Ing. Flavio Mattavelli
Giano, un foglio di cartoncino, che
vola mirabilmente
(Configurazione tuttala, parte
ottava).
Un tuttala
veleggiatore di cartoncino, del tutto analogo a Giano, in configurazione MIX
20°, è stato lanciato d’agosto, in un mezzogiorno di forte vento, lanciato
quasi dalla cima del Sass Pordoi
(2950 m), da 200 m a destra della Croce, all’orlo del precipizio verso la Val
di Fassa, in un momento di relativa calma di vento. Il vento proveniva a fredde
raffiche da nord, trasversale al lanciatore e per intensità e direzione non era
certo l’ideale. Tuttavia dalla valle proveniva anche, pure a intervalli, una
leggera brezza contraria alla direzione di lancio. Il modello, dopo essersi
innalzato un paio di metri ed aver volato diritto per una trentina, ha iniziato
a spiralare qualche giro antiorario, ogni giro di una ventina di m di diametro,
quindi girando pericolosamente vicino alla verticalità del Sass,
e poi è scomparso sotto la parete strapiombante. Dopo circa mezzo minuto il
tuttala è ricomparso all’improvviso, sempre rapidamente spiralando in
ascendenza continua verso i cumuli soprastanti, nei quali si è poi immerso dopo un’ascesa di parecchi minuti ed
innumerevoli tantissimi giri, pure trasportato dal vento trasversale in spirali
ascendenti contemporaneamente verso valle, fino alla base dei cumuli,
presumibilmente ad un’altezza di circa 3200 m ed ad una distanza dal punto di
lancio circa 200 m, divenendo quindi invisibile, tranne che per una semiala
abbassata circa 45° in virata e splendidamente illuminata a giri alterni, in
spirali di forse 40 m di diametro, prima della sparizione definitiva nei cumuli
soprastanti. Volo favoloso ed indimenticabile, tenendo presente che, per la
forza del vento, con l’aeroplanino in mano prima del lancio, le semiali oscillavano sbattendo paurosamente. Più che da
singoli cumuli, tutto il cielo era coperto da nuvoloni grigi quasi come nella
foto della Croce, con il piano inferiore dei nuvoloni circa all’altezza del Sassolungo (3181 m), che si scorge sullo sfondo; per la
precisione i nuvoloni erano poco sopra l’altezza del Piz
Boè (3152 m), che è alle spalle della stessa foto. La
pressione era in rialzo, tuttavia i nuvoloni apparentemente minacciavano
tempesta (poi solitamente serale), mentre il sole faceva l’occhiolino da
sinistra, così riscaldando tutta la parete verticale del Sass
Pordoi, quella illuminata nella foto a sinistra,
molto vicino alla quale credo che il tuttala abbia spiralato in termica,
protetto dal freddo vento principale soprastante, che lo ha poi trascinato,
insieme alla termica locale, verso la Val di Fassa.
Fai e rifai,
ecco ora com’è proprio il famigerato Giano,
un aeroplanino di cartoncino nato come tipo
MAX (a 2 derivette verticali
convergenti), ma volante meglio quasi nella configurazione tipo
A (con le medesime alette divenute “pseudowinglets”, cioè messe quasi spiattate
orizzontali, ma comunque dotate sempre di un minimo svergolamento anteriore ad incidenza negativa verso il basso),
aeroplanino quindi volante meglio nella configurazione MIX, cioè intermedia tra
quelle dei tuttala MAX puri & A puri. Preciso che i miei MAX solitamente
avevano una convergenza massima 20°. La convergenza
di ogni derivetta di Giano, circa 25°, sempre
misurata rispetto al piano verticale nella direzione di marcia, è un angolo al
limite che distingue i tipi MAX dai tipi A, che possono essere teoricamente molto
più convergenti dei MAX. Infatti c’è da notare che, mentre un tuttala MAX può
mutare facilmente in configurazione A imperfetta, un tipo A con pseudowinglets convergenti cad. fin oltre 45°, potrebbe
funzionare difficilmente come un MAX, in quanto la resistenza delle pseudowinglets abbassate diverrebbe eccessiva.
Chiamerò
ancora “pseudowinglets”, per mia tradizione, le
alette deportanti poste anteriormente in diagonale alle estremità dei miei
tuttala, sebbene il termine “pseudowinglets” possa
essere nomenclaturalmente criticabile.
Quindi
sostanzialmente Giano è un tipo MAX molto convergente, modificabile
reciprocamente bene in configurazione A ed impiegato perlopiù in configurazione
MIX, con un’inclinazione delle alette
sottosemiala
prossima a quella dei tipi A (solitamente in A tale inclinazione è < 20°
sotto ogni semiala, angolo da intendere misurato nel piano perpendicolare
all’asse della cerniera di ogni aletta). E’ una soluzione di compromesso, ma
che si è rivelata molto efficace e prestante, sia come stabilità che come
efficienza aerodinamica. Ritengo che l’incidenza effettiva delle pseudowinglets di Giano/MIX 20° (ove per 20° intendo
l’inclinazione sottosemiala misurata nel piano
perpendicolare alla cerniera dell’aletta, indicata come riferimento migliore
20°, ma alette usabili in volo diritto entrambe inclinate normalmente anche
molto di più), incidenza stimata
invece nel piano della direzione di marcia sia assestabile, durante i voli
migliori, all’circa su meno di 10°
negativi di incidenza rispetto alla medesima direzione, anche se nel piano
della direzione di marcia i gradi non si possono misurare elementarmente,
essendo la risultante della freccia, della convergenza e dell’inclinazione sottosemiala, che determinano insieme lo svergolamento
delle estremità alari. Tale tipo di svergolamento, tipico degli uccelli in volo
planato senza coda, fu usato originariamente anche dai fratelli Wright,
tuttavia non ebbe un gran seguito aeronautico, però in tempi recenti credo sia
stato ripreso dalla NASA per i tuttala della serie Prandtl-D ,
operando su profili aerodinamici a diedro semplice, ad elevato allungamento,
piuttosto che con la mia lastra piana di cartoncino, frontalmente ad ala a
diedro di gabbiano, però giocoforza con un allungamento non elevatissimo.
Perciò il mio modello è stato
chiamato Giano, bifronte tra il
passato (tipi MAX) ed il potenziale futuro aeronautico (tipi A). Giano si volta
indietro per guardare meglio avanti. Vivetelo nel presente (in configurazione
MIX 20°), senza troppe elucubrazioni, come lo vivrebbe un bambino, che,
opportunamente istruito sulla tecnica del lancio, anche lo potrà lanciare bene suborizzontale, restando poi stupefatto dalla planata ben
centrata. Un adulto potrà invece approfondirne successivamente l’aerodinamica,
o semplicemente godere del pur sempre perfettibile volo planato di Giano.
Dopo aver
raggiunto la stabilità longitudinale tramite il giusto peso della clip sul muso
del tuttala, ogni buon successivo lancio planato richiede un perfezionamento
direzionale. Io solitamente desidero un
volo planato rettilineo, provando preferibilmente al chiuso, in assenza di
vento, ma anche all’aria aperta, ovviamente meglio lanciare controvento.
L’efficienza
aerodinamica ottenibile da Giano è solitamente circa 7, ma i perfezionisti
fortunati possono arrivare oltre 9, certamente un’efficienza di tutto rispetto
per un foglio di cartoncino. Trattandosi di ali di cartoncino flessibile, il
rischio di un colpo di vento o comunque di una virata inopportuna, magari per
un difetto di esecuzione, è ad ogni modo sempre presente.
Nelle
configurazioni MIX con alette simmetricamente posizionate da 10° a 80° in giù
rispetto alla semiala, Giano cambia poco il volo rispetto alle 2 configurazioni
estreme, tuttavia la configurazione migliore mi è apparsa quella con
inclinazione sottosemiala circa 20°-25° per entrambe
le alette. In teoria la configurazione A dovrebbe volare poco più prestante
della MAX, ma con maggior rischio direzionale. Infatti attenzione che la
direzione di planata cambia se una sola aletta è messa o come A o come MAX.
Vedere il capitolo Correzioni di pre volo, a fine
pagina.
Configurazione A
Configurazione MAX
Caratteristiche tecniche costruttive
del modello Giano.
Materiale
ali cartoncino bristol da disegno, lucido o ruvido da entrambi i lati, purché
piano abbastanza rigidamente elastico alle flessotorsioni,
grammatura da 180 a 220 g/m2.
La forma in
pianta delle foto è indicativa e non determinante, potendosi tollerare anche
notevoli variazioni delle caratteristiche, con opportune clips adeguate.
Apertura
alare nella configurazione A = 286 mm, mentre nella configurazione MAX diviene
234 mm, misurando tra le “tips” (punte) delle semiali, escludendo le 2 alette terminali.
Angolo di
convergenza di ogni aletta o derivetta o “pseudowinglet” (le denominazioni variano secondo l’impiego,
ma si tratta sempre delle stesse alette) = circa da 20° a 30°.
Angolo della
freccia media del bordo anteriore circa 30°, mentre del bordo d’uscita circa
16°, quindi freccia geometrica positiva media 23°
Angolo di
inclinazione sottoala di ogni aletta 90° per i MAX,
ottimale 20° - 25° per Giano/MIX, oppure quasi 0° per i modelli tipo A puri.
Corda alla
radice alare 63 mm, mentre corda alle “tips” 35 mm,
tuttavia misurata erroneamente in diagonale: si presuma una corda media
aerodinamica circa < 49 mm, stimata circa 42 mm in configurazione A e circa
47 mm in configurazione MAX.
Allungamento
alare (allungamento = quadrato
dell’apertura/superficie alare totale, = apertura/corda media) della
configurazione A circa 6,8, della configurazione MAX circa 5.
Superficie
alare parziale in configurazione MAX, escluse le 2 alette terminali, 10950 mm2.
Superficie
di ogni aletta terminale circa 525 mm2, quindi superficie alare totale del caso
A circa 12000 mm2. Rapporto superficie totale delle alette/ sup.
ala tot. estesa = 1/11 circa.
Clip
plastica lunghezza 45 mm x 11 mm (però attenzione che esistono in commercio dorsetti di cartoleria di diversi spessori e peso, a parità
di dimensioni in pianta). La clip può determinare il raddrizzamento del diedro
del muso, con relativo svergolamento delle code delle “tips”,
in funzione della piega mediana inferta alle semiali
accoppiate durante il loro taglio per la costruzione e piega poi riaperta quasi
totalmente a 180°: resterà comunque un minimo diedro trasversale residuo e
gradito, se non eccessivo.
Diedro
trasversale o frontale pochissimo positivo, quasi 0, cioè tipica ala di
gabbiano in configurazione MIX con alette circa 20°-25° giù (foto immediatamente
seguente).
In volo il
diedro delle semiali aumenterà leggermente, e pure le
“tips” delle semiali
assumeranno, assieme alle alette, per via della flessibilità della freccia, un
ulteriore svergolamento leggermente negativo, apparentemente nascosto, ma
indispensabile per la stabilità longitudinale, determinata comunque
principalmente dall’inclinazione sottosemiala delle 2
alette terminali e dal peso della clip.
Vista frontale in configurazione
MIX 20°
Si nota
un’anomalia sulla semiala a destra della foto soprastante, per errore di
appoggio del dito indice, che procurerà probabilmente una virata iniziale, non
tanto per la differenza nella simmetria del diedro (infatti per flessione
elastica in volo le 2 semiali in pratica normalmente
si pareggeranno), quanto piuttosto se permarrà in volo lo svergolamento della
semiala in questione, qualora il cartoncino fosse gnucco.
Vista frontale poco da sotto,
configurazione MAX
In questa
configurazione MAX il dito indice non influirebbe nel lancio, tuttavia dalla
vista frontale il lancio mi appare leggermente cabrato, e sarebbe un diverso
errore. Lanciare sempre con leggera pendenza verso il basso ed a moderata
velocità, cioè muovendo la mano solo accompagnando la planata, senza forzarla
troppo, cioè idealmente alla stessa velocità della futura planata.
Per un volo
diritto raccomando sempre la perfetta simmetria prima del lancio.
Eventualmente, sulla base del lancio precedente, modificare o minimamente
l’incidenza solo di una semiala, o anche modificare anche di parecchi gradi
l’inclinazione solo di un’aletta, se si desidera un’opportuna virata od in alternativa
il volo diritto, con correzione della precedente traiettoria, come verrà avanti
trattato, al capitolo Correzioni di pre volo.
Vista laterale in configurazione
MIX 20°, forse la migliore per Giano.
La foto
mostra la corretta direzione di lancio suborizzontale,
per la miglior planata di ogni configurazione.
Per il gioco
del bambino tutto qua, per l’analisi elaborata dell’adulto ecco il seguito.
Analisi di alcuni aspetti teorico-pratici.
La
flessibilità torsionale alare è determinante per la stabilità sia dei tipi A
che MAX, nonché dei tuttala di cartoncino qui denominati Giano, da lanciare
preferibilmente in configurazione MIX 20°. Sebbene in generale si possano
costruire questi tuttala impiegando dalla carta al cartone, consiglio solo
l’uso del cartoncino indicato nelle caratteristiche tecniche costruttive di
Giano. Ogni modello va comunque poi ottimizzato valutandone il comportamento
dopo i primi voli, in base alla rigidità e quindi flessibilità elastica del
cartoncino.
In tutti i
casi occorre verificare e stabilire dapprima la stabilità longitudinale,
principalmente tramite la giusta
lunghezza della clip, che può variare, ma solo entro un campo molto
ristretto di valori. Per esempio, rispetto alla clip proposta lunga 45 mm, si
può tollerare da – 4% = 43 mm (con modello risultante quasi cabrato), fino a +
4% = 47 mm circa (con modello risultante quasi picchiato). Tali escursioni
della lunghezza accettabile per la clip sono veramente difficili da centrare
nei modelli piccoli. In generale forse conviene stare più verso il picchiato
che il cabrato, ma per aumentare l’efficienza di planata occorre andare verso
il limite del volo cabrato. La clip viene ricavata tagliando un dorsetto di plastica di cancelleria, come dettagliatamente
precisato in Configurazione
tuttala, parte prima.
L’ala a freccia positiva è la soluzione
migliore per i tuttala; con il crescere dell’angolo di freccia aumentano la
stabilità longitudinale e trasversale, ma diminuisce l’efficienza aerodinamica:
consiglio restare tra 20° e 30° di angolo di freccia positiva media geometrica
della semiala rastremata, mentre per le 2 alette terminali è possibile aumentare
a piacere la loro freccia e contemporaneamente appuntirle ed arrotondarle, come
più vi aggrada. Si realizzerà così nelle “pseudowinglets”
l’effetto a sciabola della doppia freccia
alare, aumentando pure i bracci di leva delle stabilità. Evitare
tuttavia di fare derivette altissime od in
alternativa evitare di fare “pseudowinglets” troppo
allungate sulla semiala e troppo corte rispetto alla direzione di marcia, e
quindi corte anche misurate sulla perpendicolare alla loro cerniera, misura che
in verticale diviene l’altezza delle derivette.
Indicativamente direi di fare l’altezza delle derivette
poco meno della lunghezza della corda alla “tip”
della semiala.
La deriva
può essere inutile nei tuttala a freccia positiva e la deriva centrale manca
sempre in Giano. La funzione direzionale delle 2 derivette inferiori dei tipi MAX viene
minimizzata nella configurazione Giano MIX 20°, però qui l’ala di gabbiano presenta un diedro inverso delle alette
terminali, anche in considerazione del fatto che nel tronco centrale dell’ala,
con diedro frontale a V semplice, soprattutto tale diedro (ed in parte anche
quello longitudinale) può aumentare leggermente in volo per flessione (e in
parte torsione) elastica delle semiali di cartoncino.
Per la definizione del diedro frontale, o trasversale che dir si voglia, vedere
avanti al capitolo Correzioni di pre volo.
Può capitare
che si manifesti un “dutch roll”
(rollio olandese) quando il diedro trasversale è eccessivo rispetto alla proiezione
laterale delle derivette abbassate, proiezione di
superficie troppo scarsa in coda per agire da deriva, a fronte di un diedro
centrale dell’ala di gabbiano eccessivo. Per le correzioni vedere avanti,
rispetto ai 3 assi di stabilità, pos. 1).
Nel progetto
dei tuttala con ala semirigida, con freccia a sciabola, lenti per il volo
libero, come Giano, ritengo approssimativamente che per ogni grado di freccia
geometrica media si debba diminuire il diedro trasversale di 1/4 di grado,
ponendo il diedro giusto, prima del volo, a circa 10° per semiala ipotizzata
con freccia zero: per esempio con 23° di freccia il diedro trasversale della V
del tronco centrale dell’ala potrebbe essere 4,25° per ogni semiala, cioè per
ogni grado di freccia corrisponde 0,25° di quota parte di tale diedro
trasversale, purché si arrivi ad un diedro minimo stabilito circa 10° senza
freccia, in riferimento sempre alla V del tronco centrale dell’ala di gabbiano.
Lo spartiacque tra i MAX ed i tipi A puri
è stato fissato nell'angolo di convergenza
limite delle alette, rispettivamente chiamate derivette
e pseudowinglets, convergenza limite circa 15°- 30°
per i MAX e da 30° forse anche fino a 60° per gli A, angoli che comunque
normalmente negli A non superano 45° di convergenza della cerniera di ogni pseudowinglet rispetto alla direzione di marcia. Non
confondere la convergenza con l’inclinazione sottoala
delle alette terminali. Per uno studio approfondito rimando a: Configurazione tuttala parte settima,
sebbene tale articolo debba ancora essere rielaborato. Forse Giano/MIX 20°
potrebbe essere la configurazione colà cercata per realizzare un buon tuttala
super MIX-RC di prestazioni più che accettabili.
Per i
modelli MAX la superficie delle derivette deve essere
convenientemente ridotta fino a circa il 25% in meno rispetto alle pseudowinglets dei tipi A puri, in funzione della
resistenza aerodinamica esercitata dalle derivette.
La superficie deportante delle alette dei modelli A del resto non deve essere
troppo grande, per non diminuire l’efficienza complessiva di tali tuttala. La sup. totale delle 2 alette di Giano, che rispetto alla
superficie alare totale determina la stabilità longitudinale e laterale del
tuttala, può essere praticamente individuata approssimativamente secondo le seguenti tabelle sperimentali, valide
in riferimento per gli allungamenti solo per i modelli in configurazione A, e
valide per tutti i tuttala ad ala medesimamente rastremata a freccia positiva,
freccia media ideale compresa tra 20° e 30°, con diedro frontale quasi zero e
con incidenza dello svergolamento effettivo in configurazione A, svergolamento
misurato rispetto alla direzione di marcia, incidenza stimata circa meno di 10°
verso il basso, cioè alette aventi sempre incidenza reale negativa rispetto
alle loro semiali. Stimando che, rispetto alla
direzione del vento relativo alla direzione di marcia, le semiali
portanti abbiano un’incidenza positiva di 6° circa, le alette posizionate come pseudowinglets avranno un’incidenza di circa – 4°, quindi
bassa resistenza aerodinamica (ma offriranno una maggior resistenza posizionate
come derivette verticali; per il seguito vedere
Conclusione della teoria di Giano). Quel che può meravigliare è che variando le
inclinazioni sotto le semiali, e quindi anche i 2
svergolamenti ds./sin., il centraggio longitudinale, con la modifica
simmetrica delle posizioni di entrambe le alette, cambi spesso troppo poco,
mentre perlopiù la variazione delle inclinazioni sotto le semiali
possa essere ben utilizzata alternando o solo l’aletta di ds.
o solo quella di sin., per effettuare notevoli
correzioni solo direzionali, ovviamente pre volo.
Come già
scritto, dipende molto dalla flessibilità torsionale del cartoncino impiegato,
tuttavia la stabilità longitudinale è condizionata entro il ristretto campo di
tollerabilità delle lunghezze della giusta clip. Il centraggio longitudinale
cambia poco, ma comunque cambia spostando insieme entrambe le alette, vedere
avanti, pos. 2) e soprattutto la conclusione
dell’articolo. La stabilità direzionale e la direzionalità possono essere
talora facilmente corrette cambiando l’inclinazione di una sola aletta sotto
una sola semiala, sebbene in alternativa forzare manualmente tutta una semiala
a portare di più, e/o l’altra semiala a portare di meno, sia la via maestra, ma
difficile, per ottenere un risultato direzionale molto più efficace, pur con
maggiore aleatorietà del risultato stesso, che potrebbe anche risultare il
contrario del voluto. Anche per la direzionalità pre
volo vedere avanti, pos. 3) & 3 bis) e
soprattutto la conclusione dell’articolo.
Aumentando l'allungamento e la
freccia positiva alare, le 2 alette terminali devono essere di superficie più
piccole, in proporzione inversa. In tutti i casi l'allungamento delle ali di cartoncino non
deve essere eccessivo (> 7), ma può essere anche maggiore (massimo circa 9)
qualora il cartoncino presenti maggiore elasto-rigidità.
A parità di rastremazione e freccia
positiva dei tuttala Giano, la clip è grossomodo in proporzione invece diretta
all’apertura alare (ed inversa alla corda alla radice alare a pari apertura),
purché si tenga conto della riduzione dei pesi dei modelli. Infatti in particolare la clip dei
Giano è di solito posizionata sul naso della corda alla radice alare.
Ovviamente se il naso fosse prolungato davanti alla corda alla radice, la clip
dovrebbe essere adeguatamente ridotta, ma si rischierebbe di compromettere la
stabilità direzionale, con maggiore momento d’inerzia della clip, pure se più leggera,
più avanzata rispetto al baricentro. Quindi immaginiamo la clip sempre sul naso
di Giano ed immaginiamo per similitudine un rapporto pressocché
costante tra apertura alare e corda massima alla radice, che funge da braccio
li leva per il peso della clip.
Nei tuttala
di cartoncino/carta l'apertura alare può essere realizzata in pratica al
massimo circa 297 mm (per usare un foglio standard, magari poco più di 297 mm
usandolo in diagonale), fino a ridurre l’apertura a 150 mm. Fare aeroplanini
più piccoli richiede un'esecuzione difficilmente precisa ed occorre giocare con
clips troppo corte da gestire. Nell’esempio proposto, di apertura 286 mm, la
corda alla radice è lunga 1/ 4,54 dell’apertura e la clip è lunga 286/ 6,3 = 45
mm circa, non è detto che si rispettino tutti gli stessi rapporti per
aeroplanini più piccoli. Mentre i rapporti geometrici lineari, trattandosi di
tuttala simili di forma, potrebbero essere rispettati (quindi ad es. un’ala di
apertura 150 mm dovrebbe avere una corda alla radice alare lunga 150/4,54 = 33
mm, non dovrebbe avere erroneamente una clip lunga 150/6,3 = 23,8 mm), i pesi
delle superfici alari vanno convenientemente ridotti. Essendo per il cartoncino
i pesi proporzionali alle superfici, forse
sarebbe possibile utilizzare il rapporto
tra il prodotto lunghezze dell’apertura massima x larghezza della corda massima
fratto il prodotto apertura piccola x larghezza della corda piccola, cioè
ad es. per l’ala di apertura 150 mm, la sua clip potrebbe essere lunga 45 mm diviso per il rapporto 286 x 63/150 x
33 (avendo ipotizzato 33 mm la larghezza della corda alla radice dell’ala
piccola), cioè la clip dell’ala piccola potrebbe essere esattamente lunga 45 mm
: 3,63 = 12,4 mm circa. E’ la stessa cosa che ricavare direttamente la
lunghezza della clip piccola calcolando 45 (150/286)² = 12,4 mm circa.
In tal caso occorrerà verificare valori di
clip ben più variabili rispetto a quelli proposti all’inizio di questo
capitolo, direi verificare variazioni di errore da circa -20% fino a +20%, cioè
occorrerà provare diverse clips, lunghe ad es. da 10 fino a 15 mm, fermo
restando il fatto che, una volta individuata la giusta clip, la sua lunghezza
tollerabile potrà variare dal -4% con volo cabrato, al + 4% con volo picchiato,
entro i limiti di una tollerabilità orientativa.
Non esistono
regole precise, ma i risultati pratici su diversi modellini confermano la
validità approssimativa di tali procedure di frazioni della superficie delle
alette rispetto alla superficie totale dell’ala estesa in configurazione A e
calcolo della lunghezza della clip, procedure solo apparentemente in parte
assurde. Nei casi mancanti dalle tabelle delle superfici, progettare per
interpolazione orientativa tra i dati riportati.
Dati
comuni ad alcuni tuttala di cartoncino piccoli o grandi, tutti con angolo di
convergenza di ogni aletta terminale circa 25° |
||||||||||||
Allungamento
rif. pos. A |
5 |
5,85 |
6,84 |
8 |
9,37 |
5 |
5,85 |
6,84 |
8 |
9,37 |
||
Apertura
b [mm] rif. pos. A |
200 |
216 |
233 |
252 |
272 |
238 |
257 |
278 |
300 |
323 |
||
b2 [mm2] |
40000 |
46656 |
54289 |
63504 |
73984 |
56644 |
66049 |
77284 |
90000 |
104329 |
||
Sup. tot. ala
estesa [mm2] |
8000 |
7975 |
7937 |
7938 |
7896 |
11329 |
11290 |
11298 |
11250 |
11134 |
||
Corda
media [mm] |
40 |
37 |
34 |
31,5 |
29 |
47,6 |
43,9 |
40,6 |
37,5 |
34,5 |
||
Tabella
1 (freccia alare positiva 20°) |
||||||||||||
|
|
Modelli
MAX/Giano freccia 20° piccoli |
|
Modelli
MAX/Giano freccia 20° grandi |
||||||||
Rapporto
sup. 1/… |
9,4 |
10 |
11 |
12 |
13 |
9,4 |
10 |
11 |
12 |
13 |
||
Sup. tot. alette
[mm2] |
851 |
797 |
721 |
661 |
607 |
1205 |
1129 |
1027 |
937 |
856 |
||
|
|
Modelli
tipo A, freccia 20° piccoli |
|
Modelli
tipo A, freccia 20° grandi |
||||||||
Rapporto
sup. 1/… |
6,8 |
7,4 |
8 |
8,7 |
9,4 |
6,8 |
7,4 |
8 |
8,7 |
9,4 |
||
Sup. 2 pseudowinglets |
1176 |
1078 |
992 |
912 |
840 |
1666 |
1525 |
1412 |
1293 |
1184 |
||
Tabella
2 (freccia alare positiva 30°) |
||||||||||||
|
|
Modelli
MAX/Giano freccia 30° piccoli |
|
Modelli
MAX/Giano freccia 30° grandi |
||||||||
Rapporto
sup. 1/… |
11 |
12 |
13 |
14 |
15,2 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15,2 |
||
Sup. tot. alette
[mm2] |
727 |
664 |
610 |
567 |
519 |
1030 |
941 |
869 |
803 |
732 |
||
|
|
Modelli
tipo A, freccia 30° piccoli |
|
Modelli
tipo A, freccia 30° grandi |
||||||||
Rapporto
sup. 1/… |
8 |
8,7 |
9,4 |
10 |
11 |
8 |
8,7 |
9,4 |
10 |
11 |
||
Sup. 2 pseudowinglets |
1000 |
916 |
844 |
794 |
718 |
1416 |
1298 |
1202 |
1125 |
1012 |
||
Precisazioni
sulle tabelle. Nella pagina Configurazione tuttala,
parte nona (Ecogiano e Perfezionismi trasversali,
laterali e longitudinali) verrà trattata ampiamente la supremazia o dell’aletta “mobile” (“tip”)
oppure della parte “fissa” interna della semiala recante la “tip” (sottocapitolo 15). I valori delle presenti tabelle
1&2 sono praticamente al limite di confine tra le 2 supremazie possibili,
cioè rappresentano dei valori ipotetici da me rielaborati, che fornirebbero i
migliori risultati di planata libera, però entro larghi margini di
approssimazione. Nei modelli Giano infatti talora circa
i medesimi risultati possono essere ottenuti sia in configurazione MAX che in
configurazione tipo A, sebbene in assoluto sia meglio trovare la
configurazione MIX più adatta. In effetti i modelli Giano si collocano forse
più verso la configurazione MAX, che verso la configurazione A, tuttavia in
tutti i casi la miglior supremazia è di dubbia qualificazione. Ecco perché in tabella sono state
distinte 2 categorie: MAX/Giano e tipo A, categorie ulteriormente sotto
raggruppate anche distinte per l’entità della freccia positiva,
rispettivamente 20° e 30°; i dati sono da interpolare in un’ampia escursione
di accettabilità di casi specifici. I dati progettuali scelti, in base al
tipo di supremazia delle superfici realizzata nel modello in prova, potranno
essere corretti dopo i primi voli anche in base alle tipologie di guida
utilizzate nel volo precedente e dei risultati del medesimo volo. Le tipologie di guida possono essere o a prevalenza delle variazioni
di portanza della parte centrale “fissa” delle semiali
/deportanza alette, oppure a prevalenza di variazioni della resistenza delle
alette terminali, o a guida intermedia, perché non esiste una norma assoluta. Può essere utile leggere la fine della
suddetta parte nona, Perfezionismi trasversali, sottocapitolo 26. La prevalenza delle variazioni di
portanza/deportanza si applica di solito principalmente ai tipi A, mentre la
prevalenza delle guide a resistenza si applica perlopiù principalmente ai
tipi MAX, quindi nei tipi Giano MIX tabulati, o interpolati, si potrà agire
con tipologie di guida intermedia, migliore secondo che il modello in
verifica presenti maggiore attinenza o all’una, od all’altra configurazione
(MAX oppure tipo A) e presenti la supremazia dell’una, o dell’altra
superficie (aletta “tip” di estremità oppure parte
interna “fissa” della semiala recante l’aletta di estremità). Le tabelle
1&2 rappresentano soltanto orientamenti approssimativi per facilitare
subito voli migliori. Nelle tabelle l’aletta “tip” è stata indicata “pseudowinglet”
nei casi A puri o dei tuttala Giano MIX ad essi più riconducibili. |
||||||||||||
Correzioni di pre
volo.
Per il pilotaggio
di Giano intendo la predisposizione manuale al lancio, in modo da desiderare
una certa traiettoria futura: magari si può desiderare una virata contraria al
precedente volo, per planare diritto al lancio successivo.
Il
pilotaggio può avvenire o per variazione di deportanza delle pseudowinglets negli A, o per trasformazione delle
resistenze delle derivette nei MAX, in particolare le
virate possono avvenire per squilibri laterali delle forze agenti sulle alette ds./sin. ottenendo possibili configurazioni MIX asimmetriche, tramite
diverso posizionamento delle alette, in funzione della loro convergenza di
progetto ed inclinazione regolabile sotto le semiali.
Soprattutto un’eventuale differenza delle portanze proprie delle semiali determina un rollio ed il rollio determina pure
un’imbardata inversa, in quanto per asimmetria esiste pure una differenza di
resistenze alari ds./sin., tra la semiala più portante e quella meno, quindi
pure con minor resistenza. Pertanto il muso ruota verso l’ala alzata nel rollio.
Negli aerei convenzionali la presenza della deriva fornisce un’effetto
bandiera di coda, che contrasta tale imbardata inversa (e se il pilota vuol
proseguire diritto, entrando in scivolata d’ala per la diminuita componente
verticale della portanza, deve agire sull’elevatore verso una cabrata; se vuole
entrare in virata coordinata deve pure agire sulla deriva). C’è da chiedersi
come possa avvenire il pilotaggio dei tuttala privi di coda ed alettoni
posteriori, soprattutto nelle maestose planate diritte di Giano, che suscitano
meraviglia. Non si tratta di un semplice equilibrio, perché i tuttala ben fatti
sono intrinsecamente stabili, o possono raggiungere una diversa stabilità dopo
opportune correzioni di pre volo.
Mentre per
la stabilità longitudinale il tuttala sostanzialmente può grossomodo essere
assimilato ad un aereo convenzionale con le 2 alette alari al posto dello
stabilizzatore, per la stabilità trasversale e laterale, in una parola
direzionale, può essere opportuno approfondire lo studio dell’ala di gabbiano
nelle varie configurazioni A, MIX & MAX. Prima però occorre chiarirsi le
idee su quello che ho chiamato diedro
alare o trasversale o frontale, inteso come un artificio per donare
stabilità trasversale in caso di rollio, tramite una controrotazione
automaticamente espressa dalla maggior portanza dell’ala abbassata, a seguito
di una scivolata d’ala.
Una spiegazione del funzionamento di
un diedro a V semplice si trova nel
disegno a latere, ripreso da Wikipedia, pur non riferibile esattamente ai miei
tuttala senza motore tipo Giano, che hanno invece tutti l’ala di gabbiano, cioè
una conformazione frontale quasi ad M, con solo il tronco centrale a leggero V.
Scivolata
d’ala significa sostanzialmente uno sbandamento laterale senza virare,
intendendo cioè uno spostamento laterale su un piano inclinato fino al
verticale; in particolare si dice con ala messa a coltello quando è del tutto
verticale.
Durante il
rollio l’ala a sinistra del disegno diviene più portante di quella a destra
perché è investita da una maggior circolazione laterale di aria, con un angolo
di incidenza o di attacco maggiore, a maggior velocità. Infatti esiste un
flusso d’aria combinato tra il vento relativo della traiettoria e lo
spostamento d’aria laterale nella direzione della scivolata. Il rollio può
essere provocato o intenzionalmente dagli alettoni, o direttamente da un colpo
di vento laterale.
Inoltre c’è
anche da considerare durante la scivolata, ad es. verso la sinistra del
disegno, una forza. Il momento di tale forza di sbandamento rispetto al
baricentro può avere la sua importanza, secondo la posizione reciproca
ala/fusoliera sulla verticale.
Nei miei
tuttala di cartoncino la fusoliera non esiste: ciò non significa che non esiste
la questione, quanto piuttosto significa una maggiore difficoltà a trovare il
giusto diedro alare per tali modelli, in funzione della posizione del
baricentro abbastanza imprecisabile in altezza sulla verticale, con tuttala non
rollato. E’ buona norma tenere il diedro a V del tronco centrale dell’ala in
pratica quasi a zero prima del lancio, lasciando la stabilità trasversale
principalmente all’azione delle 2 alette terminali ad inclinazione sottosemiala, nei modelli Giano.
Infatti
l’efficacia dei diedri si complica nel caso
delle ali di gabbiano, ad es. nei modelli Giano in configurazione quasi A,
con le 2 pseudowinglets allargate quasi orizzontali,
ma comunque sempre deportanti. In questa configurazione definita Giano/MIX 20°
le alette hanno un diedro negativo, o
anedro, avendo le estremità tra di loro
inclinate ognuna 20°-25° sotto le semiali. Siccome
però tali estremità sono sempre deportanti, avviene alle estremità di Giano un
fenomeno stabilizzante analogo al disegno a V semplice capovolto. Precisamente
è quasi come se si operasse con estremità a doppio diedro tradizionale, però
capovolto solo alle estremità, cioè nell’ala di gabbiano, avendo il tronco
centrale a V semplice e le estremità abbassate lavoranti in anedro,
ai fini del raddrizzamento trasversale, è come se si operasse in analogia, ma
in esecuzione contraria, delle estremità rialzate e portanti del doppio diedro,
questo inteso storicamente tradizionale di molti aeromodelli veleggiatori
convenzionali vintage. Anche in alcuni alianti vintage si adottava l’ala di
gabbiano, ma nei moderni alianti convenzionali si preferisce l’ala a V
semplice, avendo escluso il doppio diedro perché è tendenzialmente troppo
stabile. Nei tuttala in genere si può adottare sia il V semplice che l’ala di
gabbiano, ma nel caso dei miei aeroplanini di cartoncino l’ala di gabbiano con
“pseudowinglets” fornisce una stabilità insuperabile.
L’unica
differenza funzionale tra il doppio diedro tradizionale e quello ad ala di
gabbiano con alette negative è che nel diedro tradizionale la scivolata avviene
verso l’ala abbassata, mentre nell’ala di gabbiano dei miei tuttala la
scivolata avviene verso l’ala alzata, cioè verso l’interno del modello, con
tendenza forse alla destabilizzazione talora con maggiore rollio, secondo la
direzione della scivolata e del suo braccio di leva rispetto all’asse
longitudinale di rollio, ma talora con tendenza ad una stabilizzazione che
lascia di stucco gli osservatori, per la perfetta traiettoria diritta di
planata, che più diritto non si potrebbe.
Ricapitolando,
ricordo che Giano si deve pensare centrato con una giusta clip prefissata ed
usato come MIX 20°, cioè in configurazione quasi come A, con incidenza alette
presunta circa 10° di svergolamento anteriore negativo, stimato sulla verticale
della direzione di marcia, per effetto di un’ala di gabbiano con alette
inclinate sotto semiala circa 20°-25°, questi angoli misurati invece in un
piano perpendicolare all’asse delle cerniere delle alette terminali, queste
comunque convergenti anteriormente cad. circa 25° rispetto alla direzione di marcia.
I seguenti
consigli 1), 2), 3) & 3 bis) valgono per tutti i modelli simili ai Giano,
che sono un ottimo compromesso tra la configurazione dei modelli MAX e quella
degli A puri.
Rispetto ai 3 assi di stabilità di
rollio, beccheggio, imbardata:
1) rollio sull’asse longitudinale. Per eliminare un eventuale rollio alternato continuo
occorre quasi eliminare il diedro trasversale (tanto un po' si creerà comunque
in volo, per flessioni semiali, a meno che, per
l’elevata convergenza o per pieghe aggiunte anteriormente, il bordo d’entrata
alare risulti talmente irrobustito da non poter flettere). La configurazione
MAX appare di solito più stabile direzionalmente. La
configurazione MIX presenta ancora sempre l’utile proiezione laterale residua
delle 2 derivette, mentre in ogni caso i modelli A
puri rischiano maggiormente le sbandate laterali occasionali, più dei
precedenti, anche se poi, quando e se gli A si stabilizzano direzionalmente,
viaggiano in teoria meglio longitudinalmente. Mancando di una deriva specifica,
gli A entrano facilmente in scivolata d’ala, ma si stabilizzano per l’effetto
di deportanza delle 2 alette terminali della loro ala di gabbiano.
2) beccheggio attorno all’asse trasversale. In tutti i casi la stabilità longitudinale
si corregge meglio sostituendo la clip.
Senza
sostituire la clip, si può provare a rendere il modello picchiato portando le pseudowinglets, quando molto grandi e convergenti, entrambe
verticali; al contrario per rendere il modello cabrato portare le 2 pseudowinglets quasi orizzontali. La cosa è più probabile
soltanto quando il cartoncino è assai gnucco, anzi in
tal caso si può ottenere quasi un “looping” rovescio abbassando le pseudowinglets. Per approfondimenti vedere avanti la
Conclusione, collegata al reflex nascosto dovuto alla flessibilità del
cartoncino.
Nei tipi A puri la trasformazione in
MAX, abbassando entrambe le pseudowinglets insieme, è
troppo rischiosa; di conseguenza il “looping” rovescio è quasi sicuro anche con
ala flessibile.
Nei tipi A
puri è più facile riscontrare il fenomeno del volo fugoide a passo lunghissimo,
definito forse erroneamente seduta
lunghissima in altra pagina di questo sito.
3) per virare solo rollando, senza
toccare le derivette, è più efficace modificare la
portanza di una sola semiala svergolando plasticamente pochissimo il cartoncino
soltanto del semitronco centrale opportuno, però è
cosa difficile da graduare manualmente senza andare in “overbanking”
(eccessiva inclinazione in virata), inoltre la virata non risulta coordinata, in quanto si torna
in realtà al caso 1). Per ottenere una virata coordinata occorrerebbe eseguire
insieme 3 e 3 bis, operazioni già singolarmente abbastanza aleatorie.
3 bis) mancando la deriva centrale di Giano,
si può ottenere un’imbardata attorno
all’asse verticale tramite le 2 alette laterali, responsabili pure del
rollio, ed impiegabili ora proprio come derivette
alternativamente abbassate, con quella abbassata in funzione di “rudder” ad effetto bandiera, appunto attorno all’asse
verticale di imbardata. Lasciare verticale solo una derivetta
convergente e modificare solo l’inclinazione sottosemiala
dell’altra derivetta, con parziale sua trasformazione
in pseudowinglet, cioè, in riferimento alla medesima
aletta, per girare a destra alzare la pseudowinglet di sinistra, analogamente per girare a
sinistra alzare la pseudowinglet di destra.
Un’imbardata
inversa viene generata dal rollio, ma anche in ogni virata piatta, per differenza di velocità tra l’ala interna ed
esterna alla virata, quindi maggior portanza sull’ala esterna insieme a maggior
resistenza, che determina appunto l’imbardata inversa della virata, mentre la
maggior portanza indurrebbe “l’overbanking”, in
assenza del controllo contemporaneo tramite gli alettoni posteriori degli aerei
convenzionali, o tramite la deportanza dell’aletta alzata come una pseudowinglet in Giano.
Operando
come 3 bis) in teoria si passa dall’azione principalmente di resistenza
picchiante delle 2 derivette convergenti verticali
all’azione principalmente di deportanza cabrante di una sola pseudowinglet, cioè si abbassa la coda dal suo lato. La
semiala con pseudowinglet alzata diventa più
portante, per incidenza rispetto alla direzione di marcia, ottenendo in pratica
come una virata coordinata degli aerei convenzionali, idealmente senza
derapaggio né scivolata d’ala. In pratica Giano perde però sempre un po’ di
quota in virata, più di quando vola diritto in aria calma.
Essendo la
resistenza dell’aletta abbassata verticale, per la sua superficie e convergenza
usuale, preponderante per la direzionalità, la variazione negativa di
resistenza della sola aletta opposta alzata come pseudowinglet
determina l’imbardata con virata dalla parte della derivetta
lasciata abbassata. Tale imbardata determina un rollio indotto, a sua volta
determinante un’imbardata inversa, che sarebbe ad allargare la virata in
aggiunta ad un’altra imbardata inversa ad allargare, per via della differenza
dei raggi di virata; il rollio tuttavia è ben contrastato dalla deportanza
della pseudowinglet opposta alla virata. In
conclusione l’imbardata a stringere la virata è di solito prevalente, per la
maggior resistenza della derivetta ancora abbassata,
ma “l’overbanking” è inibita dalle imbardate inverse
dovute in parte al rollio ed in parte al raggio di curvatura della virata,
mentre l’angolo di rollio potrebbe essere inibito soprattutto anche dalla
flessibilità del cartoncino, tollerante in volo un maggior diedro del tronco
centrale dell’ala a gabbiano.
Casi particolari
La
prevalenza di resistenza di una derivetta abbassata,
e quindi la correzione d’imbardata 3 bis), appare possibile solo negli A poco
convergenti e modificati ed in Giano, ma non nei MAX puri, quelli con scarsa convergenza delle derivette,
inferiore a circa 15° - 20° e quindi scarsa resistenza della singola derivetta abbassata. Nei tipi MAX puri, con derivette troppo piccole, la loro modifica in MIX od in A è
quasi insensibile (anche in funzione della flessibilità del cartoncino), cioè
sollevando quasi orizzontale la derivetta di sinistra
il modello gira poco a destra, oppure sollevando quasi orizzontale la derivetta di destra gira poco a sinistra, inoltre il
modello diviene solo un poco cabrato sollevando entrambe le derivette
(cioè il MAX puro appare spesso meno reattivo dei Giano). Pertanto nei MAX
troppo poco convergenti, per correggere le virate meglio fare come al
precedente punto 3).
All’estremo
contrario progettuale della configurazione MAX, cioè oltre 30° di convergenza
limite dei Giano e relativamente grandi alette quasi totalmente sollevate (caso degli A puri), un’eventuale pseudowinglet trasformata in derivetta
convergente sarebbe invece troppo reattiva come resistenza, più reattiva della
stessa aletta deportante usata come pseudowinglet a
bassa incidenza. Pertanto la stessa procedura di abbassamento di un’aletta per
correzioni di pre volo non può essere applicata negli
A puri, con pseudowinglets relativamente grandi e
troppo convergenti, quindi difficili da trasformare in MIX monoaletta
verticale, plananti senza rischi di
avvitamento, per non dire impossibili da trasformare in MAX, in quanto nel MIX
si otterrebbe subito un avvitamento per eccesso dell’unica superficie
abbassata, od una picchiata in looping rovescio con entrambe le alette
abbassate insieme in configurazione MAX.
Conclusione della teoria di Giano.
Stabilità longitudinale. Se il cartoncino è plasticamente gnucco quasi non flette, mentre se è elastico flette,
quindi in volo le estremità alari si alzano (invero poco, per via della
rigidità del cartoncino) ed insieme si alza e si torce la coda del tuttala,
aumentando il reflex o diedro longitudinale o svergolamento
nascosto, in pratica fornendo una piccola deportanza
ulteriore alle alette terminali, che tenderanno a spingere in basso la coda,
dando un momento cabrante al tuttala, contrastato solamente dal peso della clip
rispetto al baricentro. Per inciso avevo scritto di svergolamento con incidenza
circa – 10° misurata in un piano verticale giacente nella direzione di marcia.
Trattandosi di lastre piane, un reflex di – 10° tra semiala e la sua aletta
terminale può sembrare eccessivo, ma teniamo conto di un braccio di leva molto
corto nei tuttala. Sempre a livello solo di impressioni, in Giano ritengo
l’incidenza al vento relativo di una planata ottimale, vento agente sulla
semiala, circa + 6°, quindi il vento agente sulle alette nella configurazione A
è circa – 4°, con resistenza relativamente bassa, più bassa della resistenza
della stessa aletta posta come derivetta o “rudder” in configurazione del tutto verticale (tipica per
entrambe le alette delle configurazioni MAX).
In un Giano MIX 20° con la giusta clip, cioè ben stabilizzato
longitudinalmente, la planata ottimale può apparire una seduta lunghissima,
quasi in stallo a fine planata (ove può influire anche un effetto suolo),
secondo quel che consente il campo di stabilizzazione longitudinale procurato
dalla giusta clip, o meglio dalla clip montata. Ho scritto che la lunghezza
della clip può variare + o – circa 4% della sua lunghezza media idealmente
migliore, quindi purtroppo il campo utile di centraggio è assai ristretto. A
seconda della clip montata in Giano, eventuali variazioni delle inclinazioni sotto
semiala delle alette terminali possono influire più o meno, modificando lo
svergolamento, a modificare insieme il tipo di planata, tuttavia l’effetto può
essere scarsamente percettibile se la modifica avviene agendo su entrambe le
alette entro il campo di accettabilità della clip, il cui peso fa la parte del
leone. Le variazioni longitudinali di traiettoria per effetto delle
inclinazioni identiche di entrambe le alette sotto le semiali
sono forse più notabili fin poco fuori dai limiti del campo di centraggio con
clip, od anche possono non influire abbastanza dentro e fuori dal campo di
centraggio, ad esempio per modificare le oscillazioni di beccheggio fugoidi di
una cabrata trasformata in seduta lunghissima, oppure, oltre un peso eccessivo
di una clip picchiante, le inclinazioni sottosemiala
delle alette terminali entrambe totalmente abbassate possono far peggiorare
talora una picchiata, ma, rialzando completamente entrambe le alette, talora si
può non riuscire a far risollevare verso la cabrata il modello, in quanto
l’azione del peso eccessivo della clip prevale in tal caso. Ovviamente il
vantaggio di maggior efficienza longitudinale che si potrebbe ottenere dalle
migliori inclinazioni delle alette sotto le semiali
sarà sempre inferiore al vantaggio che si potrebbe ottenere dalla migliore
lunghezza della clip ottimizzata con cura.
Diverso è il discorso inerente la stabilità direzionale, principalmente dipendente dal diedro
trasversale ad ala di gabbiano e dalle simmetrie costruttive. Nei tuttala di
cartoncino è facile che accadano virate occasionali. Tuttavia, con una clip
giusta, si possono riservare le variazioni delle inclinazioni delle alette
soltanto per le possibili correzioni delle virate nel modo 3 bis), anche qui
però meglio soltanto dopo aver dapprima verificato la corretta simmetria delle
portanze delle 2 semiali, allo scopo di ottenere
precipuamente un volo diritto in base allo stato del cartoncino, operando nel
più efficace modo 3), che richiede però più attenzione visiva e più manualità
attuativa, nel corso del pilotaggio manuale pre volo.
Osservare che una clip più leggera abbassa il carico alare ed
offre la stessa efficienza ad una velocità minore, quindi con minor flessioni
delle semiali e minori diedri, comunque intesi. Si
tratta comunque di differenze infinitesime, nel campo di accettabilità indicato
per le lunghezze, e quindi i pesi, delle possibili utili clips.
Sarebbe infine possibile stabilizzare e migliorare comunque
le planate agendo opportunamente di forbice
sulla forma delle semiali ed alette di
cartoncino, ovviamente con riduzione delle loro superfici iniziali, in punti e
con entità di taglio da scegliere oculatamente: la cosa non è facile, ma è
motivo del gioco aeromodellistico.
PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE ULTERIORMENTE L’ARGOMENTO,
ESISTE UN SEGUITO ALLA PAGINA CONFIGURAZIONE
TUTTALA, PARTE NONA = ECOGIANO E PERFEZIONISMI TRASVERSALI,
direzionali e longitudinali.
Relaise della presente pagina settembre
2019. Aggiornamento solo dei seguenti indici aprile 2023. Buoni voli.
Flavio Mattavelli
Home
page del sito: www.pseudospecie.it , che si compone in totale di 53 pagine, raggruppate in 4
Sezioni, accessibili anche dall’Elenco
generale.
Potete rintracciare le singole pagine
collegando le Home pages delle singole Sezioni,
oppure altri links interni a varie pagine già
visitate.
Home page ed indice della Sezione Aeromodellismo (18 pagine).
|
Home page ed indice della Sezione Conchiglie
(24 pagine). ·
Atlante fotografico delle "specie" attuali del Marginella glabella Complex e dei loro ibridi morfologici, aggiornamento
2022. ·
Altri klepton
nel Marginella glabella
Complex? con le frequenze percentuali ed una tabella
fotografica riassuntiva di (quasi) tutto il Complex. ·
Marginella pseudodesjardini
Le Béon, 2012 nuova specie. ·
Universo lumperia, un'anticipazione dell'incerto futuro, a partire
dal 2013. ·
Note su M. irrorata Menke, 1828, varietà pseudoirrorata Mattavelli, febbraio e luglio 2017. ·
Integrazione della pagina Links,
con l’introduzione della nuova "specie" Marginella (kl.?) pseudoglabella Mattavelli,
aprile 2017, "specie" che è stata citata anche nel n° 96 di giugno
2017 della rivista Malacologia Mostra Mondiale - Cupra Marittima, tuttavia
ufficialmente pubblicata nel n° 99 dell’aprile 2018, pag. 29/30. ·
Nuovo sguardo ai mondi di M. glabella
& pseudoglabella, luglio 2017. ·
Descrizione comparativa di Marginella (Kl.?) pseudoglabella
Mattavelli, 2018 nuova “sp.”, articolo definitivo di maggio 2018. ·
Introduzione di Marginella (Kl.?) visayae Mattavelli, 2018
nuova “sp.”. Inoltre
M. lellae
& M. pseudoirrorata
(pure ipotizzabili come “specie”) vengono ritenute “varietà”,
rispettivamente delle specie M. (kl.?) pseudoglabella & M. irrorata. ·
5 confondibili marginelle simil-glabella. Release 18/02/2021. ·
Marginella (kl.?) visayae nuova “sp.” come descritta in MMM n° 113, ottobre 2021 ·
Prima
pagina “sull’albinismo”
delle simil M.
glabella & irrorata, con
ipotesi, solo in Internet, di 2 nuove “specie albine” (M. albida & M. tizianica) ·
Seconda
pagina “sull’albinismo” in generale. ·
Revisione
morfologica di M. glabella, con proposte di mie nuove denominazioni di sue
varietà (es. M. glabella
glabella & M. glabella neoglabella) ·
Un salto nei
retini conchigliari “ghepardici” ·
Marginella sebastiani
nelle sue 5 varietà
principali Articolo di archivio 2005 "La variabilità fatta
specie" comprendente:
Articoli solo in inglese:
|
Home page della Sezione La mia Gorgonzola dopo il 1990. Lunga monografia cittadina: www.pseudospecie.it/bis.htm , integrata da un corto allegato di chiacchere di un conchigliologo (totale 2 pagine). |
Home page ed indice della Sezione Macchine (8 pagine). Panoramica di alcune macchine: www.pseudospecie.it/CavMat.htm
Studio sulla Potenza
necessaria alle giranti dentate per dispersioni. |