora
diverse pietre inclinate degli antichi lavatoi pubblici, utilizzati in passato
dalle genti a sud del Naviglio.
Riguardo alla posizione e tipologie degli imbarcaderi e dei lavatoi di Gorgonzola esiste parecchia confusione storica.
Alla prima ansa del Naviglio, quasi sul sagrato della Chiesa prepositurale, fronteggiante la località La Valletta, esiste una piccola costruzione a portichetto, restaurata in tempi recenti, denominata erroneamente in Wikipedia imbarcadero della parrocchiale. Poteva forse essere l’imbarco di piccole imbarcazioni, ma non l’approdo di barconi. Nessun barcaiolo di buon senso avrebbe accostato all’esterno della curva, per fermarsi ove l’acqua tira maggiormente.
Il portichetto era in realtà il lavatoio del sacrestano della Chiesa Prepositurale, sacrestano che abitava nella retrostante via, lavatoio che testimonia la pietra di base inclinata circa 30° verso il Naviglio, pietra vicino alla quale ci si inginocchiava sul “brelin” di legno e ci si piegava per lavare i panni nell’acqua del Naviglio, ove adesso nessuno lava più i panni.
Verso Natale del 2018 lo stesso portichetto è stato trasformato in edicola mariana (foto del giorno dell’inaugurazione), tramite l’applicazione di 2 murali su legno calcinato, dell’artista Mario Grandi, uno riproduzione della parte centrale del dipinto della Madonna Sistina di Raffaello (famoso dipinto ora a Dresda), e l’altro con un’originalissima centrale “Madonna” lavandaia, con altre 2 figure femminili laterali. Penso che le lavandaie potrebbero simboleggiare le levatrici del Natale ed insieme la purificazione tramite l’acqua battesimale; sono pertanto un invito alla rinascita spirituale dei passanti sull’Alzaia Martesana. Sullo sfondo del dipinto c’è la torre di Casa Busca.
Ho inserito a destra un’immagine della finissima Madonna del latte (originale dell’inizio 1600), restaurata mirabilmente nel 1996 dal medesimo Grandi.
Un altro specifico lavatoio pubblico per gli abitanti della riva nord, ben più previsto allo scopo del lavaggio senza dover inginocchiarsi, tramite un apposito canale di deviazione dell’acqua, lavatoio coperto da tettoia, era presente, e talora utilizzato, fino agli anni ’50 sulla sponda destra del Naviglio, più indietro di un centinaio di metri rispetto al portichetto fotografato. Tale lavatoio pubblico era a fianco della via Serbelloni, quasi ove c’è l’Istituto Maria Immacolata; ad essere precisi era di fronte a casa mia da bambino e mi aveva incuriosito per la stranezza del canale di deviazione. Tale lavatoio è stato abolito totalmente ed oggi è sostituito da un ippocastano.
Natura ambientale lungo il Naviglio
Martesana. Se non fosse per la limitazione di altezze di alcune passerelle,
il Naviglio della Martesana sarebbe ancora navigabile con barconi, magari a
basso livello, in prossimità delle asciutte di primavera ed autunno, ma oggi
nessuno lo naviga più, tranne qualche canoa pirata e tranne delle speciali
rumorose barche per raspare le alghe di fondo. La pesca è perlopiù vietata, le
acque oggi servono in pratica solo per l’irrigazione o per vivificare
l’ambiente. Sono comparsi molti anatidi ed altri uccelli acquatici, cavedani ed
altri pesci, ma anche le dannose nutrie. Come malacologo amatoriale osservo la
notevole presenza di veneridi di fiume (“vongole” d’acqua dolce), di ambigua
classificazione e credo poco commestibili, visionabili ovunque sul fondo, lungo
il corso del naviglio.
Poncerta. Si può far risalire il nome a “pons incertus” (ponte non certo, forse cioè traballante o talora inagibile per ignoti motivi), un ipotetico antichissimo passaggio sopra un ipotetico fossato romano, o poi Naviglio Martesana, ponte talmente incerto da essere ormai del tutto scomparso senza lasciare testimoni, comunque ipotizzato essere una volta in fondo a via – vicolo Corridoni. E perché non “pons certus”, cioè passaggio sicuro, custodito tra l’antico centro paese e la campagna a sud, o poi palazzo Serbelloni, considerando la residua presenza del caratteristico ponte coperto, tuttora privato?
Indubbiamente tale stretta via, nella contrada denominata Poncerta, è una delle più vecchie vie di Gorgonzola, quasi in asse alla corte dei Chiosi (formando il “cardo maximus” romano). Forse la Poncerta è collegata alla corte dei Chiosi da un cunicolo sotterraneo, derivato dalle propaggini di palazzo Pirola, che la leggenda popolare indica contenesse nei sotterranei anche una famigerata stanza delle lame, da farci morire i prigionieri scomodi.
Non so se vi venisse veramente praticata tale truculenta leggenda cultural - popolare, ma le lame c’erano veramente in un pozzo di una cantina di una vecchia osteria, che era adiacente a palazzo Pirola, osteria ora scomparsa. L’esistenza delle lame era infatti confermata da testimoni molto attendibili di mia conoscenza. La cantina incriminata credo esista ancora.
.
Gorgonzola sotterranea. Nessuno comunque si è preso mai la
briga di esplorare la Gorgonzola sotterranea, Poncerta
– Corte Chiosi – ex convento Serviti, piazza Cagnola, ex Trattoria dei Frati.
L’inizio di
un cunicolo esisteva nella cantina della scomparsa Trattoria dei Frati (che era
vicina all’attuale ex Credito Bergamasco, Banco BPM, piazza Cagnola, che in
passato si chiamava piazza S. Giacomo), e alcune volte a botte permangono nelle
cantine sotto gli edifici prospicenti vicolo Serbelloni,
edifici fronteggianti il Banco BPM, alla data 2018.
La Trattoria dei Frati non era rivolta al vicolo Serbelloni, bensì alla piazza, dopo un altro vicoletto che la separava, dopo altri locali, dall’attuale Banco BPM. Il vicoletto era chiuso da 2 piccoli cortili interni. Oggi detti locali ed il vicoletto non esistono più (sostituiti grossomodo dal negozio Monti elettrodomestici), ma ivi fin verso gli anni ’50 c’era pure la posta. La Trattoria divenne dapprima offelleria, che poi fu sostituita da alcuni attuali negozi, come posizione, ma in rinnovate costruzioni.
Riguardo alla scomparsa Trattoria dei Frati potete anche fantasticare che si tratti proprio dell’osteria di manzoniana memoria. Renzo venendo dall’antico ponte di Cadrigo, arrivato in piazza Cagnola, prima di girare verso Bergamo e continuare a percorrere l’attuale via Serbelloni, non poteva che fermarsi all’unica osteria ivi esistente, appunto la Trattoria dei Frati, ove pare si fermasse pure il Manzoni, prima di girare verso Bergamo, precisamente per poi fermarsi a Gessate, o provenendo da, o anche andando a, Pozzuolo Martesana, luoghi ove si tramanda che il Manzoni avesse interessi personali.
Nelle foto a lato (dove compaiono pure mia madre, figlia dell’oste raffigurato, Emilio Motta, con mia nonna) il vicolo Serbelloni è all’estrema destra, il palazzo antecedente il Banco BPM è al centro, il vicoletto conducente ai 2 cortili interni è centrato alla sua sinistra, l’insegna dell’offelleria posta all’estrema sinistra corrisponde alla Trattoria dei Frati, mentre l’ufficio postale credo che si trovasse poi tra il vicoletto e l’offelleria, in quanto una finestra del locale intermedio è stata successivamente sostituita da un portone, visibile in un’altra foto successiva nel tempo, qui non riportata.
Comunque tutto è stato abbattuto negli ultimi anni per far posto all’edificio del Banco BPM, che però nel 2019 si sposterà nell’Agenzia del Banco di Lodi, situata in via Serbelloni, che inizia a destra della foto suddetta. Chissa come verrà utilizzato in futuro il palazzo dell’attuale Banco BPM, che sorge forse sulle fondamenta di quel che era nel 1600 il convento dei Frati Serviti, o quanto meno la zona dello stesso convento abbandonato.
In piazza Cagnola nel novembre 2023 è stata appesa un’opera
di Mario Grandi in
ricordo dell’osteria manzoniana, invero non proprio nel luogo
dell’osteria Dei Frati.
16. Sagra del gorgonzola di
Gorgonzola, o meglio a Gorgonzola.
Non mi riferisco alle numerose omonime sagre piemontesi dello stesso formaggio, bensì a quelle locali della città di Gorgonzola, ove la produzione dell’omonimo formaggio ha però ceduto il passo alle aziende produttrici per lo più del novarese.
Ricopio il testo della Pro Loco:
“La Sagra Nazionale del Gorgonzola nasce come manifestazione nel 1999, grazie ad una proposta della Pro Loco cittadina che, intuendone la validità, ne promosse la realizzazione. Scopo principale di Luciana Raggi, allora Presidente della Pro Loco, e dei suoi collaboratori, era quello di valorizzare il nome della città, la sua cultura e le tradizioni che la contraddistinguono, collegandole all’omonimo formaggio conosciuto a livello mondiale e prodotto nelle umide distese pianeggianti del nord Italia. Si sarebbe riusciti così a ridare importanza e valore ad antiche tradizioni del paese, ormai da troppo tempo dimenticate o ricordate solo dai cittadini più anziani: tutto questo non per colpa di qualcuno, ma per i notevoli cambiamenti che, nel tempo, hanno caratterizzato la vita di Gorgonzola.
La cittadina, infatti, negli ultimi quarant’anni ha subìto un notevole incremento demografico, dovuto a numerose motivazioni: dalle tante immigrazioni di persone provenienti da tutta Italia che hanno scelto Gorgonzola, paese limitrofo a Milano, luogo per vivere e per essere vicino a proprio ambiente di lavoro o di studio, più recenti immigrazioni straniere e a quelle di numerosi milanesi che preferiscono uscire dalla frenesia della città, scegliendo di vivere come pendolari in ambiente più tranquillo e sereno. Tutti questi fattori hanno condizionato la crescita e la continuità della cultura locale, che ha dovuto fare i conti con nuove usanze e diversi costumi che sono divenuti caratteristici del popolo gorgonzolese. Non poteva esserci soluzione migliore, quindi, che pensare, progettare e realizzare una Sagra che potesse parlare solo di Gorgonzola, della storia di questa città e dell’omonimo formaggio, per permettere a tanta gente diversa di identificarsi in un elemento: la propria città.
L’evento, nato quasi come scommessa ed inizialmente senza pretese, si tiene nella nostra città ogni terzo weekend del mese di settembre.”
_ _…
Nel settembre 2018 siamo arrivati alla XX^ edizione della Sagra Nazionale del Gorgonzola, con enorme partecipazione di persone, forse più di 100.000.
In tale Sagra Nazionale promossa dalla Pro Loco cittadina, il formaggio gorgonzola abbondantemente venduto in città perlopiù si denominava spesso con il marchio Argenziola, ma era prodotto in quel della zona di Novara, rigorosamente gorgonzola DOP.
Poi si tenne la XXI^ edizione nel 2019, la Sagra fu sospesa per la pandemia nel 2020, mentre nel 2021 fu ristretta ad incontri limitati, senza denominazione dell’evento. La Sagra è stata ripresa nel 2022 con la denominazione di XXII^ edizione.
Sapori d’Italia. Nel 2018
non si è tenuta la solitamente primaverile altra sagra dei Sapori d’Italia,
rassegna enogastronomica, la cui XI edizione fu del maggio 2017, sempre curata
dalla Pro Loco.Locandine 2009 (III), 2012 (VI), 2014
(VIII), 2017 (XI):
. ___
Alberghi. A Gorgonzola esistono diversi ristoranti ed alloggi, per non far torto a nessuno non li nomino (li potete trovare facilmente in Internet), mentre ricordo che esistevano delle antiche locande scomparse, oltre alla Trattoria dei Frati, cliccare sul collegamento ipertestuale.
17. Santa Caterina (di Alessandria
d’Egitto), ed altre ricorrenze.
Non esiste alcun
legame tra Gorgonzola ed Alessandria d’Egitto, tranne che nel 1785 venne scelto
il 25 novembre come data della prima fiera locale, promossa dai Serbelloni,
fiera allora estendibile anche solo al 26 novembre, oggi solitamente estesa per
una settimana. L’autunno era anche l’epoca delle vacche “stracche”, per lo
“stracchino” di Gorgonzola.
Penso che il 25
novembre non venne scelto a caso, perché forse in tale data preesisteva la
fiera di S. Erasmo, che si svolgeva ai confini tra Gorgonzola, Melzo e Pozzuolo.
Ho scritto forse perché mi pare che esistano almeno 3 S. Erasmo, che si
ricorrono in date diverse. A Melzo esiste ancora un’edicola dedicata a S.
Erasmo, santo che tuttavia oggi è dimenticato, perlomeno a Gorgonzola. Chiedo
scusa, ma non ho trovato altre informazioni su quale S. Erasmo e data
corrispondente. Oggi Melzo contempla principalmente (alla 400° edizione) la
fiera delle Palme, la domenica prima della S. Pasqua, mentre ha per patrono S.
Alessandro, celebrato il 26 agosto. Succede a Melzo una situazione popolare
analoga a quella di Gorgonzola, che ha per patroni i SS. Protasio e Gervasio.
Riguardo alla ricorrenza della festa patronale, esistono una quarantina di Comuni aventi per patroni i martiri SS. Gervasio e Protasio, festeggiati perlopiù il 19 giugno, ma a Gorgonzola tale data non è molto sentita. Infatti i 2 patroni di Gorgonzola a furor di popolo sono stati offuscati da Santa Caterina, intesa maggiormente come fiera commerciale in prossimità del 25 novembre, siccome S. Caterina non è la patrona canonica di Gorgonzola, ma in pratica è considerata come una sua patrona adottiva, da un punto di vista fieristico.
La storica fiera
principale di Gorgonzola, intesa in passato alle sue origini come mercato del
bestiame, grano, lino, latticini e dolciumi, credo che resterà sempre la fiera di S. Caterina, che cade
annualmente nella settimana del 25 novembre, giorno della Santa di Alessandria
d’Egitto.
Nel 2020 la 236°
fiera purtroppo è stata sospesa per il Covid 19, sono rimaste solo le luci
usuali anche per il successivo periodo natalizio.
Nel 2022 la
fiera è giunta alla 238° edizione annuale, con svariate manifestazioni e
mostre estemporanee, coordinate dall’Ente Fiera di Gorgonzola, ogni anno con
mutevoli sorprese.
La tradizione della vendita dei maiali e degli animali agricoli è andata persa nel tempo, mentre in fiera non mancano polenta e gorgonzola gratis in piazza (a cura Pro Loco), molte botteghe artigianali ambulanti e bancarelle di specialità alimentari, in particolare il torrone cremonese.
Dicendo Gorgonzola non si allude sempre solo al formaggio; esistono altri alimenti caratteristici, ad es. esistono stagionali i tortelli carnevaleschi, e d’autunno il dolce tradizionalmente casalingo dell’est-milanese, cioè la “paciarella”, torta ricca a base di cacao, uvette, pinoli, cedro, pane angeli, amaretti e pan grattato (etc., per la precisione esiste la “paciarella DeCo”, tipica del Comune di Gessate); tale dolce a Gorgonzola sarebbe caratteristico della prima domenica di ottobre, quando ricorre la festività della Madonna del Rosario, tuttavia il consumo della “paciarella” può protrarsi fino ai primi freddi, appunto fino alla fiera di S. Caterina, del 25 novembre. Lo stesso dolce invero è nato sicuramente povero, cioè per utilizzare alimenti di recupero, a partire dal pane (la “michetta” magari rafferma) ed il latte in eccesso, tant’è che la paciarella era chiamata localmente “micaelatt”, o talora impropriamente torta di Michelaccio.
Potete vedere note sulla 235° fiera del 2019, sulla 237° del 2021 e sulla 238° del 2022.
Per edizioni antecedenti il 1990 esiste in rete l’interessante video bianco e nero di Zagato: S. Caterina.
Prima domenica di ogni mese, escluso gennaio e agosto, mercatino artigianale per le vie del
centro cittadino di Gorgonzola.
Ogni sabato mattina, mercato delle cose usate, a cura dell’Associazione Mani
Tese, a fianco dell’Alzaia nord-ovest del naviglio Martesana (via Lazzaretto).
Carnevale.
Si consumano
tradizionalmente dei tortelli dolci, fritti in casa con dentro un pezzetto di
mela.
Occorre
riconoscere che le sfilate annuali di carri carnevaleschi (notevoli fino agli
anni’90 e soprattutto fantasmagoriche negli anni ’80, come ricordate nel volume
in Bibliografia), oggi sono pressoché scomparse a Gorgonzola; non si festeggia
più il Carnevale di una volta, nel Web restano solo qualche foto
e video amatoriali degli anni più recenti:
Bibliografia: I carnevali di
Gorgonzola – Luigi Zerbi – stampa Coop. Paolo VI (Radar) – presentazione 1 marzo
2019 – pagine 143.
Mercato settimanale del lunedì mattina (pag.
82 del libro di mio padre).
Il mercato non fu sempre come ora in via Kennedy (e sabato mattina in via Mattei), bensì circa fin dal 1600 unicamente in via Cesare Battisti (alla destra del portico nella foto seguente).
Negli anni ’60 il mercato era stato incentrato attorno a piazza S. Pietro verso nord, ma successivamente, dopo il 1990, il mercato del lunedì fu spostato per tutta la via Kennedy.
Dopo il 1926 il mercato in via Cesare Battisti affiancava l’allor costruito bel Municipio, in vicinanza del quale esiste ancora oggi una casa con un’antica colonnina incorporata a formare un piccolo portichetto recintato. La colonnina potrebbe essere molto antecedente al 1600 ed il portichetto testimoniare il centro delle contrattazioni, o un’esattoria pubblica. Molto fantasticando, si potrebbe addirittura pensare che la colonnina sia l'ultimo residuo del tempio Romano alla dea Concordia, o tribunale del IV secolo ipotizzato dallo Iacoboni (Cap. 11).
Prima del 1926 c’era invece di fronte un vero e proprio grande portico del mercato coperto dal 1600 (foto sotto a sinistra), nel medesimo posto dello stesso edificio municipale, costruito nel 1926 in sostituzione del portico. Quindi tale portico venne integralmente demolito, mentre il Municipio nel frattempo era in piazza Cagnola (foto sotto a destra).
Le modeste dimensioni del Municipio di piazza Cagnola danno un’idea della popolazione del paese all’inizio del XX secolo, circa 5000 abitanti (Cap. 3).
18. Opere pubbliche comunali degli ultimi 33 anni, oltre all’ampliamento della sede Municipio, del Cimitero (e altre opere già trattate, es. vedere Sculture, Cap. 9 bis).
Il nuovo (già citato) Centro sportivo polifunzionale Seven Infinity, in un’area di 12.000 mq., si trova in corrispondenza del nuovo ponte strallato di via Bellini, una delle diverse opere stradali migliorative della viabilità ad Est di Gorgonzola (foto sotto a sinistra).
Segnalo anche la costruzione di diverse passerelle pedonali sul naviglio, delle quali la più graziosa, a ponte mobile, è quella (foto sopra a destra) che collega l’ansa sud-ovest con il recente parchetto di via Corridoni, antico quartiere Poncerta. Il parchetto Poncerta, denominato Ansa del Naviglio, si trova a sinistra della foto (vedere anche piantina al Cap. 11), mentre sullo sfondo si intravede il Palazzo della Villa con la torre Serbelloni Busca.
Non starò qui a dettagliare tutte le strade e piazze
rinnovate, una per tutte cito il recente rifacimento a “bulugnit”
maggiorati, con numerosi paracarri di mogano, di piazza Italia, per un nuovo arredo urbano. Piazza Italia ha subito
nel tempo diversi restauri. Ecco una versione del 2015 (a sinistra) e
dell’inizio 2018 (a destra):
Una volta il tram fermava proprio in piazza Italia, a centro paese. Quando negli anni ’70 fu inaugurata la metropolitana decentrata, le rotaie del tram furono asportate, ma restò il marciapiede centrale e la piazza fu adibita a parcheggio automobili. C’era persino un distributore di benzina a lato della piazza, ove poi verrà una fontana ed oggi un’aiuola. Via Italia, costeggiante l’omonima piazza, era asfaltata tutta diritta e costeggiata dal suddetto marciapiede divisorio, che era circa ove vedete i vasi della foto a sinistra. Nell’anno 2008 via Italia fu trasformata a “chicane”, furono piantati degli alberi di bagolaro, messa una fontana in piazza Italia e fatta ovunque una pavimentazione a “bulugnit”, cioè a cubetti di porfido rossastro, o “bolognini”, perché caratteristici del selciato di Bologna.
I “bulugnit” piacevano, perché
furono messi persino davanti al Municipio del 1926, dove una volta c’era una
pavimentazione policroma in ciottoli di fiume, con decorazioni belle ma
usurate. I “bulugnit” furono messi successivamente
anche per un tratto della via Serbelloni (tratto indi
asfaltato nel 2018), tuttavia i “bulugnit” a blocchi
piccoli non sono adatti al traffico automobilistico, per cui nel 2017 si è
provveduto ad un rifacimento totale di via Italia, a cubetti maggiorati ed
integrati da corsie in listelli di pietra sonora, come nella foto a destra.
Il Comune ha voluto privilegiare gli aspetti ambientalistici del territorio, costruendo a fianco del Naviglio Martesana una pista ciclabile, lungo la via Milano, e ce n’è un’altra tra Gorgonzola e Melzo, finanziata dalla TEEM, pista ciclabile accessibile dal 2019.
Invece non è piaciuta alla maggioranza dei Gorgonzolesi la pista ciclabile in mezzo alla via Marconi, pista che ritengo uno spreco di pubblico denaro. Resta da vedere se piacerà il recente deposito di biciclette alla stazione del metrò.
Riguardo agli aspetti culturali noto la ristrutturazione delle scuderie di Villa Busca, ove ora ha sede la Biblioteca Franco Galato, assai attiva, con il soprastante Auditorium di via Montenero.
Sarebbero disponibili pure le cantine di Villa Busca, finora utilizzate per mostre estemporanee saltuarie, cantine magari in futuro utili per un museo permanente?
Gorgonzola ospita da una dozzina d’anni anche una caserma dei Vigili del Fuoco (Distaccamento provinciale di Milano), e ciò contribuisce a rendere la città sicura sotto alcuni aspetti.
Già anticipata al Cap. 3, è stata realizzata una nuova grande isola ecologica a nord della Città, in sostituzione della precedente posta ad est. Nel novembre 2019 il Comune citava: “L’importo dei lavori, a carico di CEM Ambiente, ammonta a 989.854,27 € a cui sono da aggiungersi spese tecniche (come progettazione, direzione lavori, contabilità ecc.) stimate in 140.000,00 € oltre IVA, per un importo complessivo pari 1.129.854,27 €”.
A nord- est il Comune sta procedendo, pur a rilento, alle
infrastrutture per il nuovo quartiere C6, dove invece l’edilizia privata fa la
parte del leone.
Pur essendo e trattando argomenti antecedenti al 1990, leggere:
·
Arredo Urbano e
Architettura Pubblica in Gorgonzola 1975 1985, pubblicazione Amministrazione
Comunale 1985, 111 pagine.
·
Obbiettivo Efficienza,
pubblicazione Amministrazione Comunale 1988, 93 pagine.
Demolizione
serbatoio acquedotto, 2022
19. Opere private negli ultimi 33 anni, oltre alla ristrutturazione Stadio v. Cap. 9.
Gli ultimi 33 anni hanno visto fiorire un numero imprecisabile di agenzie immobiliari, a fronte di un notevole sviluppo dell’edilizia privata, della quale citerò solo alcune nuove costruzioni.
In centro storico è stato significativo sostituire il quartiere ex stabilimento caseificio Devizzi, via Marconi, con la già indicata nuova zona residenziale di via Arcivescovo Cazzaniga.
In piazza Cagnola, la zona dello storico palazzo Manzoli, con ex filanda, è stata completamente rimodernata; presenta un collegamento interno ai parcheggi e pedonale a piazza della Repubblica, ove sorgono il palazzo Pirola ed altri nuovi edifici residenziali e commerciali privati.
2 foto del Pal. Manzoli prima e dopo il rimodernamento:
Molte ex zone industriali periferiche (es. Villaggio Bezzi) sono state frazionate per piccole industrie e servizi.
Altre zone industriali (es. area ex Astori e De Lucchi) hanno ceduto il posto, nell’esempio ad uffici, albergo Senator, ristorante Milano 37, grande stabilimento Esselte (materiali per cancelleria), magazzino di logistica farmaceutica, e ad altre Ditte…
Che fine hanno fatto le industrie storiche
di Gorgonzola, Bezzi (motori elettrici), Romeo Porta (cavi elettrici), Astori
(prefabbricati edilizia), Telettra
(telecomunicazioni), De Lucchi (zincheria), Cavalleri
Mattavelli (off. meccanica), Fama (calze da donna),
Bona (macchine ufficio, poi stabilimento Kenya), Piazza (distillerie), Sala
(salumificio)?
Erano tutte ditte di buona qualità, ma purtroppo molte delle ditte citate hanno chiuso ed altre si sono trasferite fuori Gorgonzola; comunque tutte quelle citate non esistono più a Gorgonzola.
Ciò non significa che a Gorgonzola manchino oggi delle industrie moderne, anzi c’è una continua rivoluzione con nuove industrie settoriali, sia pure perlopiù a livello artigianale, o di piccola industria, ditte tuttavia estremamente specializzate nei loro settori di attività.
Ad es. un cenno merita il ricamificio Brambilla, oggi ridotto in organico, ma un tempo ricco di personale; il ricamificio ha prodotto “paillettes” ed abiti di lusso a livello mondiale, apprezzati persino dalle passate stars di Hollywood e dalle principesse attuali.
Altri cenni per es. di attività non comuni, l’azienda per campi da bocce Colleoni bocce, l’azienda farmaceutica Nova Argentia Spa., un comparto per il colosso mondiale per l’industria aerospaziale Thales Alenia Space Italia Spa. e persino un birrificio artigianale (Gorgonziner).
Un discorso analogo potrebbe riguardare al contrario il commercio, nel passaggio dalle singole botteghe del centro ai grandi supermercati, soprattutto nella periferia della città, tutto ciò in relazione ai mutamenti dei costumi sociali, in una situazione di mercato massificato dalla grande distribuzione. I commerci del centro hanno subito negli anni alterne vicende.
Notare che la ex strada statale SS11 (via Italia) ed il tram passavano non moltissimo tempo fa dal centro, forse con l’intento di mantenervi floridi i commerci delle botteghe, commerci ora indubbiamente ridotti soprattutto dall’esistenza dei supermercati periferici.
Potete leggere una commemorazione del commercio di centro paese nel volumetto:
I Cinquant’anni della Cooperativa
Lavoratori Cristiani, 1947-1997 – Elena Buratti, grafica e stampa Coop. Paolo
VI, 1997, 78 pagine.
20. Popolazione.
La socialità
dei giovani si è forse ridotta in comunicazioni spirituali di gruppo, forse per
la strumentalizzazione dei “social Web”, che hanno in parte sostituito le
comunicazioni dirette, dopo l’avvento di Internet. Fortunatamente però si
rinnovano molteplici associazioni culturali e/o sportive, entro le quali i
giovani hanno occasione di incontrarsi e, volendo, comunicare di persona.
A Gorgonzola ho l’impressione che i giovani stiano trasferendo le loro speranze molto all’infuori dell’ambito oratoriano, che una volta era la principale condizione di socializzazione diretta.
Gorgonzola negli anni ’90 poteva essere considerata un paese ultrareligioso (oltre il 50% praticante), per taluni bigotto, ma ora solo circa il 20% della popolazione va in Chiesa.
Non voglio fare un’analisi demografica, ma, riguardo alle vite famigliari, osservo che i matrimoni civili sono quasi il 50% del totale, rispetto a quelli religiosi, e le coppie sessuali di fatto conviventi senza nozze a Gorgonzola sono quasi la norma. A ciò si aggiunga uno sperabilmente modesto numero di unioni di fatto tra coppie dello stesso sesso, anche senza effettuare unioni civili.
Le unioni civili a Gorgonzola tra coppie dello stesso sesso sono iniziate nel luglio 2015, tramite l’istituzione del Registro unioni civili, però sono state celebrate le prime “nozze gay” a partire dall’inizio 2017, in coincidenza con l’approvazione della legge Cirinnà.
A livello sociale Gorgonzola nel 2018 continua l’insolita esperienza delle 5 famiglie che vivono nella Comunità di Cascina Pagnana dal 2007.
La Caritas parrocchiale assiste circa ben > 180 famiglie bisognose.
Nel 2016 il Comune ospitava 55 migranti, tuttavia la popolazione degli stranieri residenti era 2315, sul totale di 20412 abitanti.
21. Scuole.
Ho lasciato per ultimo un cenno a ciò che invece è l’inizio del futuro.
Per una panoramica di tutte le scuole della città rimando al sito di Comuni Italiani. Più specificatamente, soltanto per le Scuole medie superiori, secondarie di II° grado, abbiamo nel 2018 a Gorgonzola:
· Istituto Tecnico Industriale statale ITI G. Marconi, Liceo scientifico tecnologico
· Istituto istruzione superiore statale Argentia, per vari diplomi settore tecnologico oppure economico, agrario, gestione ambientale, edile
· Istituto privato paritario Sant’Agostino, Liceo linguistico, Liceo scientifico a indirizzo sportivo
· Istituto privato paritario Maria Immacolata, IMI, Liceo delle scienze umane, Liceo scientifico opzione scienze applicate.
Esiste a Gorgonzola anche un’Accademia Formativa della Martesana, rivolta soprattutto alla preparazione spicciola di tecnici, anche con corsi serali.
Tornando alla base, non mancano diversi Asili nido, comunali (Peter Pan, Cascinello Bianchi) e privati (nido di Elena, nido Sull’albero, La magica magnolia della Scatola magica, La tribù dei pargoletti, ).
Poi aggiungete le Scuole materne o dell’infanzia pubbliche
(Collodi e Rodari) e private (Ist. Educ. Infantile ETS
e Istituto Maria Immacolata IMI),
nonché le esistenti Scuole dell’obbligo, elementari o primarie, e medie
inferiori o secondarie di I° grado, pubbliche e private paritarie, che non ho
elencato, perché potete rintracciarle nel citato sito di Comuni Italiani. Ricordo che
l’obbligo di istruzione si estende in Italia fino a 16 anni, quindi comprende
in pratica il primo biennio delle scuole medie superiori o secondarie di II°
grado.
Libro commemorativo consigliato:
IMI 125. Immagini di una storia.
Istituto Maria Immacolata Gorgonzola, 2014, 167 pagine. Ben fatto, sia
il libro che l’Istituto.
22. Altri video
(oltre a quelli indicati nei singoli capitoli precedenti).
Non metto links alle innumerevoli ricette di cucina sul formaggio gorgonzola, famoso in tutto il mondo, però se interessa come si fa:
· Storia del formaggio in portoghese , intervista di una rete brasiliana a Bruno Giussani e Donatella Lavelli.
· Divertitevi con una canzonetta inglese di Leslie Sarony.
Cercando in Internet potete trovare diversi links alle cartoline e foto storiche del Paese, raccolte in video da amatori:
· Un interessante percorso motociclistico Walkaround Gorgonzola
Alcuni altri filmati di Francesco Zagato, intrisi di nostalgia ed in ottimo bianco & nero:
· Squadre
23. Bibliografia generale (cartacea,
oltre a quelle parziali nei singoli capitoli, colà indicate sempre in blu).
Un
elenco di libri inerenti Gorgonzola, da quelli più antichi (circa 150 anni fa)
fino al 2023, è pubblicato nel
sito di Concordiola.
Volumi ed opuscoli apparsi dopo il 1990:
1.
Gorgonzola. Tre secoli
della nostra storia. Giorgio Perego – Ediz. Comune di
Gorgonzola, 2002, 167 pagine.
2.
Gorgonzola Anni Trenta.
Società e amministrazione pubblica al tempo dei podestà – Giorgio e Serena
Perego – Ediz. Città di Gorgonzola, 2013, 100 pagine.
3.
L’Oratorio San Luigi di
Gorgonzola, 1909 – 2009 – grafica e stampa Coop. Paolo VI, 2009, 170 pagine.
4.
Gorgonzola e il suo
naviglio. Giancarlo Mele. Meravigli edizioni, 2016, 80 pagine
5.
Ville di delizia e dimore
storiche in Martesana – Enzo Motta – Ecomuseo Martesana (Gessate), 2017, 192
pagine
6.
Guida al Naviglio Piccolo
del Martesana – Edo Bricchetti – Associazione Gorla Domani – Editrice Directa Srl. 1998, 157 pagine
7.
La leggenda del Naviglio
della Martesana – Giorgio e Serena Perego – Bellavite
editore 2016, 88 pagine
8.
Carta dei Servizi alla
persona – Centro Studi Alspes – Ediz.
Città di Gorgonzola, 126 pagine
9.
Statuto comunale – Tip. Levati, 55 pagine.
10. La storia illustrata di
Gorgonzola (a fumetti) - Gallarini, Riverso, Giussani – Comune di Gorgonzola, 2021
Inoltre sono state pubblicate, anno per anno, diverse guide civiche, a scopo perlopiù commerciale, guide che purtroppo scopiazzano un poco, ma presentano informazioni e planimetrie, utili nel tempo delle loro pubblicazioni:
1.
Diverse? edizioni del
periodico socio-economico Vivicittà – 1993, e
seguenti?
2.
Almeno 2 edizioni del libretto Gorgonzola, guida alle risorse della città – Coop. Paolo VI
– 1996/97, 1999/2000.
3.
Guida unica Eridania Editrice, n°8 (2001), n° 43 (2002-2003), n° 74
(2004-2005)
4.
La Guida 2004 editore
Riva Davide
5.
Conoscere Gorgonzola,
PCF Editoriale 2007, 48 pagine
6.
Pronto Comune, elenco
telefonico comunale 2010, anche pdf., inoltre altra edizione 2011 - 95 pagine
7.
Gorgonzola il nostro
Comune, con el. telefonico,
edizioni Lombarde 2013, 112 pagine
Non elenco anche i numerosi volantini in occasione delle successive Fiere di S. Caterina e Sagre alimentari, o manifestazioni specifiche, inoltre i depliants commemorativi o di buon augurio per i nuovi Sacerdoti che si sono succeduti ed i vari Notiziari parrocchiali settimanali.
Ricordo numerose edizioni del giornale “Il Comune”, periodico cartaceo che fu pubblicato mensile circa fino al 2008, poi saltuario fino al 2012, indi sospeso; tuttavia alcuni numeri de “Il Comune” erano visionabili riprodotti in pdf., cliccando al sito comunale e scegliendoli dall’elenco a tendina colà presente, purtroppo nel 2024 non più presente nello stesso sito; mi auguro che presto venga ricreato un archivio storico.
Fine seconda parte.
Tornare alla prima parte dell’articolo La mia Gorgonzola
dopo il 1990.
Riassunto
fotografico del libro di
mio padre Fedelio, detto Delio.
Flavio Mattavelli
matta.a@tiscali.it - Prima release novembre 2018 – Aggiornamento 26/05/2024.
Home page (ed
indice del sito, nel 2023 in totale 53 pagine HTML), sito suddiviso in 4 Sezioni:
1. Sezione
Conchiglie (24 pag.) – 2. Sezione Macchine (8 pag.) – 3. Sezione Aeromodellismo (18
pag.) – 4. Gorgonzola (2 pagine doppie, conteggiando le Chiacchere di un conchigliologo
aeromodellista in pensione).
Potete
accedere alle singole pagine dalle singole Sezioni, oppure anche linkare l’Elenco generale delle pagine.